• Trasformo un nuovo schiavo etero in…

    Inviato da fottutoschiavo su 25/08/2025 20:52

    I

    Lo avevo incontrato spesso al bar alla mattina e mi guardava, sorrideva, ammiccava.
    Era un bell’uomo sui 35 anni, ben vestito, sicuro di sé, un maschio Alpha, almeno nei suoi pensieri.
    Io sono una bella donna, ho 50 anni e li porto molto bene. Mi tengo in forma e gli uomini mi guardano sempre mangiandomi con gli occhi.
    Decisi che doveva essere mio, ma nel modo che voglio io.
    Sarebbe stata la mia ennesima preda e sorrisi al solo pensiero di quello che gli avrei fatto.
    Gli lanciai qualche sguardo ed una mattina lo vidi arrivare al mio tavolo.
    – Buongiorno, vedo che lei viene spesso a prendere il caffè ed avevo piacere di conoscerla. Posso sedermi.
    – Prego, accomodati.
    – Sono Giulio, piacere. Posso offrirle qualcosa.
    – Sono a posto grazie. Sto già prendendo il caffè.
    Lo lascia fare il tentativo di presentarsi e di interessarmi a lui. In effetti era un bell’uomo, affascinante e molto sicuro delle sue qualità e doti.
    Dopo 5 minuti di chiacchierata, gli dissi che potevamo vederci nel tardo pomeriggio per un aperitivo.
    Lui accettò subito e se ne andò via tutto soddisfatto e tronfio.
    Sorrisi compiaciuta. Tutto procedeva come io avevo pianificato.
    Verso le 18,00 arrivai al bar e lo trovai seduto ad un tavolo ad aspettarmi.
    – Ciao. Sei arrivato in anticipo. Avevi così voglia di vedermi?
    Lo guardai seria e distaccata.
    Lui non si aspettava questo cambio di atteggiamento e fece finta di mantenere il controllo della situazione.
    – Mi interessava conoscerti meglio, ma sono arrivato un paio di minuti fa.
    Non era vero e lui e io lo sapevamo bene.
    – Ordiniamo e poi mi racconti qualcosa di te.
    Arrivarono i drink e lui incominciò a pavoneggiarsi dei suoi successi nel lavoro, nello sport e nella sua vita in generale.
    – Avrai anche un sacco di donne che ti girano intorno.
    – Beh, in effetti sono in tante a desiderarmi, ma sono selettivo e posso permettermelo.
    – Allora dovrei essere lusingata, se perdi tempo a prendere un aperitivo con me…
    – Certo che devi esserlo. Mi piace il tuo modo di porti, il tuo fascino e la tua bellezza. Sei diversa dalle altre donne che frequento.
    – Che complimento. Ti sei sprecato.
    – Non capisco. Volevo solo dire che sei una donna particolare, di un fascino unico.
    Sorrisi e lo guardai fisso negli occhi.
    – Non sai quanto sono diversa dalle altre donne che hai conosciuto. Molto diversa.
    In quel frangente si avvicinò un uomo. Elegante e molto curato, anche lui di una bellezza evidente.
    – Chiedo scusa. Perdonatemi. Miss Lara per favore avrei bisogno di parlarle. Non mi risponde al telefono, ai messaggi… Per favore. Mi scusi.
    L’uomo balbettava, si muoveva da un piede all’altro ed era rosso in viso.
    Lo guardai sorseggiando il mio cocktail con calma.
    Giulio mi guardava con aria interrogativa e guardava l’uomo divertito.
    Lascia passare un minuto e mi godetti la scena con estrema calma.
    – Se mi segui un’altra volta o mi importuni ancora, ti faccio scrivere dall’avvocato e ti denuncio. Vattene.
    – Noooo, La prego, La suppl…
    Giulio si alzò e disse all’uomo di andarsene con le buone, spingendolo via.
    Si sedette e mi guardò sorridendo.
