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CAPITOLO 9
I giorni trascorrevano tranquilli. Mi stavo lentamente abituando alla mia nuova condizione di castità, anche se mi risultava estremamente difficile gestire le erezioni.
Monica era molto dolce con me e stava pian piano insegnandomi, a modo suo, a focalizzare la mia attenzione sul servire e ricevere la mia soddisfazione da questo. Nella mia mente ormai si faceva sempre piu’ chiaro il mio ruolo e la mia inferiorita’ dettata dalla mia minima dotazione.
Oggi mi ha chiesto di accompagnarla a fare delle compere in un negozietto vicino casa e questo mi rendeva estremamente contento. Trascorrere del tempo con lei era sempre gratificante, anche se si trattava di fare solo da accompagnatore.
Mentre sceglieva delle magliettine estive il mio sguardo cadde su una ragazza che stava vicino a noi. Estremamente carica, vestita con una gonna corta e dei sandali aperti. I miei occhi non riuscivano a staccarsi da quella visione, soprattutto considerando la castita’ prolungata.
Probabilmente i miei sguardi si fecero troppo insistenti perche’ la ragazza se ne accorse e senza mezzi termini disse a Monica che dovrebbe tenere a bada il suo ragazzo (che secondo lei ero io) perche’ le stavo fissando le gambe.
Monica: Alby, come ti permetti di guardare le gambe di questa ragazza? Questo e’ grave, speravo fossimo un po’ piu’ avanti di questo ormai. Scusati immediatamente.
Io: Mi scusi, so di aver sbagliato, la prego di perdonarmi.
Ragazza: Mah, fossi stata io gli avrei dato uno bello schiaffo. Secondo me sei troppo buona con lui.
Monica: e’ un po’ piu’ difficile di cosi’, lui non e’ il mio ragazzo. Se proprio vuoi saperlo e’ un amico e gli sto insegnando a pensare alle ragazze in maniera differente, perche’…. beh, diciamo che non e’ proprio dotato li’ sotto. Ora e’ un po’ di giorni che indossa anche una cintura di castita’ e questo probabilmente gli rende difficile pensare ad altro, almeno finche’ non si abitua.
Ragazza: In che senso scusa? e’ strana questa cosa.
Monica: vedi, Alby aveva una ragazza che lo ha traito e poi lasciato e se lo vedessi li’ sotto capiresti benissimo il perche’. La cintura di castita’ dovrebbe insegnargli a lasciar perdere il suo cosetto, ma serve tempo.
Ragazza: Scusami se te lo dico, ma secondo me, da quello che dici, sei ancora piu’ buona di quello che pensavo. Io al posto tuo lo prenderei proprio a calci nei testicoli a questo Alby.
Monica ridendo: ma lo sai che potrebbe essere una buona idea? lo vorresti fare tu? in fondo e’ a te che guardava.
Ragazza: Lo farei anche subito, ma qui? davanti a tutti?
Monica: No, ma casa nostra e’ qui vicino. Lui abita con me e il mio fidanzato. potresti venire da noi, veramente sono quattro passi. Comunque io sono Monica, piacere.
Ragazza: Io sono Emanuela. Se dici sul serio potrei anche accettare, non mi tiro di certo indietro.
Era veramente assurda la situazione. Una ragazza stava venendo assieme a noi a casa nostra per punirmi, come se questa fosse una cosa normale. Io li seguivo qualche passo indietro mentre Monica ed Emanuela avanti parlavano e ridevano come fossero amiche da sempre.
Giunti a casa Monica mi chiese di spogliarmi per far vedere ad Emanuela la cintura di castità di cui lei era particolarmente curiosa.
Mi spogliai completamente mettendo a nudo il mio corpo. Emanuela rideva e mi ispezionava senza mai toccarmi.
Emanuela: Ma sai che non avevo mai visto una cosa del genere? Però è proprio una grande idea. In fondo perchè mai un minidotato come Alberto dovrebbe potersi toccare il pistolino? Se non può far godere deve imparare anche a non godere neanche lui.
Monica: Sì, è proprio vero e devo dire che Alby sta iniziando a capire ed è anche molto collaborativo. In fondo è per lui che gli sto insegnando questo. Ora Alby facci un caffè mentre io vado a prendere un paio di cose in camera mia.
Nudo mi misi a preparare un caffè per Emanuela e Monica. Monica tornò dopo pochi minuti con in mano un preservativo, delle manette e un paio di stivali.
Emanuela: Che ci devi fare con quelli? non dovevamo prenderlo a calci? mica scoparlo?
Monica: ahahaah, ma no. Ora ti spiego. Le manette le uso a volte col mio fidanzato Claudio, ma credo che saranno utili perchè eviti di coprirsi i genitali mentre lo prendi a calci. Il preservativo è perchè da quando è in castità gocciola sempre dal cosino e non vorrei sporcasse le scarpe. Gli stivali sono per te. Con le scarpe aperte potresti farti male e poi non vorrai mica sfiorare il pisellino di Alby con i tuoi piedi?
Emanuela: Hai ragione, pensi proprio a tutto tu vero? fammi provare gli stivali.
Con la coda degli occhi vedevo Emanuela togliersi i sandali e calzare gli stivali di Monica. Aveva dei piedi davvero sexy, ma stavolta feci attenzione a non farmi notare e guardare solo per un secondo di sfuggita.
Porsi il caffè alle due ragazze e mi misi inginocchio davanti a loro mentre lo sorseggiavano.
Emanuela: È educato bene, stai facendo un buon lavoro. Ti faccio vedere però che a volte le maniere forti anche servono a molto.
Monica: Forse hai ragione. Stavo pensando che potrebbe mettersi inginocchio davanti al tavolino in soggiorno e poggiare il petto sul tavolino. Allargando le gambe avresti a disposizione tutti i suoi genitali per colpirli come meglio credi.
Emanuela: Sì, però va a finire che anche con le manette tenderà a chiudere le gambe.
Monica: Sì, allora mi siederò sulla sua schiena e gli tengo le gambe aperte con le mie.
Incredibile, veramente stavano parlando di come avrebbero fatto a prendermi a calci nei testicoli e tutto questo solo per aver indugiato qualche secondo di troppo sulle splendide gambe di Emanuela.
Monica: Pisellino, direi che è ora di cominciare. Indossa il preservativo sulla cintura di castità e mettiti in posizione come detto. Muoviti e vedi di farti perdonare per la tua maleducazione.
Io: Subito Monica e grazie per rendermi una persona migliore…
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(segue capitolo 5)
Dapprima Melissa mi fece fare dono a Silvia di un altro popcorn, che aveva fatto prima cadere per terra e poi aveva passato tra i suoi piedi.
Successivamente Melissa ci chiese gentilmente un sorso della nostra Pepsi. Ricevuta la bottiglietta mi diede un leggero colpo di gomito, per farmi osservare che ci sputava dentro.
Dopo mi invitò sia a berla che a farla bere alla mia lei.
Un attimo prima dell’intervallo mi disse, sempre all’orecchio:
– “A fine primo tempo io vado al bagno, tu liberati della cagna”
Quando le luci si riaccesero e sullo schermo apparse la scritta “5 minuti di pausa” Melissa si alzò e se ne andò in bagno.
Io rimasi distrutto per un minuto, combattuto se seguirla o no.
Nel frattempo Silvia, entusiasta del film, stava ripetendo con me le battute esilaranti del film-animazione … e tutta questa sua gioia, quel bel sorriso di cui mi ero innamorato tanto tempo fa, mi fecero in un attimo dimenticare Melissa.
Giunsi alla conclusione che era realmente Silvia la ragazza che amavo.
Decisi perciò con coraggio che non avrei dato ulteriore spago a Melissa, e anzi mi presi cura di fare in modo che al suo ritorno ci trovasse appiccicati e intenti a pomiciare.
A ripensarci non so perché lo feci. Credo che rientri nel sentimento umano di voler bene a chi viene trattato male. Lo feci per Silvia non per me.
Io dentro di me sapevo che il mio posto era ai piedi di Melissa, ma avevo già fatto abbastanza a quella povera donna che era la mia ragazza, e colto da un attimo di pietà penso che non volli infierire su di lei più di tanto.
Inutile dire che tutto questo nobile pensiero decadde nel secondo tempo del film.
Melissa ritornò al suo posto e si risedette a secondo tempo iniziato.
Non mi degnò più di attenzioni, quindi feci io il primo passo.
– “Dai Regina, non potevo, lo sai …”
– “Non c’è problema”
Impossibile pensai.
– “Sicura?”
– “Non mi vedrai più, semplice.”
Il vero gelo era questo. Tutto quello che avevo provato prima non era paragonabile. Non potevo allontanarmi da tutto questo.
– “No aspetta, ti prego, non farmi questo … ho solo bisogno di più tempo”
Melissa ci pensò un po’ su e sembrò optare per darmi un’altra possibilità.
Erano passati appena 10 minuti dall’inizio del secondo tempo del film, ma Melissa si rialzò di nuovo per andare ancora in bagno. Quando tornò, poco dopo, mi disse:
– “Vai in bagno, al terzo cesso. Sotto la tazza ho lasciato le mie calze. Sporche e profumate dei miei piedi. Se vuoi continuare questo rapporto ora tu vai là, ti accucci a gattoni, te la ficchi in bocca e torni qua … e non usi le mani, le devi raccogliere con la bocca, chiaro?!”
Dissi a Silvia che sarei andato in bagno, e mi alzai di scatto.
Non pensai a quanto mi aveva detto Melissa, pensai solo che avrei avuto il tempo di pensarci dopo, nel mentre sarei andato al bagno.
Una volta arrivato, mi infilai di soppiatto nel bagno delle donne, terza porta. Mi girai e la chiusi a chiave.
Il silenzio dei corridoi vuoti di un cinema in proiezione cominciava ad assordarmi.
Mi sporsi quel tanto che bastava per notarle … ed erano lì! Sì. Un paio di calze, appoggiate per terra, sotto la tazza, sul freddo pavimento.
Bene, ora ho tutto il tempo per pensare a cosa fare.
Che faccio, lo faccio?
Sapevo che mi sarei sentito stupido se mi fossi messo in ginocchio e avessi strisciato gattoni col muso dietro alla tazza di un cesso pubblico. Ma nessuno avrebbe mai saputo se l’avessi realmente fatto.
Però un altro pensiero mi balenò in mente. Ma perché, mi dissi, perché almeno una volta nella vita non devo seguire quello che sono e lasciare da parte tutti i miei stupidi pensieri di frenaggio che continuamente mi faccio? Bene, se Melissa mi ha chiesto questo, io lo farò.
Caddi a terra in ginocchio.
E subito le ginocchia dei miei pantaloni si bagnarono del freddo e dello sporco che c’era per terra.
Perfetto! pensai, almeno avrò la prova di averlo fatto.
Gettai anche le mani a terra, feci un passo a carponi e allungai il muso.
Il bagno per fortuna non era sporchissimo, ma di sicuro non era pulito. Mi schifai, mi schifai molto. Dell’essere per terra, della tazza contro cui ero costretto a strofinarmi, di tutto insomma … tranne che di loro, delle splendide calze della mia Regina, intrise dell’umore dei suoi piedi.
Arrivai ad averle a pochi centimetri dal viso, potendone vedere da vicino le fattezze e le forme e aspirarne l’odore.
Vi affondai il viso cercando di aspirarne tutto l’odore, non molto forte per verità, ma odore di piedi c’era eccome.
Quindi iniziai un movimento di incanalamento orale.
Avevo iniziato proprio dalla parte del piede che ebbi cura di baciare e leccare leggermente; poi con un movimento ad aspirare portai quella in bocca e mi ritrovai a poter succhiare una parte più esterna.
In breve la paura di rimanere un’ora in sala con delle calze in bocca subito sparì, lasciando spazio alla paura di non riuscire a mettere tutto in bocca quell’indumento così sacro per me.
Era di fatto davvero enorme, impossibile da tenere in bocca.
Provai in tutti i modi, ma non potendo usare le mani, come impartitomi da Regina Melissa, ero costretto ad usare il muro o la tazza come contro spinta con cui interagire.
Con molti sforzi, solo dopo diversi minuti, riuscì ad infilarmi tutto l’indumento in bocca, con notevole difficoltà e diversi conati di vomito.
A quel punto mi rialzai in piedi e fissai quella tazza, che aveva assistito alla mia più grande umiliazione fino a quel momento.
Avevo la bocca piena, facevo fatica a respirare e decisi di rimanere alcuni secondi fermo per ritrovare la necessaria tranquillità.
Quindi, di soppiatto, così com’ero entrato, riuscii e tornai a sedermi accanto alla dolce Silvia, e alla mia Regina Melissa.
– “Come va?”, mi chiese subito Silvia
Ero in imbarazzo totale, non potendo dire alcuna parola, e con la costante paura che lei si accorgesse.
Feci qualche gesto col viso per dire che era tutto ok e Silvia sembrò non accorgersi della mia difficoltà, tornando a fissare il film e a stringermi la mano.
Notai che Melissa stava fissandomi intensamente e con curiosità, così mi girai e la guardai.
Mi fece un cenno col viso come a dire “fammi vedere”.
Dischiusi leggermente le labbra e per quello che intravide le se illuminarono gli occhi e un sorriso enorme le dipinse il dolce viso.
Ero schiavo di tutta quella bellezza, sentivo che avrebbe potuto fare di me ciò che voleva.
Poi Melissa mi si avvicinò lentamente:
– “Ruota la lingua, devi pomiciare con la mia calza … ahah”
Poi continuò:
– “E nel frattempo riprendi il massaggio”
Passai i restanti 40 minuti con in bocca le calze di Melissa, una bocca piena che mi rendeva impossibile ogni movimento e mi metteva la costante paura di non riuscire a respirare bene e di vomitare, con la mano sinistra in mano alla ragazza che ignara continuava ad amarmi, e con la mano destra ad accarezzare un magnifico piede nudo, dolce, delicato e morbido come la più bella pelle che avessi mai toccato.
Il film nel frattempo stava finendo e iniziai ad aver paura per l’accensione delle luci. Cosa dovevo fare con queste calze?
Non potevo rimanere così a luci accese, si sarebbero accorti tutti. Per fortuna Melissa prevenì questi miei pensieri comandando:
– “Togliti la calza dalla bocca e bacia la troia, baciala con passione. Falle sentire il sapore dei miei piedi ahah”
Con la finta di tossire verso il basso, mi tolsi velocemente le calze di bocca, e me le ficcai in tasca.
Un’immensa liberazione delle vie respiratorie mi colse a rilassarmi.
Poi senza pensarci, come una marionetta in mano di Melissa, mi voltai verso Silvia, la presi a me, e cominciai a baciarla con la lingua in profondità.
Non penso che il sapore di piedi si potesse propagare da quelle calze a quel bacio, però la scena doveva realmente apparire molto divertente agli occhi del burattinaio Melissa.
Quando il film finì, e i titoli di coda sbiadirono dietro all’accendersi delle luci di sala, la gente cominciò ad alzarsi in piedi. Noi tutti ci alzammo. Melissa si alzò per prima però e girandosi verso di me chiese ad alta voce:
– “Com’era? Buona?”
– “Cosa?” le fece eco Silvia.
– “Boona bona.. carino” dissi io glissando alla svelta
Un nuovo sorriso enorme comparve nel volto di Melissa, il sorriso di chi sa che sta dominando con perfidia un povero sfigato come il sottoscritto e la sua ancor più povera ragazza.
– “Ma buona cosa ?” continuò Sivlia
– “Ma cosa che?” dissi io seccato, “Il film! Cosa sennò? … il film ”
Silvia abbassò lo sguardo.
Continuavo a mentirle, e il risultato che ottenevo è che lei si sentisse in colpa per la sua inadeguatezza.
Ci portammo tutti fuori dal cinema, ci mettemmo a cerchio per salutarci.
Ora era notte ed era veramente calato il freddo.
Silvia continuava a stringersi a me per riscaldarsi, mentre questa volta era Melissa che con un brivido, raccolta a braccia conserte e tremando disse:
– “Brr.. sento freddo.. mi si freddano i piedini”
Povera Melissa. A quelle parole avrei voluto gettarmi sulle sue decolté nere a farle da calore col mio corpo.
Era colpa mia d’altronde, la ragazza che prima era giunta con le calze ora doveva tornare a casa senza, avendole io in tasca, tutte umidicce e sbavate dalla mia sporca saliva.(continua)
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4. Capitolazione
Anche la successiva settimana passò tra la routine dello studio, e dei miei incontri con gli amici e con Silvia. Melissa in pubblico non lasciava trasparire nulla del nostro Gioco, se non le solite battutine che faceva riferite a sé stessa davanti a tutti. Gli sms invece si intensificarono, e ognuno di essi praticamente iniziava con la parola “Schiavo”. Lei usava il nostro Gioco per descrivere normali momenti di vita universitaria collettiva, tipo:
“Schiavo, la tua Regina ha fame. Senti gli altri e andiamo a pranzo?”
Ma perché no, a volte le piaceva anche farsi servire.
“Schiavo, la tua Regina ti ordina di portarle un caffè”.
Ad ogni modo ogni tanto infilava qualche frecciatina volta a distruggere il mio rapporto con Silvia:
“Schiavo, il bagno fa schifo. Mi porti qualche vestito della tua Silvia adorata che devo pulire per terra? Ahah”
Che stronza, lo sapeva che c’ero rimasto male per la storia della sciarpa. Ciononostante il suo lento imporsi sopra ogni altro mio rapporto doveva passare anche per questo tipo di offese.
Quel venerdì ci fu una morìa di influenza che tenne a casa diversa gente del gruppo, Silvia compresa. Uscimmo a bere qualcosa soltanto in tre, io Melissa e un amico comune, Marco.
La serata prosegui molto divertente, e spinti sicuramente dall’alcool fu una risata continua dall’inizio alla fine. Al momento di ritirarsi Marco sciolse la sua bicicletta e si allontanò da solo, mentre io decisi di riaccompagnare Melissa in macchina.
Non appena soli, incamminandoci verso la macchina Melissa ricominciò il nostro Gioco.
– “Che titolo potremmo dare a Marco?”
– “Non so mia Regina, di sicuro non sarebbe degno di stare alla Sua corte”
– “Nessuno qui è degno, nemmeno tu …”
– “Veramente io sono Schiavo di Corte Indegno di Pulirle gli Stivali con la Lingua” .., “Di Corte” sottolineai
Il vento freddo dell’inverno alle porte riusciva a penetrare nei vestiti fino ad insidiarsi nella pelle, e Melissa non perse occasione per approfittarne per stringersi forte a me.
– “Che freddo … se fosse caldo almeno chiederei alla mia fila di schiavi di sventolarmi con delle palme immense”
– “Sua Maestà vuole che provi a scaldarla con il mio alito?”
– “Vuoi alitarmi in faccia? Ma che sei scemo? Schiavo! Questa insolenza ti costerà 10 frustate”
– “Noo mia Regina, chiedo umilmente perdono”
– “Schiavo, aprimi almeno la portiera muoviti”
Arrivati alla macchina Melissa si fece aprire la portiera e sedette davanti. Guidando verso casa sua continuammo per tutto il tempo il Gioco. Ormai era completamente riversata in esso, e si incazzava quasi se per sbaglio uscivo dal mio ruolo. Semplicemente dovevo parlarle con grazia e rivolgermi sempre a lei con l’appellativo di Regina.
Arrivati sotto casa sua spensi il motore per continuare a chiacchierare un po’:
– “Mi cola il naso … dov’è la sciarpa della tua ragazza? Ahah”
– “Daii! Lo sai che m’ha dato un po’ fastidio l’altra volta” feci finta di essere scocciato.
– “Ma di che ti lamenti! Tu sei il mio schiavetto e devi fare tutto ciò che desidero … giusto?”
E detto questo si girò verso di me accavallando la sua gamba destra sulla mia
– “Giusto Regina” sorrisi
– “E dovrebbe essere un onore per te servirmi, giusto?”
Continuò accarezzandomi con la gamba e la scarpa.
– “Giusto Regina”
Era vestita con dei jeans e ai piedi delle decolté con tacco nere.
– “E sporcare i tuoi panni per pulire le mie scarpe, non è stato un onore?”
Mi fissava con quegli occhioni enormi, pieni di malizia e voglie.
– “Sì mia Regina, è stato un grande onore… il più grande onore che Sua Maestà potesse farmi”
Lo dissi convinto, ma celato dietro al nostro Gioco poteva ancora sembrare una semplice interpretazione dei ruoli
– “Infatti! Ti ho fatto un favore … però ti pare giusto che una Regina come me esca la sera con le calzature sporche?”
– “No mia Regina, Sua Maestà deve essere sempre perfetta e splendente”
Sorrisi, e Melissa, dopo un attimo di riflessione continuò:
– “Dovrei promuovere Marco al ruolo di schiavo lustra scarpe che si deve preoccupare che io esca la sera sempre bellissima e con le scarpe pulite … che ne pensi?”
– “Penso che sarebbe un onore troppo grande per lui, non è degno di pulirvi le scarpe mia Regina”
– “Preferiresti esserlo tu, vero? Vorresti una promozione a schiavo di corte che può pulirmi gli stivali con la lingua, vero?”
Detto questo si tirò indietro con la schiena e raccogliendo le sue gambe le stese su di me con addosso ancora le decolté. Le scarpe avevano la suola sporca, per via del brutto tempo dei giorni precedenti, il fango e la terra andarono così a macchiare i miei jeans.
– “Allora, preferisci pulirmele con la sciarpa di Silvia o con i tuoi pantaloni?”
– “No, la sciarpa di Silvia lasciala stare … ” mi incupii un attimo “e i jeans certo.. ormai me li hai sporcati” sorrisi.
Detto questo Melissa alzo la sua bellissima gamba destra fino al lato del mio viso, portando la scarpa a contatto con la mia guancia.
– “Allora magari vuoi usare la faccia?”
Per un feticista come me quella era la situazione paradisiaca.
La suola era sporca, ma non me ne preoccupai. Sentivo sulla pelle della guancia il freddo della scarpa indossata dalla mia Regina,e avere la visione di Melissa dal punto di vista di un suo piede, cioè la scarpa ad un centimetro, poi il collo del piede con la sua calza, il jeans, e laggiù in fondo, sfocata, tutto il bellissimo corpo di Melissa … tutto questo mi procurò una bella erezione; e lei se ne deve essere accorta per forza, visto che l’altro piede con la scarpa lo teneva ancora nel mio grembo.
Poi nel bel mezzo di questa scena, puntuale come un cazzo di orologio, mi squillò il cellulare. Melissa ritirò velocemente il piede dal mio viso e si tenne il ginocchio raccolto con le mani aspettando che io rispondessi. In quell’istante mi dispiacque di aver perso la mia occasione della vita, ma in fondo nulla era ancora perduto. Mi infilai la mano in tasca, ed estraendo il cellulare lessi.
– “E’ Silvia” dissi debolmente con la mezza convinzione di non rispondere
– “E rispondi !” mi disse lei sorridendo
Ci pensai un attimo su, poi intontito dalla tempesta ormonale, senza rendermi conto che stavo per fare una possibile cazzata, dissi:
– “Ok, non fiatare però” e risposi al telefono.
– “Ehi amore! ” … “Tutto ok”… “Sono in macchina, sono appena arrivato sotto casa, ho parcheggiato”
Mi facevo già schifo mentre le mentivo, e come un inutile chirurgo cercavo di dire sempre e solo frasi che prese nel loro senso assoluto non fossero una menzogna. Silvia mi tirò un attimo a parlare di cosa fosse successo durante la serata, ma visto che tagliavo adducendo motivi di stanchezza si prese la libertà di raccontarmi un film che s’era messa a vedere alla tv. Era il suo modo carino di starmi vicino quel venerdì sera prima di andare a letto, il venerdì sera che di norma ci vedeva uniti fisicamente.
Passò qualche minuto di telefonata, con Silvia che aveva iniziato a parlare a ripetizione intervallata da qualche mio “Ah!”, “Noo?”.. “Sì!” quando Melissa, annoiata dalla situazione, rilasciò la gamba che aveva tenuto a sé per tutto il tempo e tornò a stenderla su di me.
L’alzò di nuovo, riportandomela al viso.
Io continuavo a dire meccanicamente “Sì”.. “Noo” al telefono mentre fissavo pieno di voglie gli occhi di Melissa.
Lei dal canto suo iniziò, in silenzio, quello che aveva annunciato prima che squillasse il telefono: cominciò a pulirsi la scarpa sulla mia faccia.
Strusciò dapprima la punta sulla mia fronte, mentre io immobile spingevo per farle da contro spinta; poi ruotò il piedino in modo da ripulirsi tutto il bordo esterno sul contorno del mio viso. Sul volto di Melissa iniziò a stamparsi un sorriso enorme, delle risate che trattenne per onorare il silenzio, ma continuò per vedere fin dove si poteva spingere.
D’un tratto ritrasse ancora una volta il piede e mimò lentamente con le labbra come a parlare senza voce:
– “T i r a f u o r i l a l i n g u a . . .”
Eseguii meccanicamente, mentre ancora con la mano mi tenevo all’orecchio la voce di Silvia che era arrivata a raccontarmi metà film.
Di nuovo, lentamente, Melissa riportò la sua decolté in pieno volto e dolcemente appoggiò la suola della punta sulla mia lingua. I suoi occhi erano stralunati e pieni di energia, forse neppure lei credeva che sarebbe potuta arrivare a tanto, eppure era là. Un uomo le stava ripulendo le scarpe dal fango con la lingua … un suo schiavo per gioco, e per piacere a quanto pare.
Mosse incautamente la scarpa su e giù per strofinarne ogni centimetro sulla mia lingua, che ad ogni passata diveniva più sporca. Poi, d’un tratto, senza accorgermene, incalzato da Silvia, mi venne l’istinto di dire “sì”. Il problema fu che con la lingua di fuori, e una scarpa su di essa, uscì solamente un mugolio:
– “Shhiuuiì”
Accortomi subito della cazzata feci uno scatto che mi tirò su sull’attenti e allontanai da me le due gambe di Melissa. Silvia non si accorse di nulla, mentre Melissa divertita come non mai si raccolse a sé e cominciò a ridere in silenzio.
Non riuscendo a tagliare corto con Silvia, ormai partita per la tangenziale, convinta di farmi un piacere per stare un po’ insieme, il tempo scorse noioso per l’altra mia ospite, che infine, stanca della situazione, ma con ancora un enorme sorriso sul volto, mi salutò senza fare rumore e uscì dalla macchina risalendo in casa.
Quella sera finì così.
La mia prima esperienza fetish la vissi in un fugace momento di doppia umiliazione: per me che mi ritrovai a leccare la suola di una scarpa sporca, e per la mia ragazza che allegra assisteva inconsapevole all’avvenimento.
Una volta chiuso con Silvia riaccesi l’auto e nel viaggio di ritorno a casa ebbi modo di martoriarmi di pensieri: Melissa era naturalmente superiore a Silvia; era più bella, piu sexy, piu stronza … e poi aveva fatto quello che nessun’altra ragazza aveva fatto prima; aveva fatto presa sulla mia anima feticista. Era evidente che avrei dovuto scegliere di portare avanti una sola delle due storie, e nonostante i diversi anni passati insieme, non riuscivo a vedere Silvia come la ragazza che sarebbe uscita vincitrice dal duello.(continua)
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3. Progressioni
Melissa fino ad allora si era sempre limitata a giocare con me quando eravamo in privato, mai in pubblico.
Tuttavia la frequenza con la quale giocavamo in privato era ormai passata al 100%. Sistematicamente, un attimo dopo che l’ultima persona di compagnia ci lasciava esordiva col suo “Allora schiavo.”, “Dunque schiavo”, “Bene bene schiavo”, o cose così.
Più di una volta mi metteva addosso la paura che qualcuno potesse sentire. La cosa rimaneva sempre sulla demarcazione dei ruoli, io schiavo e lei Regina, e ogni volta che le rivolgevo la parola doveva essere con grande riverenza.
Una sera che Silvia era impegnata e non era uscita, la riaccompagnai da solo a casa passeggiando con lei per un’ora intera a chiamarla Regina, Maestà, e a prostrarmi verbalmente ad ogni cosa che diceva.
Melissa era evidentemente contenta della situazione e non perdeva occasione per testare ogni giorno fin dove si sarebbe potuta spingere. Io, dal mio canto, ero felice forse più di lei, nel vedere che il mio spirito feticista forse, per una volta nella vita, avrebbe avuto sbocco in un’esperienza reale, così tutto quello che facevo era assecondarla.
Un sabato pomeriggio di quel novembre ero a casa di Silvia, stavamo facendo l’amore sul suo lettone quando mi arriva un sms sul cellulare.
– “Mmm ma perché non lo spegni?” mi disse Silvia disturbata dal suono.
Silvia era veramente un’ottima ragazza, ma il suo rapporto col sesso non era chiaro e limpido. Bastava un nonnulla per agitarla, e se si agitava non le andava più di scopare, diceva che senza tranquillità non poteva godersi il momento.
Dopo lo squillo del cellulare provai con qualche frase dolce a farla riconcentrare sull’amplesso; un po’ titubante fece finta di niente e ripartimmo ad amarci. Cinque secondi dopo ricevetti però uno squillo. Era il tipico modo di fare di Melissa, che prima ti mandava un sms e poi ti faceva uno squillo per assicurarsi che lo leggessi.
Ok, era fatta. Addio scopata pensai; con Silvia che si fermò e iniziò a squadrarmi col suo sguardo seccato.
– “Vediamo chi è, dunque …”
Mi alzai, presi il cellulare in mano, e lessi:
“Schiavo, stasera vengo anch’io. La tua Regina ti ordina di venirmi a prendere alle 11 che sono senza passaggio”
Impossibile descrivere a parole l’enorme fiume di sentimenti che mi travolse.
Nell’ordine: che bello la mia Regina mi ha chiamato; cazzo addio scopata; è destino che la mia Regina decida quando io e Silvia possiamo godere insieme; ma è pazza questa a scrivermi così di pomeriggio? se avesse preso il cellulare Silvia al posto mio?; questa sera mi sente; questa sera obbedirò alla mia Regina-
Mi riportò sulla terra Silvia con il suo scocciato: “Chi è?”
Vita facile per me: “Melissa. Dice che c’è anche lei stasera, mi chiede di passarla a prendere”.
Sarà che le donne lo avvertono subito se c’è da tirare fuori gli artigli e difendere il proprio uomo dalla concorrenza, e forse perfino a livello inconscio; fatto sta che Silvia iniziò una sorta di crociata contro la povera Melissa. Lì per lì non capii se fosse nel torto o nel giusto, ma mi sentii obbligato a difendere Mel.
– “Ma che palle… ma che vuole? Ma non può farsi portare dal suo ragazzo?”
– “Luca? Guarda che si sono lasciati un mese fa”
– “E allora? potrebbe anche venire a piedi … ma perché ti deve rompere di continuo”
Mi sorprese che Silvia non sapesse che Melissa e Luca non stavano più insieme; ora mi era più chiaro che il loro rapporto si fosse incrinato, da molto amiche a poco più che conoscenti. E sapere che ero la causa di questa separazione aggiunse altra confusione a quella già provata pochi secondi prima. Inutile dire che la somma di tutta questa confusione era che mi sentivo una merda con Silvia.La sera, verso le 22.45 abbandonai il gruppo nel pub in cui eravamo e mi diressi da solo in macchina per andare a prendere Melissa. Guidavo, come al solito, in modo molto sprintoso, e giunto sotto casa di Mel mi accorsi troppo tardi che lei era già a bordo strada ad aspettarmi. Parlava al cellulare con qualcuno. Inchiodai appena la vidi, ma ciononostante arrivai lungo con la macchina e mi fermai con la portiera di dietro davanti a lei.
Mel esitò un attimo a salire, guardandomi storto per il modo spericolato con cui ero giunto, poi aprì la portiera posteriore, salì, la richiuse, e continuò la sua chiacchierata al telefono.
– “Ma scusa,” balbettai io guardandola dallo specchietto “non sali davanti?”
Staccò il cellulare dall’orecchio e apostrofò: “Vai schiavo! Vai!”.
Ripartii col gelo nel sangue. Era il primo “schiavo” detto non in privato … c’era qualcuno dall’altra parte del cellulare .. insomma … così è pesante cavolo … e poi questa cosa del guidare avanti da solo come un servitore …
A metà tragitto salutò e chiuse la telefonata.
– “Ma chi era?” chiesi
– “Schiavo, ti sei accorto che quando sei arrivato frenando hai schizzato la pozzanghera sui miei stivali?”
Per la prima volta ebbi un’erezione provocata da quel gioco che portavamo avanti da più di un mese. Era tutto, l’insieme di cose: anzi, avrei potuto anche gestire il fatto che era vestita molto sexy con mini e stivali; potevo gestire anche che ormai mi apostrofava ‘schiavo’ con una naturalezza imbarazzante, e anche che si era seduta dietro come una Regina che va servita … ma se cominciava a trattarmi da schiavo cattivo che le ha sporcato con negligenza gli stivali con sudicia acqua di pozzanghera … bè questo non riuscii a gestirlo, e il mio corpo si comportò di conseguenza.
Lei incalzò:
– “Come pensi di rimediare?”
– “Eh scusa … ”
– “Scusa un cazzo!”
Non era incazzata, ma un po’ scocciata sì. Avevo rovinato la sua mise perfetta.
“Hai un fazzoletto, qualcosa?”
– “Mhh … no”
Poi, mentre continuavo a guidare, notò la sciarpa di Silvia sul posto davanti.
– “Di chi è quella sciarpa?”
– “Di Silvia”
– “Passamela”
No questo era troppo, non poteva usarla per pulire i suoi stivali; approfittai con la speranza di prendere due piccioni.
– “No dai, piuttosto te li pulisco io con la lingua mia Regina”
Il Gioco era una cosa fantastica, potevo dire ciò che pensavo con l’alibi di nascondermi dietro allo scherzo se le cose fossero andate male per la mia dignità
– “Schiavo, tu non sei degno di pulirmi gli stivali!”
In quell’istante rimasi convinto che non passò neanche per scherzo l’idea a Mel di farmi pulire i suoi stivali con la lingua … non so. Fatto sta che si allungò sul sedile e si prese da sola la sciarpa. Poi, mentre sentivo che strofinava, continuò:
– “Dopo che me li hai sporcati poi … figurati se sei capace di ripulirmeli!”
Altri secondi di silenzio contrastati da quel strush-strush della sciarpa della mia ragazza, Silvia, che andava a ripulire macchie di fango.
– “Anzi, sei appena stato declassato a schiavo di corte indegno di pulirmi gli stivali con la lingua” e rise
– “Grazie Regina”
– “Prego schiavo”
E rigettò arricciata la sciarpa davanti da dove l’aveva presa.
Rimasi come un ebete senza dire nient’altro; sentivo che il mio bisogno di voler giocare e scherzare con Melissa, e tutta la questione dell’esperienza fetish stava distruggendo il mio ottimo rapporto con Silvia. E più che altro sentivo che stavo facendo male a lei, a Silvia, molto più di quanto non meritava.
Ma il peggio fu il viaggio di ritorno.
Finita la serata Mel si fece accompagnare da un amico, mentre io mi ritirai con Silvia da solo. Appena salita in macchina Silvia raccolse la sciarpa e se la mise al collo con naturalezza.
Sentii un buco enorme nello stomaco; la guardai prima di mettere in moto. Silvia si girò verso di me e sorrise.
Pochi centimetri sotto il suo innocente sorriso, la sciarpa mostrava una vistosa macchia di fango con briciole di terra.
Tolsi subito lo sguardo e non riuscii a guardarla di nuovo in viso.
Guidai veloce a casa evitando di rispondere alle domande di Silvia, che da brava ragazza aveva intuito che c’era qualcosa che non andava. Per fortuna non si era accorta della sua sciarpa.(continua)
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2. L’Università
Ricominciò l’università e fin da subito i corsi d’ottobre richiesero un impegno pomeridiano di studio. Ci organizzavamo per studiare insieme, io, Melissa, Silvia e gli altri amici. A volte capitava però che ci si ritrovava anche da soli.
Ricordo la prima occasione che mi vide passare un po’ di tempo da solo con Melissa, e come già sospettavo, lei non avrebbe perso tempo per continuare a marcare il mio ruolo di sudditanza e a screditare, se pur per gioco, il mio rapporto con Silvia.
Arrivato a casa sua la trovai seduta in cucina, con qualche libro sparso sul tavolo, intenta a mangiarsi uno yogurt. Vestiva una comoda tutina da casa rosa, calzettoni di spugna bianca ai piedi, che teneva raccolti sulla sedia. Non sexy, ma pur sempre bellissima. Appena io arrivai, senza neanche salutarmi, esordì:
– “La tua ragazza è una stronza”
– “Perché?”
– “Eh … ieri sera ci eravamo dati appuntamento davanti al teatro … mi ha fatto aspettare due ore”
Mentre col cucchiaio raccoglieva lo yogurt dal vasetto parlava distratta, non dando peso alle parole.