    – Mi fanno pena le persone che non accettano di essere respinte o lasciate.
    Sorrisi e bevvi un altro sorso.
    – Non è come credi, ma lo capirai strada facendo. Tu hai capito bene una sola cosa di me: non sono come le altre. Ma non hai capito per quale motivo.
    – Allora dimmelo tu quale è il motivo.
    – No. Lo capirai.
    – Ora vai a prendermi un altro drink, non voglio chiamare il cameriere.
    Lui si alzò immediatamente e si diresse al bar.
    Mi preparavo a metterlo alla prova.
    Quando tornò con i drink, gli dissi che avevo lavorato tutto il giorno e mi facevano male i piedi. Avevo bisogno di un massaggio.
    – Immagino e capisco, con quei tacchi, avrei male anch’io. Ti ci vorrebbe un bel massaggio rilassante.
    – Ecco bravo, fammi un massaggio rilassante.
    Mi tolsi la scarpa e sotto il tavolo feci salire il piede lungo la gamba e arrivai a sfiorargli il cazzo, che si stava indurendo.
    Lui mi guardò sorridendo e spingendo il cazzo verso il mio piede.
    Lo sfiorai e schiacciai fino a quando divenne duro.
    – Ti ho sporto il piede per un massaggio.
    Lui mi guardò stupito e si guardò in giro.
    – Come faccio? Ci possono vedere. Continua a fare quello che stavi facendo…
    – Hai visto quell’omuncolo piagnucolante che è venuto prima?
    – Mi ha disobbedito.
    Lo lasciai riflettere su quello che avevo detto per qualche secondo.
    – Ora massaggiami il piede, non lo ripeto più.
    Lui sembrava confuso e frastornato dalla situazione, ma terribilmente eccitato e guardandosi in giro prese in mano il mio piede, iniziando un delicato massaggio.
    – Senti come profuma il mio delizioso piede? Dopo una giornata di lavoro è accaldato e stanco ed ha un delizioso profumo che ti entra nelle narici.
    Giulio sembrò inalare ed annusare il profumo con respiri profondi e continuava il massaggio.
    Si era quasi dimenticato di trovarsi in un bar.
    Sorrisi soddisfatta: era mio.
    Dopo qualche minuto di massaggio, durante i quali lo guardavo attentamente, notai che abbassava lo sguardo e sembrava quasi a disagio.
    – Hai perso il tuo autocontrollo? Ti piace che una donna ti ecciti e ti dia degli ordini? Allora superuomo, dimmi cosa provi, ma fai attenzione a quello che dici.
    -Beh, in effetti mi piace molto e mi eccita. Ecco…
    – Vedo che sei molto eccitato e che ti piace il profumo del mio piede.
    -Togli le mani e mettile sul tavolino.
    Gli misi il piede sul cazzo durissimo e diedi dei colpetti sapienti sulla cappella.
    Sussultava e divenne rosso in viso.
    – Ma, aspetta. Fermiamoci. Siamo in … un … bar…
    – Non starai mica per venire? Comandato da una donna, che ti colpisce il cazzo con un piede.
    – Nnnno… ecco.. io.. per favore smettila.
    – Non osare mai dirmi cosa devo fare. Faccio ciò che voglio e quando lo voglio e ora mi godo il tuo imbarazzo.
    – Guardami.
    Gli diedi una decina di colpi secchi e lo vidi irrigidirsi.
    – Se ti muovi, distogli lo sguardo o ti tocchi, commetti un grosso errore. Guardami, schiavo.
    La parola “schiavo” lo fece sobbalzare e venne all’istante.
    Cercò di divincolarsi e di portarsi le mani alla patta, ma poi mi guardò e disse solo: Noooooo…
    Staccai subito il piede e mi riinfilai la scarpa, mentre mi gustavo gli spasimi di quell’orgasmo molto umiliante.