– “Ah sì, eh bè, ma ha avuto problemi con la macchina ieri, non ripartiva”
– “E quindi? è giusto secondo te che una Regina come me aspetti due ore?”
Aveva di nuovo ritirato fuori lei il Gioco della regina, e io presi la palla al balzo entrando subito nel personaggio:
– “Cosa !? Due ore? Come si è permessa … Sarà punita dalle guardie!”
– “Bravo” disse svogliata finendo il suo yogurt “Ti nomino capo delle guardie, pensaci tu”
– “Come desidera, Sua Maestà”
– “Cosa le farai?”
– “100 scudisciate sulla schiena”
– “E cosa le dirai”, ora un po’ più divertita.
– “Che ha offeso l’onore di Sua Maestà e deve essere punita”
– “Punita per l’errore, giusto … poi però dovrà richiedere il perdono, no?”
Ora seguivo io distrattamente, e mentre ero intento a tirare fuori i libri dallo zaino risposi con sufficienza:
– “Certo Regina”
– “Dovrà strisciare ai miei piedi e chiedere perdono … dovrà baciarmi le scarpe”
– “Come Sua Maestà desidera” assecondai posando un libro sul tavolo.
Melissa invece mi fissava senza staccarmi gli occhi di dosso per vedere la mia reazione e incalzò:
– “E dovrai occuparti tu di questo. Dovrai fare in modo che la tua ragazza si inginocchi e mi baci le scarpe, ok?”
Incrociai il suo sguardo.
Un sorriso enorme le si stampo in volto.
Dio com’era bella, avrei voluto per un istante realizzare quel gioco, avrei voluto essere il suo vero schiavo … e vedere Silvia, e qualunque altra ragazza, e il mondo intero, inchinarsi e baciarle le scarpe. La bellezza del suo sorriso solo questo meritava.
– “Va bene, ci penso io” tagliai corto.
– “Bravo schiavo”
– “Grazie Regina”
Come al solito il gioco finiva con questo epilogo, era una cosa automatica.
Io dovevo marcare il mio essere sottomesso con la parola Regina e lei marcava la sua posizione privilegiata con la parola schiavo.
Era così, almeno nei giochi, e di lì a presto nei sogni almeno nei miei, che noi vivevamo già il nostro rapporto di sottomissione.
Dopo quel giorno Melissa fece un passo avanti ed iniziò a continuare il nostro gioco quando mi scriveva sms.
La prima volta che lessi un suo messaggio fu una sera mentre si stava tutti in centro città, con gli amici, ad aspettarla. Lei era un po’ in ritardo quando mi squillò il cellulare:
“Schiavo, la tua Regina si è fermata in Corso Italia a chiacchierare con altra plebe. Andate avanti e mandami un sms con scritto dove siete”
Sgranai gli occhi e il cuore mi impazzì in un attimo.
Lo so, non era niente di che, e nessuno oltre a me avrebbe letto il contenuto del messaggio, ma la sola idea che Melissa si fosse presa questa libertà mi gettò in confusione. Ricordo che cancellai subito il messaggio (non si sa mai) e con un sorriso ebete dissi al gruppo che Melissa si sarebbe attardata.
Non so Silvia come prese la cosa. Ripensandoci era la prima volta che Melissa rompeva la catena di contatto diretta con Silvia passando per me.
Io dal mio canto realizzavo che stavo iniziando a mettere il piede in due scarpe ma mi comportai esattamente come farebbe ogni ragazzo nella mia posizione: fa finta di niente e tira avanti, quel che deve accadere accadrà.(continua)
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7
Gianluca esordì così:
“Sai che penso Dany?”
“Che cosa?”
“Che Ely la vedrei molto bene ora come cameriera”
“Tipo?”
“Beh, in piedi a servirci l’amaro come si deve! Non credi? Sempre che tu non sia geloso!”
D’istinto risposi: “No, no, tranquillo, non c’è niente di male”
“Sicuro? Se è così allora tu subito alzati e versa da bere a me e al mio ospite!”
Ely si alzò subito con lo sguardo fucsia, ma visibilmente eccitato e rispose un: “Va bene, Signore”
I suoi tacchi risuonavano nella stanza in pieno silenzio. Si piego oscenamente a 90 prima verso di lui, mostrando a me il suo culetto, e poi verso di me, facendomi l’occhiolino con una sorta di smorfia di eccitazione e di complicità. Potevo vedere come Gianluca si gustasse quella vista.
A quel punto Gianluca le rifece un cenno, del tipo di quello che si fa ai cani per risedersi al suo fianco e lei subito eseguì.
Così notai anche i bicchieri: il mio era pienissimo, colmo fino all’orlo, mentre il suo non era neanche a metà.
Iniziai a bere tranquillamente, nel mentre invece Gianluca molto spesso lasciava il bicchiere a Ely, che lo teneva a comando e lo riconsegnava quando lui le faceva cenno.
Quando finii il mio bicchiere Gianluca rifece cenno a Ely che prontamente e come prima mi riempii di nuovo il bicchiere.
I discorsi erano sempre maliziosi, variavano dalla bellezza delle ragazze a quello che potevano volere.
Purtroppo io non mi ricordo bene i discorsi, ma si finii a parlare di come una ragazza stesse bene in intimo ma anche senza, e così chiacchierando Gianluca mi chiese un parere: risposi assecondando, ma vedendo che io ormai non capivo più nulla aggiunse che bisognava però vedere se fosse vero, io annuii, al che lui tirò fuori dalla tasca un perizoma rosso e lo mise sul tavolo.
Io divenni subito rosso. Ely invece era eccitata e Gianluca con una smorfia come di vittoria, a quel punto disse:
“Bisognerebbe unire i pezzi o no? Ely! Vai a togliere il reggiseno che vediamo se è uguale”
Lei si diresse in cucina e tornò con il reggiseno in mano, passo sensuale e splendida come non l’avevo mai vista.
Risuonava soltanto il rumore dei suoi tacchi che si avvicinavano al tavolino. Il suo sguardo passò prima su di me in miniera fuggente e poi, diretto, su di lui. Come d’intesa tra loro, lui fece un cenno e lei arrivò subito a riempirmi il bicchiere.
Poi Ely si rimise al suo posto suo, con le mani di lui che ripresero ad accarezzarla lungo le cosce e le spalle. Era evidente che ormai non beveva più, il silenzio della stanza era quasi imbarazzante, tanto che accese la tv per mettere un po’ di musica.
Stavamo continuando a parlare, non mi ricordo neanche più di cosa, ma l’argomento era il sesso. Lei aveva la pelle d’oca e s’intravvedevano i capezzoli durissimi. Anch’io ero eccitato e non potevo nasconderlo se non accavallando le gambe, ma era una mossa più che scontata.
A un certo punto lui le fece un cenno per rifornirmi da bere e lei si alzò, si avvicinò con la bottiglia, riempì il mio bicchiere e appoggiando la bottiglia si rigirò verso di me, si piegò a 90 e iniziò a baciarmi con lussuria.
Io ricambiavo il bacio, ma non potevo toccarla per niente perché avevo il bicchiere colmo in mano, mentre lei mi mise le mani fra le gambe invitandole a discavallarle: io le allargai e Ely iniziò ad accarezzarmi il pacco per poi sbottonarmi i pantaloni.
La punta spuntò subito fuori dai boxer che lei, facilitandola io con qualche piccolo movimento, mi fece scendere completamente, sia boxer e sia i pantaloni, e scendendo più giù iniziò a prenderlo in bocca.
A quel punto pero vidi il volto di Gianluca che fissava la scena e notai anche in lui l’erezione nei pantaloni. Lui mi guardò e disse:
“Molto calda la cameriera! Non è che disturbo?”
Io, preso dall’alcool e da quello che stavo subendo dalla bocca di Ely: “No tranquillo, e poi siamo a casa tua …”
“Beh, hai ragione, siamo comunque nel mio salone … ora rilassati tranquillo, non badate a me …”
“Grazie, molto gentile…” e così dicendo mi bevvi metà di quel bicchiere in maniera molto naturale, con l’ultima mia vista di Ely che lo faceva sparire a ritmo di su e giù interamente nella sua bocca. Chiusi gli occhi e reclinai la testa all’indietro, appoggiata nel divano per godermi interamente quel momento.
A un certo punto, passati un paio di minuti, la sentii muoversi ma non ci feci caso, fino a quando sentii che era quasi affannata.
A quel punto aprii gli occhi e vidi lei messa di nuovo in piedi a 90 gradi, il vestito portato su fino alla vita, e Gianluca che la accarezzava tra le gambe.
Io d’istinto mi gelai il sangue a quella vista e lo guardai con occhi interrogativi, ma lui mi disse con voce sicura e rassicurante:
“Tranquillo, volevi goderti solo tu il momento? Non le sto facendo nulla di male anzi … Guarda come le piace essere accarezzata così, si è messa pure in posizione per essere massaggiata meglio … tu rilassati e goditi quel favoloso pompino che ti sta facendo, d’altronde se non avesse voluto si sarebbe spostata e poi non finivate nel mio divano, di fronte a me, a fare certe cose, … dai rilassati…”
Lei nel mentre succhiava e mi guardava con degli occhioni da porca. Io non potei fare altro che annuire e mi rimisi nella posizione di prima.
Non ci volle tantissimo, anzi alcool ed eccitazione mi aiutarono a arrivare al punto di avere l’orgasmo. Quando stavo per venire aprii gli occhi e vidi lui che se la stava scopando e lei succhiando vide che stavo venendo e a quel punto tolse la bocca e iniziò a segarmi e con l’altra mano prese uno scottex che era improvvisamente comparso di fianco a me.
Venni copiosamente e lei cercò di bloccare il tutto con lo scottex, ma le riuscì molto male, perché dietro aveva Gianluca che si muoveva dentro di lei senza sosta. Allora mi diede un bacio con la lingua e mi lasciò con lo scottex in mano, come per dire “pensaci tu”.
Lei si spostò da me appoggiandosi al tavolino, mentre Gianluca continuava a scoparla. Io mi pulii ma lo avevo di nuovo duro a quella vista.
Ely ormai aveva anche la parte di sopra del vestito raggomitolata in vita e i suoi seni sodi si muovevano a ritmo.
A quel punto iniziai a segarmi guardandoli e Gianluca, sicuramente preso dall’eccitazione mentre si muoveva dentro Ely, disse;
“Ma guarda che bravo, sbaglio o ti piace molto la tua donna eh?2
“Sì …è splendida …”
“E dillo, su …è ancora più splendida così, scopata per bene da me; ti piace vedo, non puoi negarlo…”
Io, alquanto imbarazzato ma ancor più eccitato, non potevo mentire: “Sì, è eccitante …”
“Beh allora mi dai carta bianca per divertirmi con lei senza che rompi le scatole?”
“Se lei è d’accordo non posso oppormi …”
“Ely, hai sentito il tuo ragazzo? Sei d’accordo che ti faccia quello che voglio? Lui se lo sta già segando di brutto all’idea…”
Ely, praticamente in trance mentre era scopata da dietro: “Sììììì, ti prego, fammi ciò che vuoi!!”!
“Mmmmm brava … allora sarai la mia cagnetta. Dai ora supplicami di scoparti …”
Così dicendo Gianluca si sfilò da lei e fece dei passi indietro. Potei notare quanto fosse fornito, mentre io avevo un uccello standard, il suo era sì più lungo, ma soprattutto molto più grosso.
Lei rimase un paio di secondi così immobile per prendere fiato, e poi si girò e disse;
“Ti prego scopami! Sto morendo dalla voglia!”
“Mmmm, lo vedo, sei una bella cagna, lo vuoi vero?” disse Gianluca a Ely indicandosi il cazzo.
“Sì!!!!”
“Allora dai, concesso, avvicinati ma a 4 zampe …”
Lei senza farselo ripetere si mise subito a 4 zampe e si avvicinò a lui in maniera molto sensuale fissandogli l’uccello come ipnotizzata. E una volta di fronte lui, senza un cenno fu afferrata per i capelli e guidata al suo uccello e puntata alla bocca, che Ely prontamente spalancò da vera troia in calore e iniziò a succhiarlo.
Gianluca, piano piano e guidandola per i capelli, iniziò letteralmente a scoparle la bocca.
“Sai che ti dico Dany? Questa cagna succhia veramente bene!”
“Lo so …”
“Visto che hai detto che se lei è d’accordo per certe cose allora tu non puoi dire nulla se mi viene un’idea molto perversa …”
Io, quasi arrivato a un nuovo orgasmo e con voce tremolante dall’eccitazione: “Sì, non posso dire nulla …”
“Bravo, allora sai che ti dico? Che se lei ora si berrà tutto senza perdere neanche una goccia, avrà come premio quello di essere la mia cagna personale fino a quando mi andrà, quindi cagnetta ora vedi di guadagnarti per bene il tuo premio …”
Lei non poteva rispondere, aveva il suo cazzo che si muoveva ormai in lungo fino alla gola fino a farla quasi soffocare. Io non resistetti e ebbi di nuovo un orgasmo mentre lui, ridendo, mi osservava, mollando la testa di lei e mettendosi sul divano di fronte al mio nella stessa posizione mia a occhi chiusi. Fu seguito da lei sempre a 4 zampe, che rimase in ginocchio di fronte a lui e iniziò a dedicarsi al suo uccello senza l’aiuto/costrizione di lui, che la lasciava fare, come fosse un esame.
Lei si stava dedicando per bene a quell’uccello, tanto che dopo un po’ vidi Gianluca cambiare espressione: era inequivocabile, stava per venire. Ely allora aumentò il ritmo facendolo scomparire in bocca fino in fondo, e a un certo punto ecco il fatidico momento: lui iniziò a venire gemendo come un matto: lei era di spalle alla mia vista, ma era chiaro che fosse intenta a bere tutto.
Infatti sentii lui fargli i complimenti accarezzandola e dicendole cose tipo “Dai brava / si vede che vuoi essere lamia brava cagnetta / puliscilo per bene”
Dopo Gianluca si rivolse a me.
“E’ chiaro che io devo far felice Ely ora, quindi tu prendi e vai tranquillo, intanto lei può stare la notte qua da me”
Io rimasi come imbambolato e guardai Ely, che mi si avvicinò con un volto ornai perso e infuocato, dato che era l’unica a non essere venuta e mi disse dandomi un bacio sulla guancia.
“Lasciami qua tranquillo mio cucciolone, ora sono sua, l’ho promesso”.
“Va bene amore …”
Così con lo sguardo imbarazzato mi ricomposi e congedandomi presi la macchina e tornai a casa.FINE
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6
La mattina seguente mi svegliai abbastanza tardi.
Reduce dall’eccitazione di quei giorni ero duro già prima di svegliarmi e lei era la distesa ancora in dormiveglia.
Mi avvicinai a lei lentamente e iniziai a baciarle le labbra per poi passare al lobo dell’orecchio; nel mentre con l’altra mano iniziai a massaggiarle un seno.
Lei ricambiava in modo automatico essendo in dormiveglia, e sembrava la cosa le piacesse, tanto che iniziai a scendere fino a sotto al suo perizoma per iniziare ad accarezzarla. Lei iniziò a mugolare e disse:
“…. mmmm …, sì Gianlu …”.
Io mi gelai: stava immaginando che chi fosse al suo fianco non fossi io ma Gianluca!
Ero troppo eccitato per bloccarmi e continuai, stavolta iniziando a infilare un dito dentro.
A quel punto però si svegliò e con la voce mezzo addormentata, ma con anche l’affanno dell’eccitazione disse:
“Buongiorno amore! Ma che fai!?”
“Buongiorno tesoro, nulla di strano. Ieri mi hai detto che stamattina lo avremmo fatto e svegliandomi stavo impazzendo dalla voglia e allora ti ho dato un buongiorno alternativo”
“Mmmm … ho notato …. sei proprio un bravo maialino, però ricordati il nostro patto, sei molto bravo a farmi scaldare, però con la bocca lo sei ancora di più…”
“Eheheh… sbaglio o mi stai dando un chiaro invito esplicito?”
“No tesoro il mio non è un invito … è proprio un ordine!”
Io, eccitato perso: “mmmm, va bene mia Padrona”
“Bravo schiavetto … ora scendi giù …”
Così dicendo iniziai una lenta discesa.
Passai nel collo, che mordicchiavo e leccavo, poi mi dedicai ai seni, dove succhiavo e mordicchiavo a turno, passando da un seno all’altro; nel mentre avevo la mano sotto di lei e accarezzavo delicatamente una volta levatole il perizoma per rendermi più semplici le manovre.
Lei in tutto ciò mi teneva una sua mano sulla nuca, come per gestirmi e guidarmi, fino a farmi scendere giù, sempre più giù.
Io, guidato da quella mano, mi ritrovai di fronte alla sua figa completamente depilata e, come un automa, iniziai a leccare, prima dolcemente tutto intorno e di fronte, ma poi sentendomi spingere da entrambe le mani sulla testa iniziai a leccare dentro, cercando di infilare il più possibile la lingua per riuscire a darle sempre più piacere, alternando momenti dove succhiavo e mordicchiavo le sue labbra, che letteralmente grondavano dei suoi umori, fino a farla scoppiare un orgasmo intenso.
Subito dopo mi fa cenno di sdraiarmi accanto a lei e mi sale sopra cavalcandomi.
Il mio cazzo entra con una facilità impressionante e lei mi inizia a cavalcare con foga come se fosse posseduta; io l’aiuto con le mani assecondandola nei movimenti.
Non nego che sono venuto quasi subito, era una situazione troppo eccitante, ma lei sentendolo ancora duro continuò a muoversi fino a venire di nuovo, anche se meno intensamente della prima volta.
Subito dopo ci ritrovammo in relax, uno a fianco all’altro, a guardare un po’ di tv.
Ci alzammo verso l’ora di pranzo per farci una bella doccia. Lei si mise solo una vestaglia, mentre io mi infilai un boxer e una maglietta.
Avevo notato che da questa vacanza lei rimaneva più leggera nel vestirsi anche dentro casa, prima comunque un pigiama o qualche cosa di simile lo metteva, ma ora tendeva a rimanere praticamente nuda.
Il pranzo passò tranquillo, tra tv, chiacchierate con discorsi normali e varie, e ben presto arrivarono le 15, orario in cui lei decide di andare prepararsi.
Va prima in bagno, dove si fa la ceretta e poi la doccia, capelli, trucco e infine il vestito: un vestito aderente a metà coscia, rosso a tubino, senza bretelle e sotto un perizoma e un reggiseno a fascia entrambi rossi, con le decolté nere in abbinato alla borsa e a una giacchina.
Era uno schianto!