    – Hai finito di fare questa figura penosa, schiavo?
    Lui ansimava e mi guardava con un’aria di chi non sa dove si trova né cosa sta facendo.
    – Ora ti spiego cosa succede. Ti ho chiamato schiavo, perché io sono una Mistress e cerco schiavi come te che poi trasformo a mio piacimento.
    – Ma io…
    – Stai zitto e ascolta.
    – Tu hai assaggiato un milionesimo del mio potere e della mia dominazione ed ora avrai un’unica occasione di decidere.
    – P..posso andare in bagno?
    – Assolutamente no. Voglio che il tuo lurido sperma coli bene dentro gli slip, che bagni i pantaloni e che tu faccia una gran fatica a nascondere la macchia quando uscirai.
    Lui mi guardò con un’aria da cucciolo ferito.
    – Ascoltami bene. Non lo ripeto. Ti concedo l’occasione unica di diventare mio aspirante schiavo. Un’occasione che capita una volta nella vita e che solo i coglioni come quello di prima non sanno cogliere. Salvo poi pentirsene amaramente dopo.
    – Hai due scelte. Te ne vai e non mi vedrai mai più, o meglio mi potrai vedere ma non potrai nemmeno salutarmi. Oppure scrivi il tuo numero di telefono su un tuo biglietto da visita e mi supplichi di prenderti come tuo aspirante schiavo.
    – Prima di rispondere, sappi che se accetti, dovrai fare tutto quello che ti dico. Non esiste la parola no, limite, impegno… tu fai sempre ciò che dico.
    – Vai a pagare e torna con la risposta. Muoviti.
    Mi guardò inebetito e stava per accennare una risposta, ma non gli uscirono le parole.
    Si alzò e solo allora si ricordò di avere i pantaloni macchiati dal suo sperma; allora prese il suo giubbotto, cercando di mascherare la macchia e si diresse alla cassa.
    Sorridevo divertita: era stato più facile del previsto.
    Ci stava mettendo troppo e si capiva che stava indugiando per riflettere.
    Era ora di fargli capire bene chi comandava.
    Mi alzai e rapidamente mi infilai il cappotto e mi diressi verso l’uscita.
    Ero quasi fuori, quando sentii una mano che mi prendeva un braccio.
    -Aspetta, dove vai? Stavo arrivando.
    Mi girai di scatto e gli diedi un ceffone in pieno viso.
    – Non ti permettere mai più di toccarmi senza permesso.
    Giulio lasciò subito il mio braccio e mi guardò rosso in viso.
    Ci stavano osservando tutti e nel bar era calato il silenzio.
    – Sc… scusa ti chiedo scusa… stavo pagando…ecco.. io… scusami.
    Uscii dal locale e lui mi seguiva come un cagnolino.
    Mi fermai di scatto e lo guardai.
    – Hai qualcosa da dirmi e da darmi? Mi stai facendo incazzare.
    – Ecco io ho pensato che voglio diventare il tuo schiavo e ti ho … scritto il mio numero.
    Mi porse il biglietto e io lo feci cadere apposta per terra. Lo calpestai e lo guardai fisso in viso.
    – Questa non è una supplica e mi è caduto il biglietto, verme. E poi chi credi io sia? Mi devi dare del lei, deficiente.
    Lui si chinò a raccogliere il biglietto e me lo porse.
    – La … ecc, la prego di farmi diventare il suo schiavo. Farò quello che vuole.
    Presi il biglietto e mi avvicinai a lui.
    – Come supplica fa schifo, ma penserò io ad addestrarti. Ora me ne vado e ti chiamo più tardi o domani. Tu non sai che fortuna hai avuto e quanto sarai felice di diventare, forse, mio schiavo. Ma io so che mi divertirò con uno come te.
    – Tu pensavi di essere un uomo alpha, di dominare le donne, di scoparle e fartene quante ne vuoi. Non hai capito un cazzo di te, ma io godrò nel vedere chi sei veramente e come trasformo la tua vita.