Così entrambi pronti saliamo in auto e ci dirigiamo a casa di Gianluca.Il viaggio lo passammo in silenzio e una volta arrivati a destinazione ci aprì una ragazza che non avevamo mai visto. Si presentò, disse che si chiamava Lucia, sembrava poco più giovane di noi, bionda, altezza simile a Ely, fisico longilineo con una 3° di seno, anche lei era vestita molto sexy, però sul nero: vestito molto aderente e molto corto, tanto che seguendola potevamo intravedere le pieghe delle natiche.
Arrivammo nel salone e trovammo Gianluca con un altro ragazzo seduti nel divano sorseggiando un aperitivo. Quel ragazzo si alzò e si presentò: Tonio, un poco più grande di noi come età.
Ci bevemmo un aperitivo portato da Lucia, io ed Ely nell’altra poltrona e Lucia sulle cosce di Tonio. Erano entrambi molto simpatici e chiacchieroni, tanto che ci facevamo tutti delle belle risate.
Gianluca mi chiese se poteva rubarmi Ely per un attimo e si diressero insieme in cucina. Subito dopo Gianluca tornò in salone per sedersi a tavola mente Ely si diresse verso il bagno. Dopo un po’ la vidi tornare per sedersi di fianco a me.
Aveva uno sguardo un po’ turbato, non guardava, era visibilmente imbarazzata, ma non capivo.
Così le scrissi un messaggio chiedendo spiegazioni, ma lei non lo lesse neanche, anzi. Lo vide Gianluca, causa la vibrazione del telefono di Ely che era appoggiato sul tavolo e con molta nonchalance e umorismo disse;
“Niente cellulare mentre si mangia monellina! Ora questo lo sequestriamo!” e allungando la mano per prenderlo.
Ely, imbarazzata: “Scusa non capiterà più …” e consegna a Gianluca il suo telefono.
Gianluca: “Bravissima … vero Dany?”
Io: “Sì, sì, hai pienamente ragione”
Gianluca: “Beh lo so… tu non la tieni a bada, per fortuna che ci sono io…”
A quelle parole risi forzatamente, mentre vedevo Ely sempre più turbata.
La cena continuò, ridendo e scherzando tranquillamente, anche se un po’ mi sentivo imbarazzato e nervoso. Possibile che Gianluca sapesse? Nel mentre vedevo Ely sempre più strana, molto tesa e assente; e guardava solo Gianluca, continuamente.
Finito di mangiare ci dirigemmo nella zona divani dove io mi ritrovai in quello più largo, con Tonio, mentre Gianlu.ca si accomodò nell’altro. Le ragazze erano andate a prendere da bere e tornarono con 4 bottiglie diverse. Sapevano quello che noi volevamo e ce lo versarono. Con molta naturalezza mi ritrovai Lucia seduta di fianco a Tonio dalla parte opposta alla mia e Ely, senza esitare, andò a sedersi di fianco a Gianluca con la scusa che non ci fosse spazio nel nostro divano e anche per fare compagnia a Gianluca e non lasciarlo isolato dal gruppo.
Iniziammo a bere e durante i discorsi vidi Gianluca che con naturalezza toccava Ely, a volte le cosce a volte il sedere.
Tonio e Lucia alla fine ci salutarono pe andare via e una volta accompagnati alla porta da Gianluca, che chiese a Ely di accompagnarlo, mentre io bevevo ancora dell’amaro.
Quando tornarono arrivarono Gianluca prima e Ely subito dietro di lui, con passo da gattina. Si sedettero come se niente fosse di nuovo fianco a fianco, praticamente incollati l’una all’altro.
Continuammo a bere e chiacchierare, con Gianluca che usava sempre molti doppi sensi e teneva sempre le mani sul corpo di Ely che lo assecondava. Io cercavo di trattenere i sentimenti, ma ero in una situazione strana, eccitato e imbarazzato allo stesso tempo.(continua)
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5
Il giorno dopo ci alzammo assieme.
Io, ormai in automatico andai a preparare la colazione. Poi ci sedemmo a tavola.“Pronto per uscire? Come ti senti, tutto ok?”
“Sì Signora, ma tu ti devi preparare ora? Vuoi che rimanga così, nudo, mentre ti aiuto?”
“No, dai non ne ho bisogno; al massimo se vuoi rimanere così per vedere il risultato finale …”
“Beh sì, dai …”Lei andò a prepararsi e io l’aspettai sul divano.
Quando ritornò, appena la vidi mi diventò subito duro: vestitino molto leggero rosso con le bretelle, aderente sopra, da dove s’intravvedevano i capezzoli e la gonna un po’ più larga; tacchi 12, capelli sciolti e trucco perfetto con rossetto rosso.“Signora, sei splendida … mi fai impazzire ….”
“Grazie … quindi secondo te gli piacerò?”
“Scherzi!?!? Sei bellissima!!!! Io ora esco e rimango comunque qua in zona. Quando tu finisci puoi scrivimi … e fammi sapere, ok?”
“Certo … allora a dopo tesoro … anzi, a dopo schiavetto! ahahhaha”Così dicendo, e ridendo, mi accompagnò alla porta, visibilmente eccitata e allo stesso tempo divertita del mio stato di cornuto.
Mi diede bacio … ma di guancia, per non rovinare il suo trucco.
Umiliante anche questa cosa.
Fatto sta che io partii e dopo neanche un quarto d’ora lei mi scrisse che lui stava arrivando a casa.
Io stavo già al paese vicino, in un mix di sentimenti: gelosia, passione, eccitazione; non saprei neanche io come descriverli.Ogni tanto, anzi “ogni spesso”, guardavo il cellulare, ossessionato, ma sempre senza trovare nessun messaggio.
Erano ormai passate 5 ore e non sapevo che fare.
Mi domandavo: avranno finito? Dovrò dargli più tempo?
Del resto non potevo fare altrimenti, doveva farmi sapere solo lei.
Allora rimasi ancora in giro, in attesa di un suo messaggio.
Finalmente alle 20 mi mandò un messaggio:
“Torna”.
Presi la macchina e arrivai a casa dopo circa mezz’ora.Appena rientrato trovo lei, appena uscita dalla doccia, che si stava asciugando.
L’abbraccio d’istinto e la bacio.
Lei ricambia il bacio e le sento in bocca un sapore strano, ma cerco di non immaginare come mai.
Lei si mette una vestaglia e va in camera; io mi faccio la doccia e la raggiungo subito. Mi sdraio accanto a lei e le chiedo com’è andata; e lei:
“Sono sfinita, credimi; mi ha letteralmente sfiancato sai?”
“Veramente? Non immaginavo mi scrivessi alle 20! Mi stavo preoccupando sai?”
“Mmmm … geloso amore mio?”
“No, no … ero preoccupato perché pensavo fosse accaduto qualcosa!”
“Beh … qualche cosa è accaduta … e credimi… (ridacchiando), mi sarei preoccupata del contrario, ahah !!!”
“Veramente? E, se posso, che è successo?”
“Vuoi saperlo veramente? Beh … da quando è entrato mi ha scopata dappertutto, sono venuta varie volte e mi ha fatta sentire veramente donna”Così dicendo mi dà un bacio passionale che io ricambio. Lei sente la mia erezione e a quel punto si blocca e mi dice:
“Ti prego amore, sono esausta! Lasciamo a domani ok?”
“Ufff …. certo tesoro … immagino che tu sia esausta …”A quel punto iniziamo a guardare la tv con lei che messaggia con Gianluca.
La vedo un po’ perplessa. Le chiedo come mai e lei mi dice:
“Dice che devo convincerti ad andare a casa sua domani per un aperitivo”
“E che c’è di male?”
“Vuole che mi vesta in maniera sexy senza che tu possa obbiettare”
“Cioè?”
“Beh … vuole che anche se tu non vuoi, io lo faccia”
“Vabbè, non può obbligarti”
“E invece sì”
“In che senso? È matto?”
“Tranquillo … lo voglio anch’io … e per non poter obbiettare e cambiare idea mi ha fatto siglare un accordo con una cosa, con la quale farò la brava; e io, sarà l’eccitazione del momento, sarà perché lo voglio, ho accettato”
“E cosa?”
“Ho fatto un video … mi ha fatto fare un video, nuda e dove gli chiedo in ginocchio di essere sua e che lui può fare quello che vuole di me … lui dice che se proprio insisto va bene e allora io m’inginocchio e glielo prendo in bocca”Ero gelato, e non sapevo più che dire. Ero un mix tra incazzato ed eccitato, però non potevo farci nulla: me l’ero cercata purtroppo.
Allora con voce timida e imbarazzata chiesi:
“E potrei vederlo questo video?”
Lei, piuttosto sorpresa: “beh no … lo ha solo lui… e se provo a fare la disobbediente lo invia a te come ricatto …”
“Capito. Comunque non possiamo sottrarci”
“Lo so amore. Domani alle 18 da lui”
“Va bene tesoro”
E scambiandoci qualche bacio e qualche coccola ci addormentammo.(continua)
-
4
La giornata la passammo letteralmente come due zombie a casa, tanto che anche la sera non uscimmo.
Lei però era molto strana, le si leggeva in faccia che aveva paura e vergogna che io potessi scoprire qualche cosa, tant’è che pure parlando lei rimaneva molto timida e comunque distaccata.
Non facemmo neppure sesso. Era completamente un’altra persona.Il giorno dopo decisi di farla sentire più tranquilla: mi misi la sveglia prima di lei, preparai la colazione e rimasi nella mia divisa da schiavetto: cioè nudo.
Entrai in camera e lei era ancora addormentata sul letto con una canotta e un perizoma bianchi. Mi avvicinai piano piano, salii sul letto e mettendomi in basso tra le sue gambe iniziai a accarezzare l’interno coscia e sopra il perizoma.
Lei era ancora in dormiveglia, ma gradiva. E allora al posto delle mani iniziai con la bocca. Mi ero anche appena fatto la barba, di proposito per essere più liscio. Iniziai a baciare sopra il perizoma e lungo l’interno coscia, passando anche la lingua molto delicatamente.
Poi piano piano spostai il perizoma e iniziai a leccare dolcemente.
Lei era ancora la in dormiveglia, ma però gradiva perché iniziava ad accarezzarmi la testa.
Però a un certo punto ebbe un sussulto. E mi fece:
“Ma che fai!?!?”
“Faccio ciò che serve alla mia signora per farla stare bene, visto che ieri ti vedevo un po’ strana …”
“Ma così di punto in bianco? Tu sei pazzo!”
Però non si spostava.
“Sì, sono pazzo della mia Padrona … l’ho disturbata, Padrona? Posso avere l’onore di continuare?”
A quelle domande lei si trasformò di nuovo.
“mmmmm, ma certo schiavetto mio … è il tuo premio per la colazione … gustala tutta!”
E così dicendo si sfilò il perizoma e la canotta e allargò le gambe.
E io mi ci buttai in mezzo. Leccai per bene. Avevo troppa voglia, da tre giorni prima perché non mi ero neanche masturbato visto che comunque eravamo praticamente sempre insieme. Io leccavo e rileccavo fino a farla venire per una prima volta … però ormai ero addestrato e sapevo benissimo che non mi dovevo muovere, ma dovevo continuare fino a quando diceva lei.
La seconda volta venne ancora più forte, premendomi con le mani perché io arrivassi meglio e più a fondo. Non so se fosse ancora rincoglionita dal sonno, ma urlando e gemendo fece gran casino e la sentii gridare chiaramente: “DAI! GIANLU! SCOPAMI!!!”
Io mi sentii un po’ umiliato a quelle espressioni, ma ero anche eccitato e preso dalla parte, sicché continuai come se nulla fosse fino alla fine.
Dopo fui sicuro che Ely non si era accorta della sua esternazione perché si mise ad accarezzarmi la testa e rifarmi i complimenti come fossi un cagnolino. Quindi mi ordinò di preparare di nuovo il caffè e di riportarglielo la a letto visto che quello che le avevo portato prima si era raffreddatp
Una volta vetiti andammo a fare una passeggiata. Lei era più tranquilla, anche se comunque si capiva che aveva qualche cosa … e io sapevo cosa!
Comunque sia tornammo a casa e anche se lei non chiese nulla io mi spogliai subito e mi misi a cucinare. Lo so, sembrerà un cazzata, ma mi dava fastidio vederla così in colpa e avrei fatto di tutto per farla stare meglio. Ero arrapatissimo perché non avevo scopato e neanche mi ero masturbato per tre giorni e nel mentre erano successe tutte quelle cose.
Lei vedendomi già così, in quel ruolo di schiavetto servile, rimase un po’ spiazzata, e mi disse:
“Ma come mai così?”
“Scusa, ma me lo hai detto tu due giorni fa del patto dentro casa e pensavo fosse sottinteso che tu lo volessi…”
Le sfuggì una risata: “Dai, allora vedo che ti piace veramente tanto questo tuo ruolo vero?”
“Sì mia Signora”
“Bravissimo schiavetto … mentre tu cucini e fatichi io vado a mettermi a mio agio …”
Io nel mentre mi rimisi a cucinare e dopo un po’ tlei ornò con un altro vestitino nero che arrivava fino a metà coscia e non passava inosservato il fatto che sotto non avesse intimo.
Io la guardai e rimasi subito eccitato. Lei guardò il mio rigonfiamento fra le gambe e rise questa mia reazione. Allora si sedette al tavolo come una persona a un ristorante e da come si atteggiava era chiaro che sembrava come se io fossi un semplice cameriere.
Io impiattai e portai al tavolo e solo allora mi sedetti fianco a lei. Mangiammo molto tranquillamente, parlavamo anche del più e del meno, e io le chiesi com’era stata per lei la serata precedente. Mi rispose:
“Mi sono divertita molto sai? Comunque dovremmo ri-organizzare …”
“Eh sì, anche io mi sono divertito … comunque scusami per l’essermi addormentato, non volevo lasciarti là da sola con Gianluca ad annoiarti, mi avresti dovuto svegliare”
“Tranquillo, abbiamo chiacchierato un po’ per conoscerci meglio”
“Ma lo hai notato come ti stava sbavando dietro anche in discoteca?”
“Eh sì che l’ho notato”
“E non sai che mi ha detto!”
Lei si illuminò: “Mmmm, dai … e che ti ha detto?”
“Di ringraziare che eri la mia ragazza e che era sa sua volta fidanzato, sennò non m’immaginavo che ti avrebbe fatto!”
• Addirittura!? E tu?”
“Io ero mezzo brillo e mi sono soltanto messo a ridere”
“Ma come? Uno ti dice una cosa del genere e non gli dici nulla?”
“No dai, comunque era solo un modo come un altro per dirmi che eri splendida!!!! Che poi nno pensare che io ci possa rimanere male dalla tua risposta, ma anche tu, forse complice dell’alcool, lo guardavi con un certo interesse … ammettilo …”
Ely divenne rossa e abbassò lo sguardo.
“Ma che dici! È un bel tipo, certo; ma non ho pensato a nulla di che nei suoi confronti. E poi perché dici così?”
“Premesso che sono tranquillo e non devi imbarazzarti o cose simili, l’ho notato da come lo guardavi e dove lo guardavi; da come lui rimaneva dietro di te e si appoggiava e tu tendevi a indietreggiare verso di lui”.
Lei non rispose … era visibilmente imbarazzata. Allora io mi alzai e mi misi a massaggiarle le spalle e le dissi:
“Tranquilla non c’è nulla da vergognarsi. Facciamo una cosa: tu parla tranquilla e dimmi ciò che vuoi. E pensa che io sono il tuo schiavetto e tu la mia padrona, hai tutto il controllo su di me. Per cui la supplico, mia Signora, mi riveli quello che Lei pensa, lo desidero … mi faccia felice” e iniziai a baciarle il collo.
Lei rimase in silenzio per una trentina di secondi; poi mi disse:
“Sicuro?”
“Sì mia padrona”
“Non ti offendi di niente?”
“No, di niente mia Padrona, ho scelto io di chiederle di dire tutto”
“Dai, e va bene mio schiavetto …. vieni sul divano … ma non voglio che mi guardi negli occhi”
Andammo a sederci sul divano e mi misi a fianco di lei.
“No, non hai capito … non voglio vederti in faccia, quindi vai giù …”
“Va bene Signora”
Mi misi in ginocchio di fronte alle sue gambe e iniziai la mia ormai consueta opera.
“Sì, mi piace, mi piace come fa … com’è deciso e come sa giocare le sue carte … al contrario tuo lui è decisamente più dominante e secondo me è anche molto dotato”
Così dicendo piano piano era sempre più calda e eccitata, fino a esplodere di piacere come una pazza.
A quel punto dopo che lei era venuta io mi rialzai e lei, notando la mia eccitazione, mi chiese:
“Scusami tanto amore se te lo chiedo … ma ho notato che sei eccitatissimo .. forse perché ti ho detto quelle cose su di lui?”
Io a quella domanda mi raggelai e diventai bordeaux dalla vergogna. Ma risposi.
“Aiuto … beh, ammetto sinceramente che mi ha fatto un po’ effetto …”
“Solo un po’? Ti piace fantasticare su cose del genere per caso? Ora dimmi tu piuttosto, ma sincero e diretto …”
Mi tirò invitandomi a edere sul divano e immediatamente mi prese il cazzo fra le mani e iniziò a muoverlo. Cavoli mi sentivo in uno stato indescrivibile, un misto tra eccitazione e vergogna nello stesso tempo.
“No, dai, tranquilla …”
“Mmmm … ti ricordi prima appena rientrati che mi hai parlato tu del patto delle mura di casa?”
“Beh sì, … ma che c’entra ora?”
“C’entra eccome … perché te lo ordino … e se mi rispondi sinceramente forse dopo potrai avere un premio … capito schiavetto?”
Ero con lei che me lo maneggiava, eccitato umiliato e messo pure alle strette. Allora dovetti cedere.
“Sì mia signora … le dirò tutto …”
“Bravo schiavetto, allora sentiamo che hai da dirmi”
“Da quando siamo arrivati qua e hai iniziato questo gioco mi hai destabilizzato. Non avrei mai pensato che mi piacesse farmi usare come fai tu. E quando Gianluca mi stava dicendo quelle cose in discoteca e poi si avvicinava a te e ballavate in modo sensuale insieme, e poi dopo che a casa sua eravate praticamente soli voi due in un divano con me di fronte come se fossi io l’estraneo della coppia, beh ho notato una certa eccitazione in me … e le ulteriori conferme di questo piacere le ho avute il giorno dopo, che anche se non ci avessi fatto nulla, ma dubito e comunque non lo so, sei uscita dalla sua camera solo con la sua camicia addosso e ho notato che non avevi neanche il reggiseno … ma poi stamattina quando sei venuta … hai detto il suo nome ad alta voce …”
“Sicuro che l’abbia fatto?”
“Sicurissimo credimi”
“Posso farti notare una cosa? Dicendomi queste cose ti sei proprio eccitato … tu sei un maiale!! E pensare che avevo paura di affrontare questa mia fantasia con te! Anche a me dal primo giorno qua mi si è stravolto tutto, credimi; e sentirti dire certe cose mi eccita ancora di più, sai?”
“Veramente?”
“Certo … sembrerà una cazzata, ma se mi eccita sottometterti completamente non mi piacerebbero anche certe cose? E se tu sei veramente il mio schiavetto allora dovrebbero essere eccitanti certi tuoi pensieri… o no?”
Io stavo per venire e lei lo vedeva.
“Mmmm … sì, mi eccita mia Signora …”
“Dai, bravo, così …. vieni pensando a me che mi faccio scopare da lui !”
“Mmm, siiiiìììì”
“E tu inerme, di fronte, che puoi al massimo masturbarti perché sei uno zerbino e niente più … voglio vederti venire, ma da schiavetto quale sei … dai…., pensa che tu mi lecchi soltanto, lui invece mi la scopa … pensa che tu puoi solo leccarla, mentre lui e solo lui mi scopa ahahhahaha”
“Sto venendooo!!!!”
Venni tutto quanto sulla sia mano. Anche stavolta impiegai poco tempo a venire.Lei andò a lavarsi la mano e tornò da me in salone.
Non ci dicemmo una parola. Guardammo un film e poi ci alzammo per andare a prepararci: per cena dovevamo andare a casa di Gigi.
La vedo ed è vestita semplice, con un jeans chiaro aderente e un top nero; trucco leggero e cappelli sciolti.
Saliti in macchina iniziammo a chiacchierare tranquilli. Però poi, cavalcando ormai l’onda, io le dissi:
“Sei sempre bellissima; secondo me ti guarderà anche oggi, pure se non sei in tiro”
Lei, ridacchiando divertita: “Tu dici? Beh, se mi guarda come l’altra volta anche se sono vestita in modo semplice allora vuol dire proprio che quello che ti ha detto l’altra volta è vero!”
“Mmmmmm secondo me lo farà … fai una scommessa?”
“Ahahah!!!! Che scemo! E poi che potresti mettere come posta della scommessa, se ormai sei mio e non hai nulla che ti appartiene?”
Io, mezzo umiliato, ma divertito: “Dai giocavo! Comunque hai ragione, … ma qualche cosa posso ancora scommetterla”
“E cosa? sentiamo …”
Ero imbarazzato e risposi, sperando di chiudere il discorso: “No dai nulla, era una stupidaggine”
“No, no, ora me lo dici, … non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano!”
“Beh non prendermi per scemo … potrei mettere in palio la possibilità pure di lasciarvi soli …”
“Ahahah!! Lo faresti veramente!?”.
Era chiaramente incuriosita.
“Sinceramente non lo so, magari non ne avrei le palle …”
“Hai ragione … che poi potremmo farla lo stesso la scommessa! Però poi se è così ne avrai le palle e tu lo farai … va bene?”
“ mmmm … dai va bene … però a una condizione: se affronto la scommessa e accade qualche cosa tu dovrai dirmi tutto. Se allora sarà così, la mia scommessa è che secondo me ti guarderà e lo farà come l’altro giorno”
“Ok … mi sembra giusto che se avviene qualche cosa io te lo debba dire …. allora accetto la scommessa!!”
Così dicendo ci stringemmo la mano.Arrivammo poco dopo a casa di Gigi. C’erano già tutti e 4 gli altri. Ci salutammo tutti, ma Elisabetta e Gianluca si salutarono, in un certo senso, in maniera più ‘vicina’. Poi ci sedemmo per cenare e mi ritrovai lei a fianco da un lato, mentre lui era a fianco di lei dall’altro e sulla sinistra, dall’altra parte, aveva la sua ragazza.
La cena trascorreva tranquilla, bevevamo tutti e notavo che comunque Elisabetta dava molte attenzioni a Gianluca. Gli versava da bere, da mangiare e si girava a parlare soprattutto con lui, dandomi spesso le spalle e molte volte notavo, anche se lo faceva di nascosto, che lui le metteva la mano nella coscia e lei metteva la mano in mezzo ai suoi pantaloni.
Le scrissi via cellulare:
«mi sa che ti stai impegnando a perdere la scommessa, visto come lo riempi di attenzioni e lo ricambi»
e lei
«mmmm forse sì … non sono molto brava con le scommesse … mi sa che dovrai vedere, se vorrai pagare pegno»
Cavoli, era un chiaro invito. E io ero stranamente sempre più eccitato a quella cosa. Dovevo pensare a qualche stratagemma, a se e a come avrei dovuto fare. La serata comunque trascorreva sempre in quella direzione, fino a finire agli amari. O mi facevo venire in mente una scusa o magari perdevo l’occasione. Allora mi venne in mente un’idea: sapevo che il giorno dopo Martina comunque doveva andare a lavorare, quindi lui sarebbe stato da solo e allora dissi:
“Senti Gianluca, io domani devo andare a fare commissioni verso Nuoro e starò fuori praticamente tutta la mattina e forse anche per pranzo …e siccome so che tu sei da solo domani, ti andrebbe di prendere Ely e farle fare un giro in zona? … sempre se tu, Marty, non sei gelosa”
Martina rispose: “Ma no, figurati; vero, io domani sarò al lavoro fino alla sera, e non ci vedo nulla di male”
Gianluca: “Beh, quanto a me non ci sono problemi, ho tutto il giorno libero! A te va bene Ely? Cercherò di non farti annoiare troppo!”
Elisabetta: “Ahahah! Dai va benissimo! Altro che annoiare, mi fai troppo ridere!!”
E io: “Va benissimo; io partirò intorno alle 8.30/9; tu vai con calme ok?”
Gianluca: “Sì, sì, ma non preoccuparti: passerò io a prenderla appena posso”
Io: “Ely dagli il tuo numero, così ti scrive domani quando sta passando”
“Certo! 32********”
Era fatta.
Finì la serata e ci salutammo.In macchina il clima era un po’ teso, ma a un certo punto lei ruppe il ghiaccio.
“Ahahah!!! Ma sei un pazzo! Alla fine hai deciso di pagare pegno? E poi senza avvisarmi?”
“Beh, vi vedevo appiccicati e che vi stuzzicavate di continuo, … ammettilo… tu volevi che io trovassi il coraggio, vero?”
“Mmmmmmmm … più che altro perché come situazione sta eccitando entrambi vero?” e così dicendo mi mise una mano sul mio pacco per farmi notare l’erezione.
“Beh… è strana come cosa …”
“Lo so…” e così dicendo inizia a massaggiarmi ininterrottamente nei pantaloni, fino a casa.
Una volta arrivati ci preparammo per andare dormire. Io nudo, come da accordi, e lei baby doll.
Ci sdraiammo e quando iniziammo a baciarci le arriva un messaggio. Lei si ferma, guarda, lo legge e ride.
Le chiedo: “Che c’è?”
“Indovina chi mi ha scritto?”
“Gianluca? Di già? E che ti dice?”
“Sicuro che vuoi che legga?”
“Beh, ormai … poi è nei patti che mi deve dire tutto!”
“Ok, come vuoi tu… ecco qui, leggi:«ciao! scusa se non ti ho scritto prima. Ho salutato da poco Marty … sai la dovevo accontentare un po’. Ti disturbo? Sei con Dany?» … mmm che gli rispondo?”
“Non lo so mia Signora, devi vedere tu …”
“Ok … «ciao! No, no non mi disturbi affatto! E Dany si è addormentato… quindi sono tutta per te…»”
“mmmm che brava … peccato non aver potuto accontentare anche te oggi sai?”
“ah si? avresti avuto le forze?”
A quel punto Ely m’invitò a scendere giù per leccare e io eseguii. E in cambio lei leggeva i messaggi che continuavano a scambiarsi.
«si vede che non mi conosci bene … domani tu sei cosciente che non uscirai di casa per farti conoscere la zona, ma verrò io da te e basta?»
«mmmm lo immaginavo»
«Che bravo Dany …. si vede che fa bene ad affidarti a me ….ahahha»
«beh… mi riempirai di attenzioni sicuramente»
«mmmm però non ti riempirò solo di attenzioni …. L’ho già duro a pensarti sai?»
«addirittura! Dai allora vuol dire che t’interesso… »
«mmmm hai voglia che m’interessi ….. sei pronta per domani»
«perché? Come dovrei prepararmi?»
«mmmmm brava rispondi bene… però hai dimenticato una cosa…o magari eri troppo brilla e non ricordi? come devi rispondermi»
«scusa… come dovrei prepararmi Signore?»
«brava… ora va meglio… prima di tutto domani devi alzarti lavarti e depilarti per bene, dovrai essere completamente liscia… seconda cosa devi vestirti molto sexy…. Se vuoi scegli già da ora che mettere perché domani appena lui starà uscendo tu dovrai prepararti e mandarmi un messaggio come sarai pronta… intesi?»
«Sì Signore»
«brava… allora ora corri a dormire che domani devi essere in forma… notte Bimba… baci»
«Notte Signore»Finirono la conversazione e dopo poco Elisabetta venne come una pazza.
Poi mi guardò e disse:
“Che bravo che se …. ora dovremmo scegliere assieme che mettermi domani non trovi?”
“Sì, Signora”
Ci alzammo e andammo nell’armadio per scegliere.
“Che dici? Meglio da sexy porca o proprio da troia?”
“Beh secondo me sexy porca, come ha scritto lui nel messaggio”
“Hai ragione … allora questo vestitino rosso leggero, va bene non trovi?”
“Beh così sei molto sexy; e l’intimo?”
“mmmmmm, meglio sentirsi più liberi … quindi niente reggiseno e questo perizoma nero lucido”
“Starai benissimo”
“Grazie schiavetto” – e mi diede un bel bacio – ora subito a letto, va bene? … la tua Padrona deve riposare perché domani la aspetta una giornata molto impegnativa, ahahha””
E così ci coricammo, ma io non riuscii a dormire per via dei pensieri che andavano al giorno che sarebbe seguito.(continua)
-
3
In seguito ci preparammo per fare un giro in paese sentendo alcuni miei amici che lei aveva conosciuto l’anno prima per la prima volta che era venuta là con me.
In giro avevo paura e vergogna che si comportasse come in casa, invece si comportò come se non ci fosse questo nostro accordo.
Andammo nel bar dove ci eravamo dati appuntamento e ci ritrovammo noi due e due altre coppie:
Gianluca e Martina, lui 28 anni e lei 23; stanno assieme da 3 anni, entrambi bella presenza; lui gioca a calcio e quando può va a correre, mentre lei con una 3° e fisico ben messo;
Gigi ed Elena, lui 26 e lei 24 anni, assieme da 1 anno e mezzo; lui un po’ di pancetta, ma comunque di grossa corporatura e lei esile con una 1° di seno, ma comunque gran bel fisico.
Parlammo del più e del meno, di com’era andato quell’anno senza vederci, anche perché noi tra impegni e lavoro mio non potevamo mai andare in paese. Ci si scambiava qualche saluto tramite messaggi tra noi ragazzi, anche perché eravamo noi che comunque ci conoscevamo, anche se ci vedevamo sempre e solo per un mesetto massimo d’estate e le nostre ragazze solo di conseguenza.
Comunque Gianluca, durante le chiacchiere, esordisce con la proposta di andare con la sua macchina che può contenere fino a 7 persone a casa sua per mangiare e poi in un paese, più vicino al mare, per andare a ballare e noi accettiamo.
Rientriamo subito a casa per prepararci. Io impiegai, come sempre, molto meno tempo di Elisabetta, ma quando si presentava il risultato per me era sempre spettacolare!
Questa volta aveva un vestito lungo, nero, che lasciava intravvedere solo le scarpe nere, tacco 12. Era un vestito era monofascia aderentissimo di un tessuto molto morbido e con due profondi spacchi ai lati che arrivavano fino al termine della coscia e sotto s’intravvedevano un perizoma sottilissimo e il reggiseno. Trucco normale con un rossetto non molto acceso.
Lo metteva spesso quel vestito perché le piaceva tanto e piaceva molto anche a me.
“Beh? Come sto?”
“Sei bellissima amore!”
“Grazie tesoro!” e mi diede un bacio a stampo.
“Dai però ora dobbiamo andare sennò facciamo tardi”
Presi le chiavi della macchina e andammo a casa di Gianluca. Arrivammo a casa sua e ci accolse; era solo.
– Ciao ragazzi prego entrate! Martina è ancora su che si sta facendo bella!
Così dicendo fece entrare prima Ely e poi io e lui la seguimmo. Notai come le fissasse il sedere … in effetti lui non l’aveva mai vista così in tiro.
Arrivati nel salone e ci offrì da bere uno spritz che bevemmo accomodati nei divani, lui in quello da due posti mentre noi in quello da 3, disposti uno a 45 gradi dall’altro come a formare un angolo.
Gianluca: “Complimenti Ely! Stai troppo bene così!”
Elisabetta: “Grazie! Ma non devi esagerare!”
Gianluca: “Credimi non esagero affatto! Vero Dany?”
Io, anche se un po’ contrariato: “Certo! Hai proprio ragione! Per quello che mi sono messo con lei!”
Gianluca: “Ely, come ti trovi qua in paese?”
Elisabetta: “Devo dire che si sta molto bene: c’è pace, c’è tranquillità e poi io e Dany possiamo stare tranquilli … a fare quello che ci pare!”
Gianluca: “E bravi monellacci!”, facendo una risatina)
A quel punto ci interrompe l’ingresso di Martina, anche lei con un vestitino, ma verde acqua aderente a metà coscia con scollatura e legato dietro la schiena, tacco sui 10 cm, insomma era molto sexy anche lei.
Bevemmo ancora tutti e 4 sul divano ma stavolta le ragazze assieme e noi assieme in attesa di Gigi ed Elena.
Finalmente arrivarono, lui come noi in camicia e jeans e lei vestito a fascia aderente rosso.
Ci sedemmo a tavola e mangiammo e bevemmo anche un po’, tanto che tutti entrammo in confidenza e ci mettemmo a scherzare e ridere nel divano, però tutti misti e non più per coppie.
Infatti ci trovavamo, in ordine: io su un bracciolo con a fianco Gigi; Martina e Elena tra gli altri 2 braccioli e Ely, in modo da formarsi il loro angoletto a tre e poi Gianluca, a fianco di Ely, rivolto verso noi ragazzi. Bevemmo ancora degli amari e eravamo tutti in sintonia, tanto che pure Gianluca era troppo vicino alla mia Ely, ma comunque non ci feci gran caso.
Però tutto quell’alcool non fermava i nostri piani per andare a ballare.
Ci sedemmo in macchina in ordine di coppie, con Gianluca alla guida e partimmo. In macchina eravamo tutti tranquilli e allegri e in una mezz’ora arrivammo a destinazione.
La discoteca era normale all’aperto con i vari privè intorno alla pista. Noi ragazzi tramite un amico di Gigi riuscimmo a prendere uno di quelli rialzati a bordo pista mentre le ragazze andarono in bagno.
Al loro ritorno ordinammo una bottiglia di vodka alla fragola. Gianluca fece i drink nei bicchieri e li fece molto forti!
Infatti eravamo tutti un po’ ‘storti’, tranne lui e Gigi che reggevano di più. Le ragazze andarono a ballare in pista e noi stavamo sui divanetti. Cavoli ballavano veramente in maniera decisamente sexy, tanto che qualcuno tentava di abbordarle, ma loro li snobbavano e noi ridevamo.
A un certo punto Gianluca mi dice, di spalle a Gigi:
“Cazzo Dany! Senza offesa ma Ely è veramente bona! Ci credo che qualcuno ci prova ad abbordare”
Io, ubriaco scemo, risi e gli dissi che aveva ragione; lui replicò
“Ringrazia che sta con te! Sennò le sarei saltato addosso e non ti dico che le avrei fatto!”
“Ahahah!!!! Ma che dici!!!! Poi comunque sei fidanzato e lei è stata ardua da conquistare!!!!
“Dai tranquillo lo so che sono fidanzato!!! Ahahah!!!!”
Così si chiuse il nostro discorso e noi scendemmo dalle nostre ragazze. Ognuno ballava in modo sexy con la propria ragazza e a volte per gioco avveniva uno scambio di coppie.
Tutti ballavamo in questi scambi di coppia anche abbastanza affiatati, però le attenzioni che dava Gianluca a Ely erano molto più dedicate: infatti quando lui si avvicinava a lei le si strusciava o la teneva per i fianchi; ma a volte vedevo che le sue mani si avvicinavano più pericolosamente verso al sedere … insomma sarà stata anche colpa dell’alcool, ma comunque i freni inibitori li aveva lasciati da qualche altra parte.
D’altro canto vedevo Elisabetta comunque tranquilla, non si spostava e rideva. La stessa cosa faceva Martina, che però non sapeva, come Ely, ciò Gianluca mi aveva detto prima.
Continuammo per molto, poi io e Gigi lasciammo la pista per riposarci un po’ mentre le ragazze con Gianluca continuavano ancora a ballare come prima. Poi anche lui tornò nei divanetti.
Da lì a poco decidemmo di andare via. Il viaggio si presentava tranquillo, i posti erano sempre gli stessi e accompagnammo prima Martina che abitava più vicino e dopo arrivammo a casa di Gianluca, dove io e Gigi avevamo lasciato le nostre macchine.
Entrammo a casa sua per prendere le chiavi della macchina e nel giardino salutammo Gigi ed Elena che avevano già le chiavi della macchina a portata di mano e se andarono, mentre Ely cercava le chiavi dentro la sua borsetta senza alcun risultato. Motivo per cui entrammo in casa, dove le trovammo sul tavolo del salone.
E allora Gianluca esordì:
Gianluca: “Per fortuna che erano qua! Sennò non potevi proprio spostare la macchina se non ti facevi portare il doppione”
Io: “Cavoli! Hai proprio ragione! Saremmo stati veramente nella merda”
Elisabetta: “Parla per te! Io ti avrei aspettato nella casa mentre tu scendevi giù fino a Cagliari a prendere il doppione”
Gianluca “Dai, le avremmo fatto compagnia noi!” e così facendo mise una mano nella spalla a Ely come per rassicurarla.
Elisabetta: “Beh, ho notato che di sicuro non sarei morta di noia qua con voi!”
Gianluca: “Perché non vi fermate per un ultimo bicchierino?”
Io: “No Gianluca, grazie ma come se avessimo accettato: siamo troppo stanchi e io mi sento in coma!”
Gianluca: “Macché! Tranquillo, venite e sedetevi sul divano!”