    – Ho trasformato tanti stalloni come te in miei schiavi.
    Gli sorrisi e me ne andai, lasciandolo in piedi come una statua a guardarmi andare, perso nella sua confusione.

    II

    Il giorno seguente mentre prendevo il caffè in ufficio, lo chiamai.
    – Ciao verme, sono Miss Lara.
    – B..buongiorno Miss Lara. Aspettavo questa chiamata e non ne potevo più. Grazie…
    – Dove sei?
    – Sono in ufficio.
    – Ci vediamo tra due ore a questo indirizzo: ho un paio di stanze che mi servono per gli incontri veloci. Non accetto ritardi.
    E chiusi la conversazione.
    Due ore più tardi lo attendevo in un piccolo bilocale che avevo in centro per incontri diurni.
    Arrivò puntuale.
    – Entra, verme. La prima regola è che quando sei davanti a me in un luogo chiuso, ti spogli completamente. Sempre.
    Incrociai le bracci e lo guardai. Giulio mi guardava inebetito, senza muoversi.
    – Se sei ritardato, non mi interessi, se disubbidisci, non mi interessi. Se mi fai incazzare ti punisco.
    – Ma, ma… adesso devo spogliarmi? Non mi conosce… io.
    – Come stallone fai pena e come aspirante schiavo mi fai solo incazzare. Allora?
    Incominciò a spogliarsi e rimase con gli slip e le calze.
    Mi avvicinai a lui e gli diedi due schiaffi in piena faccia.
    Questa volta non disse nulla e si spogliò completamente.
    – Il tuo cazzo già gocciola ed è ora che impari la disciplina.
    Gli diedi 6 schiaffi forti sulla cappella.
    – Metti le mani dietro la schiena. Se ti muovi chiamo il 118, perché ti frusto talmente tanto che devi andare al Pronto Soccorso.
    Rimase fermo e tremava un poco.
    – Ora ti insegno che non avrai mai più un orgasmo senza il mio permesso e dubito che te ne farò avere uno. Di sicuro non uno come credi tu.
    Mi misi due guanti neri e gli dissi di mettersi in ginocchio. Gli feci leccare il dito medio e glielo ficcai nel culo all’improvviso.
    – Arggg… piano fa male. Sono vergine…
    Mi avvicinai al viso e gli diedi un altro schiaffo.
    Il dito era sporco e glielo diedi da leccare.
    – Un’altra regola è che prima di ogni nostro incontro ti farai un clistere per essere sempre molto pulito, dentro e fuori. Ora lecca e pulisci la tua merda.
    Gli ficcai il dito in bocca e sbavò tossendo mentre lo leccava con disgusto.
    – Ora ti prendo il cazzo in mano, con i guanti ovviamente, e ti sego. Quando stai per venire, dici “vengo Padrona” e stai immobile. Se non fai anche solo una di queste cose, ti butto fuori di qui nudo e non mi vedrai mai più.
    Lui mi guardava con gli occhi sbarrati e sembrava aver capito.
    Mentre lo segavo lentamente gli parlavo.
    – D’ora in poi ti vieto di scopare, di farti fare un pompino, di segarti. Non puoi avere nessun orgasmo. Se disobbedisci me ne accorgo. In seguito ti metterò la cb, perché il tuo ridicolo cazzetto ora è mio.
    Stava già ansimando.
    – Sei un eiaculatore precoce? Hahahaha. Che sfigato. Altro che stallone.
    – St… o per… vengoooo Padrona.
    Interruppi immediatamente la sega e staccai la mano.
    – Ggggg, argggg… noooo. Ti prego…
    Il suo bacino si muoveva inutilmente nel tentativo di provare piacere nell’eiaculazione, ma il suo cazzo eruttava schizzi di sperma, senza provare alcun piacere.
    Lo guardavo divertita e intanto mi toglievo i guanti.
    – Hai finito verme? Non ti è piaciuta la sega? Peccato. In ogni caso ti sei mosso e mi hai dato del tu. Ti farò capire subito cosa succede a disubbidirmi. Mettiti a quattro zampe.
    – Ma io non sapevo… mi spiace … non mi aspettavo che…
    Gli arrivò il primo colpo di frusta sul culo bianco.
    -Ahhhh, aia… che male. Aspetta, cioè aspetti. Ferma…
    Il secondo ancora più forte.
    – Nooo… aspetti, non voglio… ferma.
    Gli diedi un terzo colpo e mi fermai. Mi diressi verso la porta, la aprii e gli dissi:
    – Vattene, verme. Esci di qui e dalla mia esistenza. Subito.
    – Aspetti… aspetti, la prego. Non mi cacci via. Obbedirò, ma non sapevo cosa… come… oggi dovrei lavorare e non posso andare in ufficio se lei…
    – Cosa aspetti ad uscire?
    – No, la prego, mi faccia restare. Accetto. Farò quello che… vuole.
    Lo guardai intensamente e chiusi la porta. Mi avvicinai lentamente e gli presi il viso tra le mie mani.
    – Non sto scherzando. Alla prossima disubbidienza o lamento di questo genere, non avrai altro perdono e ti caccio. Sai bene che farai la fine di quel coglione che è venuto al bar ieri.
    – Ora riprendo a frustarti e dopo ti dirò la punizione per il tuo misero tentativo di ribellione.
    Gli diedi altre 10 frustate dure e rimasi soddisfatta dei segni che gli avevo lasciato.
    Ansimava e tremava.
    – Guardami, verme.
    Mi infilai una mano negli slip e infilai due dita nella fica bagnata. Le estrassi e le avvicinai alla sua bocca.
    – Lecca. Impara a riconoscere il mio sapore. E’ tutto quello che avrai da me. Ma te lo sognerai di notte.
    Lui leccò avidamente le mie dita e le ripulì veloce.
    – Ora lecca il tuo lurido sperma dal pavimento e poi vai a farti una doccia, che fai schifo. Io devo andare e tu uscendo ti chiudi la porta alle spalle.
    – Come punizione ti farai depilare in un centro estetico integralmente. Visto che sei un deficiente, integralmente vuol dire integralmente, anche gambe, braccia, ascelle… Ti concedo 2 giorni. Se non trovi un centro adatto, mi chiami entro 3 ore e ti prenoto io un posto per domani, un centro dove mando i miei schiavi a farsi depilare.
    – Prima che tu parli e che mi fai incazzare ancora, ti dico che oggi hai perso una grande occasione per farti usare. Ma hai voluto rompere le palle con le tue ridicole proteste e mi hai fatto incazzare.
    – Vado e stasera faccio venire uno dei miei Bull e mi faccio scopare alla grande,
    – Ciao verme.
    Me ne andai lasciandolo ancora a quattro zampe con il culo tutto striato per i colpi di frusta.

    III

    Il giorno successivo lo chiamai e gli chiesi se aveva trovato posto dall’estetista.
    Mi rispose come al solito farfugliando e sostenendo che non avrebbe voluto farlo, ma mi confermò che aveva l’appuntamento nel pomeriggio.
    – A parte le tue continue proteste, che sai ti procureranno solo altre punizioni, vedo che incominci ad obbedire. Oggi vieni al ristorante “Il Tirreno” alle 13,00, perché ti devo dare una cosa.
    Riattaccai e tornai al lavoro.
    Arrivai al ristorante ed entrammo.
    Avevo prenotato e facevano ottimi piatti di pesce.
    Quando giunse il cameriere, dopo averci portati i menu, ordinai per tutti e due.
    – Purtroppo lui mi fa solo compagnia a tavola, ma non può né mangiare né bere, se non acqua naturale fuori frigo, per problemi allo stomaco.