Così dicendo prese la mano di Ely e quasi la trascinò di peso verso il divano più largo. Io mi sedetti sopra i 2 braccioli nell’angolo, come per far sembrare che fossimo di fretta.
Gianluca: “Dai che prendete? L’amaro alle erbe di prima? Dai che vi è piaciuto tanto!!!
Io: “Va bene… ma solo un bicchiere e poi fuggiamo”
Elisabetta: “Lo stesso anche per me!”
Gianluca: “Ok, allora vado a prenderli! Giusto un attimo”
Nel mentre che per pochi istanti eravamo rimasti soli, Ely mi guardò e rise in modo buffo, dicendomi sotto voce: “Ma questo non si scarica mai??” e io risi di conseguenza….
Gianluca tornò e si sedette a fianco di Ely perché io ero dall’altra parte, nei braccioli.
Parlammo ancora del più e del meno e Gianluca ogni tanto faceva molto velatamente la mano morta per toccare le gambe accavallate o la spalla di Ely. Io lo notavo, ma non sembrava niente di male.
Gianluca: “Altro giro?”
Io: “No dai dobbiamo andare!”
Gianluca: “Dai, ancora un attimo!”
Elisabetta: “Voi siete matti, a me gira già la testa”
Io: “E va bene, dao; l’ultimo e poi a dormire che sto crollando!”
Gianluca: “Ok porto qua la bottiglia però perché sennò devo fare avanti e indietro con i bicchieri!”
Così andò a prendere la bottiglia e io nel mentre accarezzavo un po’ i capelli di Ely rassicurandola che avremo fatto in fretta e quindi saremo fuggiti a casa, anche perché stavo proprio crollando; Ely aveva bevuto lo stesso molto, ma comunque era più sveglia di me.
Ritornato, versò nei nostri bicchieri l’amaro quasi a straripare il bicchiere, mentre anche se Ely non ne voleva più, Gianluca riempì un altro mezzo bicchiere pure a lei.
Parlammo per un bel po’ ancora, e Gianluca faceva in modo che il mio bicchiere fosse sempre pieno, mentre lui comunque sorseggiava lentamente il suo e Ely la lasciò un po’ tranquilla.
Passavamo da cose più innocenti o esperienze di quando eravamo giovani a argomenti sempre più particolari e intriganti: esperienze passate mie e sue e simili, ma sempre senza porre certe domande a Ely per non crearle imbarazzo. Lei ascoltava divertita e a volte commentando o ridacchiando.
Io a quel punto mi dovetti però sistemare nel divano piccolo di fronte a loro, anche perché a restare sul bracciolo ero scomodo e non mi sentivo neanche le gambe. Continuando ad ascoltare ea parlare alla fine stavo iniziando a sbiascicare le parole e mi sdraiai di fronte a loro con momenti in cui alternavo gli occhi aperti ad altri invece in cui li tenevo chiusi.
Mi sentivo come in un altro mondo e con gli occhi chiusi potevo solo sentire i loro discorsi … si vede che lui mi pensava addormentato, perché alla fine iniziò a porre a lei delle domande più dirette.
“Dai, visto che Dany ci ha abbandonato per un po’? è giusto farlo riposare … senti, allora posso chiederti qualche cosa della vostra vita sessuale? Tu sei bellissima e io sono curiosissimo!”
“Ma dai, poi mi fai imbarazzare! E poi che mi vuoi chiedere di così particolare?”
“Nulla di che, tipo: cosa guardi in un uomo?”
“Beh, dai, fondamentalmente il fisico è logico! Dev’essere ben piazzato e poi se ha pure un bel sedere!”
Partì una risata tra i due.
“Beh dai, allora io dovrei essere apposta per te! Vuoi vedere il mio sedere?”
“Ma sei matto!? Guarda che c’è Dany qua di fronte!”
“Ma non lo vedi che è in coma? E poi che male c’è? Non posso togliermi la camicia a casa mia?”
Al che io aprii un minimo un occhio per vedere Cosa accadeva e potei notare lui, di spalle a me e di fronte a lei, slacciarsi la camicia piano piano e con la scusa di non riuscire a sbottonare alcuni bottoni renderla partecipe nell’aiutarlo. Elisabetta per farlo smise di tenere accavallate le sue gambe che ora negli spacchi rimanevano nude quasi fino all’inguine, lasciando la striscia di gonna scorrere in mezzo fino a terra.
“Visto? Che ne pensi? Non sono di tuo gradimento?”
Lei, sottovoce: “… mmm beh sì, non sei affatto male! Hai anche la tartaruga! Ma ti depili fisso per avere così pochi peli?”
“No no… me ne escono sempre pochi…”
“Complimenti!”
“Grazie! E non male anche le tue cosce” e così dicendole le passò la mano lungo tutta una coscia, in modo dolce ma deciso, fino alla fine dello spacco per poi toglierla.
Lei non si spostò, anzi rimaneva là, ferma a fissare quella mano. Rispose: “Grazie anche a te! … tutto grazie alla palestra!”
Gianluca la incalzò: “E che vizi avete tu e Dany?”
“Mmmm non so se dirtelo, perché sennò potresti pensare male!”
“Dai, dimmi! Ti prometto che non dico nulla a Dany!”
“Sicuro! Non per altro sono cose comunque un po’ imbarazzanti! Ma soprattutto per lui!”
“Cos’è, impotente?”
– Nooooo!!!! … dai te lo dico…”
E là iniziò a raccontargli tutta la vicenda, dall’amica ai filmati e a quello che accadeva dentro casa nostra. Ero là di fronte, però non sapevo come reagire. Ero incazzato umiliato, ma mi accorsi che ero anche eccitato!!!!
Non ci volevo credere! Lui commentava con un misto di commiserazione e eccitazione.
“Poveretto… però anche fortunato a essere tuo!”
“Perché piacerebbe anche a te?” chiese lei divertita.
“Col cazzo! Io semmai faccio il contrario! Sai, anche con Marty mi capitano certi giochetti ogni tanto, però anche con manette vibratori eccetera …”
“Veramente!?!? E io che pensavo di essere pazza io!”
“No, no .… – e così dicendo intanto Gianluca e si alzò e diresse dietro la spalliera del divano – ogni tanto bisogna mettere un po’ di pepe nel rapporto” – e iniziò ad accarezzare le spalle in modo delicato, tanto da provocarle dei brividi – “sai lui certe cose non te le può dare, ma le prova in prima persona – e prese a massaggiarla delicatamente – “ma chiudi gli occhi e immagina … il sentirsi inerme e senza pensieri se non per chi hai davanti … sentirsi un suo oggetto e godere nel farlo, godere nel sentirsi di sua proprietà”
Lei si stava lasciando trasportare da quelle parole quasi sussurrate in modo seducente, teneva gli occhi socchiusi e spostava la testa per assecondare i movimenti di Gianluca. Lui le spostò pure la parte di tessuto che copriva la spalla e lei assecondandolo fece passare sopra il braccio per farla rimanere sotto l’ascella e lasciare tutte la spalle nude.
Ogni tanto lui mi osservava, sicuramente per vedere se io potessi accorgermi di qualche cosa. Ma io rimasi lì, in silenzio e immobile, sperando che non si accorgessero della mia situazione e pensassero che stessi dormendo. Strana sensazione, mi sentivo come se fossi io in torto, come se loro fossero la coppia e io fossi il terzo incomodo che faceva il guardone, come se rischiassi che mi linciassero qualora si fossero accorti di me.
Lui non percepì nessuna reazione da parte mia e allora lo vidi che, oltre alle mani, appoggiava la sua bocca su quelle spalle e su quel collo, salendo anche nei lobi delle orecchie e sussurrandole frasi tipo “devi lasciarti andare a me”, “prova vedrai che ti piacerà”, “vedrai che non potrai farne a meno dopo aver provato” e tante altre che ora non ricordo.
Alla fine lei, a queste parole sussurrate, prese a rispondere con dei semplici “sì” … sembrava come in trance nelle sue mani.
E allora lui le disse: “Dai … dimostrami quanto lo vorresti … prova tu a farmi un bel massaggio …”
Con voce sussurrata calda ed eccitata lei rispose “sì”.
Allora lei aprì gli occhi e il primo sguardo che diede fu a me; ma vide che io ero un sasso. Lui le avvicinò quel resto di bicchiere e lei lo bevette praticamente d’un fiato e si alzò.
Ora i posti erano scambiati: lui si era messo seduto con solo i jeans praticamente di fronte a me, fissandomi con una specie di sogghigno nel volto. Lei era dietro la spalliera dov’era seduto lui, che nel mentre si riversò un altro bicchiere di amaro e mentre sorseggiava lei iniziò il suo massaggio. Iniziò dalle spalle, poi corse lungo il collo … era molto sensuale nelle movenze. Piano piano le sue mani si trasferirono nel petto e sugli addominali, mentre con la bocca gli baciava e leccava le spalle e il collo.
Non l’avevo mai vista così. Aveva una carica erotica indescrivibile … e lui nel mentre le faceva vari complimenti, e rincarava la dose dicendo cose del tipo:
“Ma lo vedi il tuo ragazzo come dorme sogni tranquilli mentre tu sei mia? Dai chiedimelo, chiedimi di essere mia … chiedimi di essere un mio oggetto, un giocattolo senza valore … ti voglio sentir implorare…”
“Ti prego voglio essere tua , almeno per stanotte, ho bisogno ti prego …”
“Mmmmm … che brava… ti eccita questa cosa vero? Ammettilo che lo preferisci …”
“Sì lo voglio, mi ecciti …”
“Vedi? Guarda che sta avvenendo dentro i miei pantaloni … ti piace eh?”
Lei osservò il pacco bello gonfio … e con le mani, quasi d’istinto, iniziò ad accarezzarlo e a toccarlo.
“Sì … sembra anche molto bello, un bel cazzo, grande il giusto ….”
“Dai vieni qua di fronte in piedi …”
“Certo Gianluca”
Era ancora con i tacchi e quel suono risuonava in tutta la stanza; si mise di fronte a lui che sospirò in segno di beatitudine.
“Ma quanto sei bella Elisabetta … come mi hai detto che ti deve chiamare Dany?”
“Signora”
“Ecco … e tu allora come mi dovresti chiamare?”
“Signore …”
“Brava schiavetta … così ti voglio … ora ti meriti un regalo …!”
E così dicendo le indicò con gli occhi il suo pacco e lei si mise in ginocchio, iniziando ad aprirgli i jeans.
Involontariamente mi mossi e loro si fermarono di scatto.
Lei, a voce bassa: “Non me la sento qua … lo hai sentito? Magari si sveglia e succede un casino!”
“Dai se vuoi sentirti più tranquilla saliamo su in camera”
Allora spensero le luci e salirono al piano superiore, facendo molto silenzio. Io rimasi là immobile per un po’, poi vedendo che la situazione era tranquilla, illuminato solo da una tenue luce in penombra salii le scale, arrivai di fronte alla camera e notai la porta aperta per circa 5 cm … c’era solo la luce di una abatjour accesa e quindi non potevano notarmi, mentre io potevo vedere abbastanza bene loro.
Non sapevo esattamente quanto tempo fosse passò da quando erano saliti a quando arrivai io, ma la scena che mi trovai davanti era molto esplicita: il suo reggiseno era a terra di fronte alla porta e lui era seduto nel letto; lei, in ginocchio di fronte a lui, con il vestito sceso ormai all’ombelico, si stava letteralmente affogando con il suo cazzo in bocca.
La cosa che però mi colpì in particolare era che lui le aveva preso i capelli a coda di cavallo e la tirava a suo piacimento su e giù, facendole vari complimenti su come lei glielo succhiava.
A un certo punto la fermò. E solo allora ebbi modo di notare il suo cazzo: mentre il mio è una misura standard, il suo sarà stato almeno 20cm e soprattutto era molto grosso!
A un certo punto lui guarda mentre lei è sempre in ginocchio di fronte a lui e le chiede;
“Beh? Che ne pensi? Ti piace?”
“Certo! È un bel giocattolo …”
“Lo so … ma io non mi riferivo a quello … ma alla tua posizione, in ginocchio ai miei piedi … rispondi sincera anche se penso di sapere la risposta”
“Sì Signore è molto intrigante come cosa”
“Brava … e nel sesso usi precauzioni?”
“Sì, uso la pillola”
“Dai bene allora, perfetto! … posizione preferita?”
“Io sopra e lui sotto …”
“Vedrai che con me saranno preferite tutte … ora finisci di toglierti del tutto il vestito dai …”
Lei come un automa si alzò e lo levò, rimanendo in perizoma e tacchi.
“Brava ora rimani in piedi e appoggia la faccia nel letto”
“Sì signore”
Io potevo vederlo solo lateralmente, ma lo spettacolo che offriva a lui sicuramente era una meraviglia. Lui le passò la mano tra le cosce e esclamò: “Si vede che ti piace tanto questo gioco” e le fece togliere il perizoma e poi rimettere in quella posizione.
La prese con le mani nei fianchi e le puntò l’ingresso: senza fare molta fatica con un po’ di decisione era già dentro, tutto. Lei fece un mugolio soffocato con la faccia nelle coperte per non far troppo rumore e nel mentre lui si muoveva in modo deciso tenendola per i fianchi e sbattendola, fino a sentirla fare un urlo soffocato. Poco dopo venne anche lui e io fuggii subito giù per timore che qualcuno poté andare in bagno.
Dopo un bel po’ di tempo si sentì infatti rumore del bagno e della doccia.
Scese Gianluca e mi vide sveglio nel divano. Era in boxer e mi disse:
“Hey Dany, tutto ok?”
Io, facendo finta di essere rincoglionito: “Ciao Gianluca. Certo! Ma mi sono addormentato? Dov’è Ely?”
“Sì, … hai fatto almeno 3 orette di sonno… se non ti dispiace a Ely ho offerto di farsi una doccia e dopo di coricarsi nel mio letto; se non ti dispiace io sto qua con te, va bene?”
“Certo povera …”
Così stavolta mi addormentai veramente per altre due ore buone.
Al mio risveglio era già mattina inoltrata, Gianluca era in salone che preparava il tutto per la colazione quando Ely scese con addosso una sua camicia che le faceva praticamente da vestito. Fu un colpo per me. Lei mi diede un bacio e si sedette al tavolo con noi per bere un caffè.
Per tutto il tempo non mi guardò negli occhi e la situazione era un po’ gelida in quel salone.
Finita la colazione lei andò a prepararsi e Gianluca mi chiese se ci rivedevamo la sera.
Risposi che glielo avrei fatto sapere e io e Ely salimmo in macchina per ritornare a casa.(continua)
-
2
La mattinata passò normalmente, sistemando tutte le cose portate per la permanenza e pulendo un po’.
Ma io, in cuor mio, non vedevo l’ora di vedere i link le aveva mandato l’amica.
Finalmente arrivò l’ora di pranzo, lei si mise a cucinare e io a preparare il tavolo e finalmente Elisabetta disse che bisognava vedere quello che mi sveva promesso.
Accese la tv, una smart tv; andò su internet per aprire Youporn, inserì un titolo nella ricerca e schiacciò il tasto play.
Il video partì con una ragazza vestita in latex nero lucido, tacchi vertiginosi e passo sexy e deciso, accompagnato dal rumore dei tacchi lungo un corridoio.
La ragazza arriva a una porta, entra. Nella stanza c’era un ragazzo completamente nudo, in ginocchio e con un collare di ferro legato con una catena al muro.
La donna si avvicina a lui che inizia a leccarle i piedi e i tacchi. Lei lo gratificava come fosse un cane … un po’ come Elisabetta aveva fatto il giorno prima e quella mattina con me.
Già vedendo quella scena mi vennero dei brividi.
In seguito la donna lo libera, si distende su una poltrona dove lui corre subito a baciarla e leccarla in mezzo alle gambe, per poi concentrarsi là, sulla sua figa.
Io seguivo il video non era come mi accadeva ogni tanto guardando qualche filmino porno sul cellulare, ma su uno schermo di 40vpollici in HD!
Non riuscivo a mangiare e rimanevo ipnotizzato da quelle scene.
Dopo quel video Elisabetta ne fece partire degli altri, più o meno simili e con modi di fare che richiamavano i momenti vissuti da me con lei negli ultimi due giorni. Non so come mai facesse, ma al contrario di me lei mangiava tranquillamente e con molta naturalezza, mentre io avevo lo stomaco bloccato.
Me ne accorsi solo dopo un po’ che avevo il cazzo già di marmo. Anche lei se ne accorse e allora esordì dicendomi:
“Beh? Come mai non mangi? Troppo intento a seguire e troppo eccitato?”
Cavoli! Come potevo dire di no? Era evidentissima la cosa: anche se non mi era mai capitata e per me era contro natura, quella situazione mi stava facendo impazzire! E allora risposi imbarazzatissimo con un timido “Sì”.
Lei allora mi aprì i pantaloni e me lo tirò fuori. Guardandomi il membro disse in tono beffardo:
“E ti piace pure molto!!!!”
Poi aggiunse;
“Ti ricordi il testa o croce fatto ieri?”
“Si certo!”
“Beh … guarda la moneta che ho usato ….”
Tirò fuori la moneta e me la mostrò. Era una vecchia moneta da 100 lire con però 2 teste….
“Ma ha 2 teste!”
“Eh sì … vedi che ho pensato a tutto?”
Io allora replicai un po’ seccato: “Non è stata una cosa leale e così non va bene! Me ne avresti dovuto parlare!”
“Tu non avresti capito e anzi non avresti affrontato bene la cosa! E invece ora guardati! Sei tutto eccitato per certe situazioni!” e così dicendo me lo riprese in mano e lo iniziò a muovere con fare suadente.
Io balbettai: “Sì, ma così mi sento preso in giro … e soggiogato!”
“Beh… questa è la parte migliore non credi? Sei stato ridotto ai miei piedi! E la cosa ti eccita da morire, dai non negarlo! Quindi ora ti metto io di fronte a una scelta, però devi decidere senza usare la testa, ma di cuore e d’istinto… capito!?”
“E in cosa consiste la scelta?”
“Semplice! O non faremo mai più niente di tutto ciò, oppure rifacciamo il lancio della moneta, così puoi avere la possibilità di riscattarti. Oppure abbassi lo sguardo e mi chiedi scusa e ammetti che vuoi rimanere così, cioè il mio dolce e ubbidiente schiavetto. Pensa però che non ci sarà un limite di tempo come ieri o stamattina, ma sarà così fino a quando andrà bene a entrambi…. ti dò massimo un minuto di tempo…”
Cavoli era un’ardua scelta. L’opzione di tornare a prima non l’avevo neanche presa in considerazione, ma quella di una possibile vendetta sì. Però pensavo anche “ma che vendetta?”. Ero eccitato come non lo ero da tempo e poi aveva scelto pure una bella situazione: porno a tema di seguito per oltre un’ora. In più continuavano a scorrere nella tv e lei al momento della proposta aveva il mio cazzo in mano e lo muoveva con fare suadente. E con lo stesso fare suadente erano la sua voce e il suo sguardo.