    Giulio mi guardò come al solito con aria inebetita.
    Io invece ordinai un antipasto, un assaggio di primo ed un secondo di pesce. Era un ottimo ristorante, ma anche alquanto costoso.
    Quando arrivò il vino, dissi al cameriere: – Porti anche a lui un bicchiere, magari assaggia proprio un dito di vino. Ma in seguito. Ora lo serva solo a me.
    Ormai Giulio non parlava più.
    – Ti ho fatto venire qui per due ragioni. La prima è darti questo pacchetto. Quando sarai depilato, te la metterai. E’ una cb adatta a te. Imparerai ad usarla e per il momento puoi metterla per qualche ora, per abituarti. Non mettere il lucchetto, quello lo metterò io.
    – Non guardarmi con quell’aria da deficiente. Se non hai capito, fai domande pertinente, altrimenti stai zitto.
    Optò per il silenzio. Incominciava a capire come stavano le cose.
    – Il secondo motivo è suggellare con un brindisi il tuo impegno a sottometterti a me. Tu non mangi né bevi, ma mi guardi, come è giusto che sia. Dammi il tuo calice vuoto.
    Mi diede il calice, aspettandosi che versassi del vino.
    Avevo scelto un tavolo un po’ appartato e misi il calice sotto il tavolo, scostai gli slip e ci pisciai dentro. Ne riempii una buona metà, mi ricomposi e glielo porsi.
    Lui mi guardava con aria atterrita e la bocca spalancata.
    – Ora facciamo il brindisi. Se ne fai cadere una goccia o non lo bevi tutto d’un fiato, se tossisci, se fai una faccia di disgusto, la pagherai cara, molto cara.
    – Come si brinda, verme?
    Giulio fece il brindisi tra i bicchieri e disse, con voce fievole: – A Lei, Padrona…
    Mi gustai lo Chablis d’annata costoso, fresco e fruttato e mi gustai ancor di più le smorfie che tentava di reprimere lo schiavo.
    Fu stoico e se lo bevve tutto. Appoggiò il bicchiere e tentò di bere un po’ di acqua per togliersi il sapore dalla bocca.
    – Non ti azzardare a farlo: tieniti in bocca il mio sapore. Ci sono uomini e anche qualche donna che pagherebbero per la mia pipì. Non solo ti ci abituerai, ma mi implorerai di dartela.
    Continuai a magiare gustandomi ogni boccone. A metà pranzo lo guardai fisso negli occhi.
    – Vuoi dirmi qualcosa?
    – Nnnn…o non sssaprei. Lei è così… superiore e sono… ecco…
    – Sei un deficiente. Non sai nemmeno parlare e dire qualcosa di sensato. O stai zitto o mi supplichi di darti ancora da bere.
    – Ecco, io… va bene. La supplico, Padrona, mi dia ancora da bere.
    – Vuoi che ti pisci ancora nel bicchiere? Sii più chiaro, verme.
    – La prego, Padrona, faccia ancora la Sua pipì nel bicchiere e me la faccia bere.
    – Dammi il calice, deficiente.
    Lo misi di nuovo sotto il tavolo e questa volta lo riempii quasi fino all’orlo.
    Mentre lo beveva, mi tolsi la scarpa e andai a toccargli la patta.
    – Ma guarda guarda. Stai bevendo tutta la mia pipì ed ha il cazzo duro. Sei proprio un verme schifoso.
    – Non solo mi divertirò con te, ma accelero il tuo addestramento. Mi godrò tutto quello che ti imporrò e non hai idea di cosa ti farò fare.
    Terminai il pranzo e lo mandai a pagare. Uscii dal ristorante mentre pagava, senza salutarlo.
    Stavo aspettando una sua chiamata, che non tardò ad arrivare.
    – Mi scusi, Padrona, ma perché è uscita dal ristorante senza dirmi niente?