Era evidente che fosse una trappola, una piacevole trappola; e io non avevo via d’uscita! E allora con voce un po’ rauca e rassegnata dissi:
“Mi scusi mia Signora non volevo offenderla …”
“Bravo … così ti voglio …”
E così facendo prese a baciarmi con molta foga nel mentre che muoveva la sua mano sempre di più.
Io ero come in trance, e nelle sue mani … difficile non ammetterlo. Venni quasi subito scoppiando letteralmente. E lei in tono compiaciuto e divertito disse:
“Ma come? Già venuto!?!? Complimenti eh?”
“Merito tuo, lo sai!”
“Beh… grazie! Però ti ricordi ieri a quest’ora che dovevi fare? Dai, muoviti ora, completamente nudo e a fare i piatti!!!!”
“Sì signora”.
Mi misi a sistemare subito la cucina mentre lei andò nella zona notte.
Terminato di lavare i piatti e riassettare andai subito da lei, che mi attendeva già nel letto, per soddisfarla come sempre con la mia bocca. Però notai una cosa: si era completamente depilata! Non lo aveva mai fatto prima. Allora le chiesi come mai e lei disse che era per sentirsi ancora più comoda e per farmela gustare meglio.
In effetti aveva ragione, mi rendeva il compito ancora più semplice e piacevole.
Anche il quel momento fui costretto a stare là per 2 suoi round, che nel complesso durarono almeno 1 ora e mezzo.(continua)
-
Sara si mise in testa al nostro gruppetto e la seguimmo in fila indiana, io
dietro di lei e Mattia per ultimo, quasi a cercare di stare alla larga da me.
Entrammo.La sala in questione era molto ampia, con una decina di biliardi quasi tutti
occupati. Sara si rivolse a Roberto, uno degli amici di mio nipote” Vai a prendere uno dei due tavoli liberi. Svelto, prima che occupino anche
quello” Roberto si diresse verso il grosso bancone dietro il quale si trovava
un uomo calvo e piuttosto corpulento. Doveva essere lui il proprietario o
comunque il gestore. Guardai Sara un po’ meravigliato, ma ormai nemmeno tanto” I tuoi amici fanno sempre quello che tu dici loro senza mai controbattere?”
” Ti meraviglia? Si, fanno sempre quello che io dico loro” Era proprio da
prendere a schiaffi. Prima lei poi quei quattro coglioni che le facevano da
cavalieri serventi. Li osservai. Eppure, erano tutti dei bei ragazzi che
potevano avere ragazze anche molto carine senza nessun problema. Possibile che
si fossero cosi’ rimbecilliti? La schiettezza di Sara era talmente abnorme che
cominciavo a pensare cose strane. Mi veniva in mente di tutto, che li avesse
sedotti ad esempio e che poi li tenesse sul filo del rasoio facendo di loro
una specie di prigionieri del sesso. Certo, rimaneva il mistero delle percosse
che era la cosa piu’ importante da scoprire, ma anche questo mistero mi stava
intrigando. E soprattutto mi stava innervosendo nel vedere Mattia come un
ebete accondiscendente. Intanto, Roberto torno’” Abbiamo il biliardo numero nove, Sara”
” Bene! Tu hai detto di essere un campione, vero?” Sara si era rivolta verso
di me sorridendo sardonicamente. Un campione non lo ero, ma me la cavavo,
anche se ormai da qualche anno non prendevo una stecca in mano, ma quel
sorriso mi stava mettendo in difficolta’” Mi piacerebbe fare una partita con mio nipote” dissi, evitando di rispondere
alla sua domanda” Mattia non gioca. Se vuoi giocare, fallo contro di me. Oppure te la stai
facendo sotto” Stavo cominciando ad incazzarmi sul serio” E chi sei tu per sapere se lui vuole giocare o meno?”
” Domandaglielo. Anzi, lo faccio io. Mattia, vuoi giocare contro tuo zio?”
Vidi per un attimo lo sguardo di mio nipote cercare quello della ragazza,
quasi come se stesse cercando delle risposte che da solo non avrebbe saputo
darmi e poi si rivolse verso di me” Veramente no, Sara. Io non gioco. Mi dispiace zio” Aveva parlato con un filo
di voce. Possibile che tutto quello che dicesse Sara andasse bene? Andai verso
di lui e lo presi per un braccio” Vieni Mattia, allontaniamoci un po’. Devo assolutamente parlarti”
” No zio. Non devo dirti niente” Sara ci guardo’ sorridente
” Vai Mattia. Tuo zio vuole parlarti. Magari saranno cose da uomini. Quanto a
te, Stefano, io intanto faccio dei tiri di prova in attesa che tu ti degni di
giocare contro una ragazza. Se ne hai le palle” Come d’incanto, appena la
ragazza aveva terminato di parlare, mio nipote si lascio’ trascinare lontano
da Sara e dagli altri ragazzi e, appena fummo abbastanza lontani, lo
apostrofai” Ma insomma Mattia. Ma che cazzo avete tutti e quattro? Sembrate cagnolini
che scodinzolano aspettando una carezza della loro padrona. Degli altri tre
m’interessa fino ad un certo punto, ma tu sei mio nipote e non riesco a
sopportare che tu faccia tutto quello che lei ti dice. Ma che razza di uomo
sei? Possibile che ti sia preso una cotta cosi’ grande da non farti vedere in
che modo ti comporti? Se tutti e quattro vi siete innamorati di Sara,
mettetela alle strette e ditele chi di voi debba essere il prescelto e se non
fossi tu, chi se ne frega. E’ vero, � carina, molto carina, direi che e’
proprio una bella fighetta, ma ce ne sono in abbondanza di tipe del genere. Tu
sei un bel ragazzo, non dovresti avere problemi in tal senso. E poi e’ troppo
sboccata. Insomma, questa e’ l’idea che mi sono fatta, se non e’ cosi’
spiegami cosa sta accadendo perche’ mi sta dando fastidio vedere come ti
comporti al suo cospetto” Avevo parlato tutto d’un fiato e Mattia mi aveva
ascoltato senza interrompermi a testa bassa, poi alzo’ la testa e mi fisso’
negli occhi” Se ti da fastidio il mio comportamento, non so che farci. Anzi, sai che ti
dico? Che e’ meglio che te ne vada zio Stefano” Lo presi di nuovo per un
braccio” Ma come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo. Se sono venuto con
voi e’ perche’ ti voglio bene e voglio scoprire i motivi del tuo
comportamento, non perche’ voglio trascorrere una serata con dei ragazzi poco
piu’ che adolescenti. Tua madre mi ha detto tutto, mi ha detto che ci sono dei
ragazzi che regolarmente te le danno di santa ragione e io voglio sapere chi
sono” Mattia indietreggio’ di qualche metro, mentre il suo volto cambiava
espressione. Sembrava quasi che stesse per piangere. Quel ragazzo era
terrorizzato” Vattene zio Stefano, vattene per favore. Lo dico anche per te. Ti prego” Lo
abbracciai teneramente” Chi cazzo ti ha terrorizzato in questa maniera? Mattia, devi confidarti con
me”” E’ meglio che rientriamo. Finiamo questa maledetta serata e poi non
intrometterti piu’ nella mia vita privata. Sono abbastanza grande da sapermela
cavare da solo” S’incammino’ verso i suoi amici ed io lo seguii
malinconicamente. Non ero riuscito a sapere nulla se non che mio nipote era
letteralmente terrorizzato da qualcuno. Sara intanto era chinata sul biliardo
con la stecca in mano. Sembrava saperci fare, almeno considerando la sua
postura e la presa sulla stecca. Si volto’ verso di me e poi si mise seduta
sul bordo del biliardo” Allora? Finito il consiglio di famiglia?” Feci cenno di si e lei prosegui’
“E allora facciamoci questa partita”” D’accordo, facciamoci sta benedetta partita” acconsentii
” Cosa ci giochiamo?”
” Ma cosa vuoi giocarti! Non mi sembra il caso” ribattei. Lei si alzo’ e venne
vicinissima a me, a pochi centimetri. La sua bocca era pericolosamente vicina
alla mia e il suo profumo era intenso e inebriante” Non hai le palle, vero? Hai paura di perdere con una ragazza” Mi allontanai
per non stare troppo vicino a lei. Quella ragazza era una diavolessa
tentatrice ed io non avevo alcuna intenzione di cadere nella sua rete, ma non
potevo neanche farle credere che mi mancasse il coraggio di scommettere
qualcosa sulla mia abilita’ di giocatore di biliardo” D’accordo. Se questo e’ quello che vuoi, giochiamoci qualcosa”
” Perfetto! Ho un’idea, allora. Chi vince potra’ chiedere qualsiasi cosa a chi
perde”” Mi sembra una stronzata”
” Tranquillo! Non intendevo soldi o cose del genere. Parlo di azioni, di
gesti. Se dovessi vincere te, potrai chiedermi qualunque cosa, anche di
portarmi a letto ed io potro’ fare altrettanto. Credo che ti obbligherei a
portarmi in giro sulla tua Mercedes per tutta la notte. Che ne dici?” Rimasi
interdetto. Da una parte mi dicevo che non avrei potuto perdere contro una
ragazzina, ma se avessi perso? Cosa poteva chiedermi quella pazza? Non credevo
ad un giro in macchina, ma non potevo tirarmi indietro ed accettai.
Sicuramente avrei vinto io e non sarebbe sorto alcun problema” Ok. A cosa vuoi giocare?”
” All’americana. Ci sai giocare?”
” E’ il gioco che preferisco” Presi anch’io una stecca, ne coprii la punta col
gesso e poi misi il triangolo a circondare le palle. Quindi, le feci cenno con
la mano che le avrei concesso la sbocciata. Sara sboccio’, senza mandare
alcuna palla in buca e quindi tocco’ a me. Chiamai la palla numero sette in
buca d’angolo e ce la mandai. Sara sorrise” Bene! Le tue sono dal due all’otto e le mie dal nove al quindici” Poi si
rivolse ad Andrea “Vai a prendere due birre e falle mettere sul conto.
Paghera’ chi perde” Ancora una volta, il ragazzo si alzo’ e fece quanto Sara
gli aveva ordinato, senza obiettare alcunche’. Quella ragazza sembrava avere
un potere enorme nei confronti di tutti e quattro i ragazzi e questo mi faceva
innervosire. Io ero sempre stato abituato a trattare le donne dall’alto in
basso, le avevo fatte innamorare e le avevo lasciate quando mi avevano
stancato. Non ero un maschilista vero e proprio, ma volevo essere io ad avere
in mano la situazione e soprattutto il predominio con l’altro sesso. Ma
intanto, la partita, dopo il mio brillante avvio, si stava per mettere male.
Sara era molto brava ed ogni palla che mandava in buca l’accompagnava con un
sorriso di scherno nei miei confronti. Una dietro l’altra, le sua palle
finivano regolarmente nelle buche da lei indicate e si ritrovo’ con l’ultima
palla mentre a me ne mancavano ancora tre. Non potei fare a meno di ammettere
che lei fosse di un altro pianeta, rispetto a me. Forse la mia mancanza di
allenamento avevano acuito questa differenza tra di noi, ma sicuramente era
piu’ brava di me, riuscendo a fare colpi che non appartenevano al mio bagaglio
di giocatore di biliardo. Sara osservo’ la posizione della sua ultima palla,
bevve un altro sorso di birra e poi si rivolse ai suoi amici” Osservate come zio Stefano perde la partita. La uno di calcio al centro” La
osservavo, ammaliato e nello stesso tempo infastidito da quella sua sicurezza.
La palla gialla, quella contrassegnata dal numero uno, colpita dal pallino
bianco con maestria da Sara, lentamente si accomodo’ nella buca centrale.
Aveva vinto la partita” Ok, devo dire che sei veramente brava” ammisi ” Sono pronto a pagare la
scommessa. Dove vuoi andare?” Lei mi guardo’ col suo stramaledetto sorriso” Intanto, comincia col pagare il tavolo e le birre. E’ quello il primo passo
che spetta al perdente. Noi ti aspettiamo fuori”Pagai il conto. Avrei voluto pagare cento volte quella misera cifra ma non
aver perso con Sara. Ed invece si era dimostrata superiore a me. Nettamente. E
non ci stavo proprio a perdere con una ragazzina di quasi la meta’ dei miei
anni. Tutto quanto mi aveva innervosito non poco, senza considerare il mistero
che incombeva su mio nipote. Uscii dalla sala da biliardo con la speranza che
Sara volesse veramente essere scarrozzata da una parte all’altra della citta’
e non avesse altre brutte idee in testa. Ma purtroppo, il mio sesto senso non
mi ingannava. Sia lei che i quattro ragazzi si erano allontanati di diversi
metri e si erano piazzati nel parcheggio antistante la sala, dove avevamo
lasciato le nostre auto. Si era fatta ormai mezzanotte e mezza e non c’era
nessuno in giro, a parte noi. Sara mi fece cenno con il braccio di
raggiungerla. Da lontano, potei notare come il suo corpo fosse decisamente
armonioso e strutturato molto bene. Se non fosse stato per quelle spalle
troppo larghe da nuotatrice, lo avrei potuto definire perfetto, almeno
all’apparenza. Non mi piacevano infatti le donne troppo sportive e preferivo
quelle con le curve piu’ armoniose oppure quelle longilinee sul tipo delle
modelle, ma a parte i miei gusti personali era veramente una gran bella
ragazza. Stronza, ma decisamente attraente. Mi avviai in quella direzione e
Sara mi accolse col suo solito sorriso ironico. Mi venne di nuovo vicinissima.
Potevo sentire il suo respiro in quel modo. Mi prese la giacca con la sua mano
destra” Sei pronto a pagare il tuo debito?”
” Ok. Dimmi dove vuoi andare e ti ci portero'”
” Voglio andare a casa tua” Mi allontanai da lei
” No Sara, avevi detto che se avessi vinto avresti voluto soltanto fare una
passeggiata” Lei si riavvicino’ prendendomi le mani tra le sue. Ormai avevamo
le nostre bocche ad un centimetro” Ho cambiato idea” disse semplicemente e poi sentii le sue labbra. Erano
calde, dolcissime e mi piacevano. Molto piu’ di tutte le altre donne che avevo
avuto. Erano vive e piene di desiderio. La sua lingua esplorava sapientemente
la mia bocca e per qualche secondo mi abbandonai a quel bacio ma poi mi resi
conto che non potevo. Lei era troppo piccola per me e c’era mio nipote a
guardarmi. Non potevo proprio. Le diedi una leggera spinta e l’allontanai” E’ sbagliato, Sara. Me ne vado a casa”
” Non fare lo stronzo. Lo so che ti piaccio. Pensi che non mi sia resa conto
che avevi gia’ il cazzo dritto. Oooops ho detto di nuovo cazzo”” Ma che razza di ragazza sei? Hai un linguaggio da scaricatore di porto e
stai cercando di circuirmi davanti a tutti i tuoi amici. Sfogati con loro se
proprio non riesci a tenerti le mutandine indosso” sbottai” E chi ti dice che abbia le mutandine? Senti Stefano piantiamola. Hai fatto
la figura dell’uomo per bene che non se la sente di andare con la Lolita di
turno, ma adesso e’ giunto il momento che tu ti arrendi all’evidenza. Io
voglio scopare con te e tu non vedi l’ora di farlo con me, percio’ basta!
Prendi le chiavi della macchina e andiamo a casa tua” La guardai con rabbia” Adesso basta lo dico io. Tu non mi dai ordini, e’ chiaro? Non sono uno dei
tuoi amici che tratti come fantocci. Vattene con loro e non mi rompere piu'”
Cercai le chiavi della mia macchina nella tasca dei pantaloni e tolsi
l’antifurto per potermene andare al piu’ presto quando sentii la voce di Sara” Tu non vai da nessuna parte, brutto figlio di puttana. Tu mi hai rifiutata?
Tu non hai nemmeno la piu’ pallida idea di cosa hai fatto. Nessuno puo’
rifiutarmi. Io ti faro’ pagare caro quest’affronto. Ti giuro che ti faro’
piangere sangue. Non volevo farlo con te. Non volevo essere con te come sono
stata con loro, ma adesso tu la pagherai” Mi voltai. Aveva alzato il tono
della voce ed il suo sorriso era scomparso. Ora aveva un ghigno che mi fece
quasi rabbrividire e i suoi occhi sembravano spiritati. Osservai anche i
quattro ragazzi che fino a quel momento erano stati in silenzio. Sembravano
preoccupati, molto preoccupati. No anzi, erano impauriti. Che diavolo stava
succedendo? Stavo pensando se rispondere ed eventualmente cosa dire a Sara,
quando lei mi precedette. Si rivolse prima a me” Scommetto che era tutta una finzione la tua. Volevi stare con noi per
scoprire cosa succede a tuo nipote, vero? Ora lo scoprirai perche’ prima di
riprendermela con te lo faro’ con lui. Osserva cosa succede al tuo adorato
Mattia” Volto’ la testa e guardo’ in direzione dei ragazzi ” Mattia, vieni
immediatamente qui'” Mio nipote la guardo’ terrorizzato” Ti prego Sara, non ho fatto niente” Sembrava implorarla ed io non capivo
cosa stava accadendo. Perche’ Mattia non si faceva risentire e non la mandava
a quel paese?” Ti ho detto di venire qui'” ripete’ la ragazza con tono deciso. Stavolta era
un ordine vero e proprio e non una richiesta fatta con tono deciso come aveva
fatto fino ad allora. Mattia, a malincuore, le obbedi’, facendo un passo alla
volta, molto lentamente. Sembrava che stesse andando al patibolo ed io lo
osservavo piu’ incazzato che mai, ma quasi ipnotizzato dall’evolversi di
quella strana situazione. Sara si era messa con le mani sui fianchi,
attendendo che mio nipote arrivasse davanti a lei ed appena gli fu di fronte
gli afferro’ il polso con la sua mano sinistra e con la destra lo colpi’ con
un manrovescio terribile” Lo sai che non mi piace ripetere lo stesso ordine per due volte” Disse a mio
nipote tranquillamente, mentre la testa di Mattia si era girata come quella di
un pupazzo dopo quello sganassone e mentre una grossa ferita si era aperta sul
suo labbro superiore. Tra la mia meraviglia, il ragazzo si mise a piangere
come un bambino” Per favore Sara, ti prego, non picchiarmi” Pazzesco! Non potevo credere ai
miei occhi. Non poteva essere vero quello che stavo ascoltando. Mi avvicinai a
loro. Avevo intenzione di gettarmi addosso a quella pazza e di prenderla a
sberle e solo il timore di una denuncia per violenza nei confronti di una
giovane donna mi trattenne. Guardai mio nipote con disappunto” Che cazzo fai Mattia? Ribellati! Come puoi accettare una cosa simile?