    – Prima di tutto tu non mi devi chiamare mai, per nessun motivo o ragione. Hai capito, verme?
    – Sssì, ho capito. Era solo che non me lo aspettavo e che speravo, ecco… Mi scusi.
    – Inoltre sono uscita perché ho un impegno ed anche perché volevo farlo. Tu non hai capito bene chi sono io: faccio di te solo quello che voglio e quando lo voglio.
    – Ma visto che ti ostini a parlare senza permesso, ad esternare i tuoi pensieri ed a rompermi le palle, domani sarà un giorno memorabile per te. Volevo rinviarlo, ma ora mi hai rotto e pagherai tutto questo.
    Riattaccai e feci una telefonata.
    – Ciao, tesoro. Come stai? Ho un nuovo giocattolo tra le mani, uno smidollato che già sbava solo a guardarmi. Domani ci saresti per il solito trattamento?
    – Bene, allora ci vediamo da me verso le 20,00. Grazie, a domani.
    Sorrisi soddisfatta ed andai a fare qualche acquisto di biancheria intima, una gonnellina, una parrucca ed un top.

    IV

    Verso sera chiamai lo schiavo.
    – Hai fatto la depilazione, verme?
    – Buona sera, Padrona. Sssì. Brucia un po’ la pelle, ma l’ho fatta…
    – Allora ti metti la cb e mi fai qualche bella foto.
    Mi arrivarono 5 foto del verme, liscio come la seta e la cb a coprire un cazzetto che gocciolava.
    – Ti sto mandando un pacchetto con Amazon. Aprilo. C’è un plug. Infilatelo e tienilo tutta la notte, insieme alla cb.
    – Domani vieni a casa mia verso le 18,30, porti la cb con le chiavi, il plug, ti radi con estrema cura il viso. Sii puntuale. Adesso vado a divertirmi, pensando a domani.
    Riattaccai, sicura del fatto che non si sarebbe immaginato cosa sarebbe accaduto il giorno dopo.
    Passai una piacevole serata, facendomi scopare per tutta la notte da uno dei miei stalloni.
    Ho parecchi amanti collaudati che mi fanno venire a ripetizione e che sanno che devono venire solo dopo ore di miei orgasmi.
    Tutti giovani e con un grosso cazzo che funziona bene. Quella sera mi divertii molto al pensiero del verme e di cosa gli avrei fatto fare.
    Ne avevo trasformati parecchi e lui avrebbe allungato la mia serie di successi.
    Tornai a casa al mattino e dormii profondamente.
    Nel pomeriggio mi preparai ad accogliere lo schiavo ed ero così eccitata, che avevo gli slip bagnati.

    V

    Alle 18,00 sentii suonare ed andai ad aprire. Era lui con una borsa in mano.
    – Senti, deficiente, se dico alle 18,30, non ti devi presentare mezz’ora prima e rompermi i coglioni.
    Gli mollai uno schiaffo forte in pieno viso e lo guardai dura.
    – Cccchiedo ssscusa, Padrona. Io pensavo che…
    Gli diedi un altro schiaffo in pieno viso.
    – Tu non devi pensare e non devi parlare. Ora te ne vai e ritorni alle 18,30. Visto che non ci hai pensato prima, vai a comprare una bottiglia di champagne e me la porti fresca, ovviamente.
    Gli sbattei la porta in faccia e sorrisi soddisfatta.
    Alle 18,30 in punto si presentò alla porta con la borsa di prima ed una borsa frigo portatile.
    – Entra deficiente.
    Lo feci entrare e gli intimai subito di spogliarsi.
    – Ma guarda. Il tuo clito gocciola e si è indurito. Che schifo che fai. Ora ti insegno io a controllare i tuoi istinti animaleschi.
    Presi un paddle e incomincia a colpire in modo secco il clito del verme, che si lamentava e si dimenava.