Prendila tu a sberle questa puttanella” Sara si volse verso di me” Pagherai anche per avermi chiamata puttanella, stronzo” Poi guardo’ di nuovo
Mattia, sorrise e lo schiaffeggio’ nuovamente con violenza quindi, con il
braccio che teneva il polso del ragazzo, effettuo’ una lieve torsione.
Stavolta Mattia urlo’ dal dolore e Sara lo costrinse in poco tempo ad
inginocchiarsi di fronte a lei” Hai capito adesso perche’ questo cazzone di tuo nipote e gli altri tre
cazzoni tornano a casa pesti? Perche’ prendono un sacco di botte da me” Era
troppo! Non capivo perche’ Mattia e gli altri ragazzi non si ribellavano, non
capivo perche’ accettavano persino le percosse da parte di una ragazza. Cosa
c’era sotto? Decisi di intervenire io stesso. Al diavolo un’eventuale
denuncia. Mi avvicinai a Sara e le presi il braccio col quale stava
costringendo Mattia in ginocchio nel tentativo di toglierlo e di liberare mio
nipote. Credevo che la cosa fosse di una facilita’ estrema e non forzai la
presa, ma mi accorsi che non riuscivo a farle aprire quella presa. Non era
possibile. Ero forte e robusto, allenato e soprattutto maschio, non potevo
trovare tutte quelle difficolta’. Nel frattempo, Sara si era voltata verso di
me sorridendo” Ti meraviglia, stronzone? Te l’avevo detto che non hai nemmeno la piu’
pallida idea di cosa hai fatto” Mi meravigliava? Ero praticamente sconvolto.
Le afferrai la mano con tutte e due le mie, ma la situazione non cambiava. Non
riuscivo a fare nulla se non a farla ridere di piu’. Indietreggiai di qualche
metro guardandomi le mani con nervosismo, mentre Mattia ormai era in preda ad
una crisi di pianto vera e propria. Pregava Sara di smetterla, che lui non
aveva fatto nulla e che l’idea di aggregarsi a loro era stata mia e che non
aveva mai detto niente a nessuno. Malgrado tutto quello che stavo osservando e
che stavo vivendo sulla mia pelle, ancora non riuscivo a comprendere bene.
Perche’ non ero riuscito a farla smettere? Forse le avevo preso la mano nel
modo sbagliato, ma perche’ Sara era cosi’ sicura di se stessa? Mi guardai
intorno cercando una risposta che non potevo trovare, anche se ormai era tutto
evidente. Lei intanto mollo’ la presa su Mattia” Alzati, cazzone” gli ordino’ e mio nipote, ancora piangente, le obbedi’ ma
appena lo fece, Sara si giro’ su se stessa e, con uno stile inappuntabile,
forse di karate o forse di qualche altra arte marziale, lo colpi’ in pieno
petto con un calcio mandandolo diversi metri lontano a sbattere contro una
delle macchine parcheggiate. Corsi verso di lui. Era sofferente ma sveglio e
gli poggiai il mio braccio sotto la sua testa per sollevarla” Oddio santo, Mattia, come stai? Rispondimi, ti prego” Lui mi guardo’ con
quello sguardo dolce che conoscevo perfettamente” Vattene, zio Stefano. Vattene! Forse sei ancora in tempo. Chiedi perdono a
Sara e forse lei ti lascera’ andare e la tua vita non diventera’ un inferno
come la nostra” Una rabbia enorme s’impadroni’ di me. Posai con delicatezza la
testa di Mattia sull’asfalto e mi diressi verso Sara. Non m’importava piu’ che
lei fosse una ragazza. Faceva karate? Bene, io facevo pugilato ed ero un uomo.
Mi avvicinavo a lei pensando solo che volevo farle del male, volevo farla
piangere come aveva fatto lei con mio nipote ma, quando mi trovai a poco meno
di un metro da lei, tutta la mia baldanza si sgretolo’. Lei mi attendeva con
le mani sui fianchi e col suo sorriso ironico” Ancora non hai capito un cazzo, vero zio Stefano? Beh, e’ giunto il momento
che tu mi conosca” Tolse le sue mani dai fianchi e avanzo’ verso si me. Non
sapevo come affrontarla. Se fosse stato un uomo l’avrei preso a pugni ma, lei
era una ragazza, una bellissima ragazza. L’avrei affrontata solamente con la
mia forza fisica stando attento a non incappare in qualche colpo del suo
karate. Sara mi lascio’ fare e ci prendemmo le mani incrociando le nostre
dita, come nel piu’ classico dei combattimenti di lotta libera. Pensai che, a
quel punto, tutto sarebbe stato semplice, dimenticandomi di come non fossi
riuscito a farle perdere la presa su Mattia pochi secondi prima. Intendevo
stringerle le dita piegando i miei polsi e farle provare dolore,
costringendola ad inginocchiarsi ed iniziai a stringere, ma Sara non recedeva
di un millimetro e, soprattutto, quel suo maledetto sorriso non accennava a
diminuire. Cominciai a spingere, mettendoci tutta la mia forza, ma le sue
braccia rimanevano nella stessa posizione” Cominci a capire, zio Stefano? Cominci a capire che io sono molto piu’ forte
di te? Il tuo cervellino ha compreso quali sono le mie potenzialita’? No?
Bene! Ora te ne faro’ vedere una minima parte” Il suo sorriso scomparve ed
inizio’ a far leva. Cominciavo a capire. La sua forza era incredibile. Cercai
di indietreggiare per offrirle piu’ resistenza, ma le sue dita si erano
strette a tenaglia sulle mie ed iniziavo a sentire un dolore incredibile. Mi
dicevo che non era possibile, che non poteva essere reale quello che stavo
vivendo, ma il dolore che Sara mi faceva provare era vero, intenso e non mi
raccapezzavo. Scivolavo pian piano a terra, costretto dalla sua morsa e non
potevo fare nulla. Mi ritrovai in ginocchio al suo cospetto e Sara mi lascio
la mano sinistra, quella che lei teneva con la sua destra, mentre con l’altra
continuava a fare pressione costringendomi in quella posizione. Aumento’ la
sua pressione e dovetti arcuare la mia schiena non riuscendo in alcun modo a
contrastarla. Dopo qualche secondo che mi parve eterno, la sua presa sembro’
allentarsi ed io cercai di approfittarne per rialzarmi ma, appena provai a
farlo, la sua mano ricomincio’ a stringere come prima” In ginocchio, cazzone e bacia i miei piedi”
” Vaffanculo” le dissi facendo leva sul mio orgoglio e per tutta risposta mi
arrivo’ uno schiaffo tremendo dato con la sua mano libera che non mi fece fare
un capitombolo soltanto perche’ lei continuava a tenermi fermo con l’altra sua
mano, mano che improvvisamente si strinse ancora piu’ a tenaglia sulla mia
facendomi urlare dal dolore. Ormai, la mia mente era completamente offuscata,
l’impossibilita’ di fare qualsiasi movimento era psicologicamente
insopportabile, cosi’ come era insopportabile l’idea che una ragazza che
pesava almeno venticinque chili meno di me potesse essere in grado di fare
tutto questo. Eppure, ci riusciva con una facilita’ disarmante, a dispetto di
ogni logica” Ora aumento pian piano la mia pressione fino a spezzarti il braccio, a meno
che tu mi dirai che sei pronto a baciare i miei piedi. Ti conviene sbrigarti
ad accettare” La sua voce era calma, sempre intrisa di quell’ironia che aveva
abbandonato solo nel momento in cui l’avevo rifiutata. Oh Dio, fossi potuto
tornare indietro nel tempo! Avrei fatto l’amore con lei tutta la notte, avrei
dato un calcio a tutte le remore che avevo avuto ed invece ero li’, in
ginocchio ai suoi piedi, ancora incapace di credere a quello che stavo
vivendo. Come aveva detto, inizio’ a stringere ancora di piu’. Lottavo con
tutte le mie forze, ma ero incapace di alimentare una qualsiasi opposizione
malgrado mi aiutassi anche con la mia mano libera ed il dolore era sempre piu’
consistente. Il braccio cominciava a girarsi e mi resi conto che non potevo
fare nulla. Urlai” Lo faro’, Sara, lo faro’. Ti bacero’ i piedi, ma basta, ti prego”
” Lo vedi cazzone? Era soltanto una questione di tempo. Comunque, per te io
sono <signorina Sara>. Non trovi giusto che tu mi porti il rispetto che
merito?” Ero stordito, ma per interrompere quel dolore avrei fatto qualsiasi
cosa” Bacero’ i suoi piedi, signorina Sara, ma per favore, basta” Il mio orgoglio
era ormai del tutto scomparso. Per la prima volta nella mia vita, mi arrendevo
completamente. Non l’avevo fatto mai, sia nella vita di tutti i giorni,
lottando con accanimento per arrivare ad avere un buon lavoro ed un ottimo
stipendio, sia con le donne, riuscendo sempre a conquistare quella che io
volevo avere, sia nello sport. Avevo perso a volte, ma sempre con l’onore
delle armi e sempre con la voglia di rivincita, ma quella ragazza mi aveva
annullato completamente in pochi secondi. La sua superiorita’ era stata
talmente schiacciante che non avrei potuto fare a meno di ammetterlo con me
stesso. Sarei voluto essere il piu’ lontano possibile da quel sorriso
sardonico e da quelle mani d’acciaio. Come poteva una ventenne avere una
potenza del genere? Una ragazza filiforme, non magra ma tutt’altro che grossa?
Era una cosa inspiegabile. Le sue spalle leggermente piu’ larghe del normale
non bastavano a fornire una spiegazione plausibile. Ma non era certo quello il
momento di cercare di capire. Aspettavo che Sara accettasse le mie scuse e la
mia sottomissione. Solo questo contava. La osservavo dal basso in alto, con lo
sguardo implorante e finalmente lei fermo’ la sua pressione, pur rimanendo
sempre con la sua mano stretta intorno alla mia. Una mano piccola, molto
femminile ma che sembrava non avere limiti di potenza. Da quel momento, il
dolore inizio’ ad essere piu’ sopportabile e Sara mi afferro’ per i capelli
costringendomi a guardarla di nuovo” Ma che bravo, zio Stefano. Lo vedi che con le buone maniere si ottiene
tutto? Ed ora slaccia la mia scarpina destra e bacia il piede” Con l’unica
mano a mia disposizione, riuscii a slacciarle il sandalo ed iniziai a baciarle
il piede. Che umiliazione! Mi sembrava assurdo che proprio io stessi facendo
una cosa del genere, ma purtroppo non era finita. Dopo averle baciato ogni
piu’ piccola parte del suo piede, passai all’altro sandalo, credendo di aver
terminato, ma lei mise il suo piede nudo completamente sulla mia faccia” Oh no mio caro. Ancora non sono soddisfatta. Succhia per bene tutte le dita,
altrimenti…..” Accompagno’ l’ultima parola aumentando la sua pressione sulla
mia mano e sentii il braccio che si torceva in modo innaturale. Urlai di nuovo
dal dolore” Lo faccio signorina Sara, lo faccio. Per favore…..” Afferrai di nuovo il
suo piede e succhiai le sue dita come lei mi aveva ordinato e il braccio
torno’ ad avere una posizione quasi naturale. Ripetei l’operazione con l’altro
piede e poi rimasi in trepidante attesa. Ed ora? Mi avrebbe lasciato andare?
Sembrava proprio di si perche’ finalmente lei mi lascio’ e mi ordino’ di
alzarmi, cosa che feci con grande fatica, massaggiandomi il braccio
indolenzito e le dita della mano completamente intorpidite. Non sapevo cosa
fare mentre lei si avvicino’, come sembrava fosse una sua abitudine, a
pochissimi centimetri da me” Sei sconvolto, povero Stefano? Pensa a quanto sei stronzo. In questo momento
potevamo stare a rotolarci sul tuo letto a farci una magnifica scopata ed
invece mi hai costretta a scoprire il mio piccolo segreto. Che te ne pare? Sei
sconvolto, vero? Oh certo, scommetto che ti domandi come sia possibile che una
ragazza di diciannove anni come me possa avere una forza fisica nettamente
superiore a quella di uno stallone come te. Eppure e’ cosi’, mio caro. E non
solo. Sono abilissima nelle arti marziali, come hai potuto notare dal modo in
cui ho colpito il tuo nipotino. Povero Mattia. Pero’ non preoccuparti per lui,
l’ho appena toccato e posso garantirti che non subira’ conseguenze. Fino a che
loro faranno tutto quanto io ordino, non li ammazzero’ di botte. Pero’ e’ un
vero peccato che tu mi abbia rifiutata. Non puoi capire quanto tu mi attizzi e
non e’ detto che prima o poi io ti scopi, ma prima io faro’ diventare la tua
vita un inferno” Mi prese dietro al collo e mi spinse contro le sue labbra.
Dio che idiota ero stato. Ancora una volta il bacio mi era piaciuto
immensamente ed aveva pienamente ragione. Se non mi fossi fatto tutti quegli
scrupoli, adesso staremmo a fare sesso e avrei trascorso tutto un’altro tipo
di serata” Hai ragione Sara, ricominciamo daccapo. Hai ragione tu, ti desidero e sono
stato uno stronzo. Ma era solo una questione di differenza di eta’ e temevo di
fare uno sgarbo a questi ragazzi, ma in realta’ tu mi piaci immensamente” Le
avevo detto la verita’, ma avevo anche la speranza di terminare quest’incubo
ma sentii la sua mano stringersi sul retro del mio collo e di nuovo un dolore
tremendo avviluppare l’intero mio corpo” Troppo tardi, cazzone. Ora ti riempio di botte. Per prima cosa ti avevo
detto di rivolgerti a me chiamandomi <signorina Sara>. Non l’hai fatto e
questa e’ gia’ una bella scusa per dartele di santa ragione. Ma forse ti avrei
picchiato lo stesso. Lo sai? Mi piace tanto picchiare i maschi, vedere la
meraviglia sul loro volto e distruggere completamente il loro orgoglio. Mi
eccita. Ci trovo lo stesso piacere di una bella scopata. Oh scusa se continuo
ad essere sboccata, ma proprio non ci riesco ad essere la signorina per bene
che tanto piacerebbe a te e ai miei genitori” Mi lascio’ il collo, ma proprio
mentre si stava mettendo in posa, uno dei ragazzi, piu’ precisamente Roberto,
la fermo’” Signorina Sara, sta uscendo gente dalla sala biliardo” Lei si fermo’ e gli
accarezzo’ il viso” Bravo Roberto. Tu rimani qui’ con Mattia e guarda se ha bisogno di aiuto. Vi
verremo a riprendere dopo. Tu Andrea, prendi la macchina e portiamo il nostro
amico al cimitero della macchine. Li’ non mi rompera’ il cazzo nessuno.
Valerio, vieni con me” Sara mi spinse con violenza dentro la macchina e monto’
accanto a me. Mi mise il braccio intorno al collo” Se provi a fare lo stronzo ed a cercare di scappare, sei finito. Non vorrai
togliermi il divertimento, vero?” Parlava col tono intriso di ironia e col
sorriso sulle labbra, ma ero certo che dicesse sul serio” Non provero’ a scappare” dissi semplicemente, mentre la mia mente cercava di
elaborare qualche possibile spiegazione a quello che mi era accaduto ed a
quello che stavo andando incontro. Mi aveva promesso un sacco di botte ed ero
ormai certo che l’avrebbe fatto o che comunque, ci avrebbe provato. Mi dicevo
che adesso che conoscevo il suo valore, avrei potuto affrontarla meglio e che
avrei venduto cara la pelle. Il mio orgoglio stava riaffiorando del tutto,
anche se rimaneva il mistero di come potesse aver sviluppato una forza del
genere” Bravo, zio Stefano, anche perche’ altrimenti dovrei riprendermela con
Mattia”” No, per favore” la implorai “Lui non c’entra niente. E’ un bravo ragazzo”
” Ma che zio amorevole! Ma lui e’ mio, cosi’ come lo sono questi due e quello
che fa compagnia a tuo nipote. Tutti e quattro sono miei. Ci vado a letto
quando voglio, li picchio quando ne ho voglia e soprattutto, pretendo che loro
facciano tutto quello che io ordino. E obbediscono, sai. Sono proprio quattro
bravi ragazzi, servizievoli e accondiscendenti”” Ci va anche a letto? Con tutti e quattro intendo?” Scoppio’ a ridere
” E ti meraviglia? Hanno vent’anni e dovranno pur scopare ogni tanto. E
siccome a me piace tanto fare sesso, li accontento. Ovviamente, loro possono
farlo solo con me e io invece posso andare con chi mi pare. E’ la legge del
piu’ forte, anzi, della piu’ forte ed io lo sono piu’ di loro quattro messi
insieme. A proposito, Mattia e’ in gamba sotto questo punto di vista. Puoi
stare tranquillo” No, non mi meravigliava piu’ niente ormai. Sara li aveva
schiavizzati, fisicamente, psicologicamente e forse sessualmente. Nessuno di
loro avrebbe avuto il coraggio di denunciarla. Come avrebbero potuto? Col
rischio di farsi deridere da tutti. Senza contare che Sara poteva sempre
negare ogni addebito e sostenere che era tutto falso. Era una ragazza e
avrebbero creduto a lei. Per non parlare della paura che ormai nutrivano nei
suoi confronti e del terrore di una sua eventuale vendetta. Paura del tutto
giustificata, paura che anch’io ormai nutrivo nei suoi confronti. Ma intanto,
sembravamo arrivati alla resa dei conti. La macchina si era fermata in uno
spiazzo desolato a fianco ad un cimitero delle macchine. Un cancello dipinto
di verde legato con un lucchetto ed una catena di ferro ci divideva
dall’interno di quel campo dove erano ammassati relitti di vetture. Sara, con
uno spintone, mi fece uscire dalla macchina di Andrea. Il posto era veramente
isolato e sentivo il cuore iniziare a battermi forte. Cosa voleva fare con me?
Non credevo che volesse uccidermi, ma era comunque il posto ideale per fare di
tutto, compreso riempirmi di botte come aveva promesso. Forse ancora non mi
rendevo conto completamente in che razza di situazione mi ero messo nel
rifiutarla, ma l’avrei scoperto entro pochi minuti.Fine seconda puntata