    – Non incominciare la serata così, se no te la faccio pagare molto cara. Ora stai zitto e ti concentri sui miei colpi per farti ammosciare quel clito. Poi ti metti la cb.
    Non fu facile né rapido, ma dopo un quarto d’ora gli avevo fatto ammosciare il clito e lui si era messo la cb.
    Presi il lucchetto e lo chiusi prendendo la chiave.
    – Bene. Ora indossa i capi che ti ho acquistato. Muoviti che non abbiamo tanto tempo.
    Gli feci indossare l’intimo, le calze, la gonnellina e il top che avevo acquistato.
    Quando finii la vestizione lo guardai per qualche secondo.
    – Hai un fisichino adatto a fare la troietta. Ora completiamo il lavoro con una parrucca e naturalmente il trucco.
    Avevo una bella parrucca a caschetto rosa, che si intonava con la lingerie.
    Poi passai a truccarlo con cura e gli misi lo smalto rosso sangue sulle unghie.
    – Ppppadrona… pper favore. Deve proprio mettere lo smalto? Ddddomani devo lavorare… per favore…
    – Non ti schiaffeggio perché ti ho già truccato il viso, ma ti darò due schiaffi in seguito. Io faccio di te tutto quello che voglio e come voglio. Se non vuoi andare al lavoro domani con lo smalto, te lo togli.
    Finito il lavoro, lo guardai e decisi che era il momento di preparare gli ultimi ritocchi.
    – Vestito così non sei più un uomo e quindi non sei uno schiavo, ma una schiava. Ti darò anche un nome: Samantha. Samy.
    – Ggrazie, Padrona…
    – Ora sono le 20 ed abbiamo poco tempo. Girati che ti infilo il plug.
    Scostai gli slip e senza tanti preamboli gli infilai il plug su per il culo e lo spinsi in fondo, lubrificandolo con un paio di sputi.
    – Ahhhh… nnn… fa male.
    Gli diedi una decina di sculacciate a mani piene sulle natiche per sottolineare che doveva stare in silenzio.
    – Ora vai a prendere due calici e lo champagne. Vieni qui in salotto, metti sul tavolo e ti inginocchi.
    Io ero comodamente seduta sul divano e, quando mi porse un calice, lo riempii con una bella calda pisciata.
    – Tanto so che ti piace, quindi ringraziami che ti do da bere. Ora versa lo champagne per me.
    – Si, gggrazie, Padrona. E verso lo champagne.
    – Ora brindiamo alla tua trasformazione, così ti spiego cosa succede stasera.
    Dopo che ebbe bevuto tutta la mia pipì, gli dissi cosa stava per succedere.
    – Cara Samy, ora ti dico cosa voglio da te e cosa ho voluto già al nostro primo incontro.
    – Ho invitato un caro amico stasera e sta per arrivare. E’ uno dei miei amanti, anche se mi faccio scopare poco da lui, perché lo uso per altro.
    – Questa sera ti faccio diventare donna a tutti gli effetti e ti faccio succhiare e leccare un bel cazzo e poi ti faccio sverginare e sfondare da lui, come la troia che voglio tu sia.
    Mi godetti lo sguardo di stupore sul suo viso e la bocca aperta. Sembrava non sapesse cosa dire.
    – Ma, ma, scusi… ma io … cioè non pensavo e non voglio… non vorrei fare qualcosa con un uomo. La prego, mi faccia qualcosa lei, ma questo… questo no. Per favore.
    Sorrisi divertita e gli risi in faccia.
    – Tu fai solo quello che dico io e come lo dico. Ma naturalmente hai un’altra possibilità: te ne vai subito via e non torni mai più. Ti togli la cb con le pinze perché le chiavi le tengo io ed esci di qui conciata come sei adesso.
    – Hai un minuto per decidere. Intanto versami dell’altro champagne, Samy.
    Le tremava la mano ed era ammutolita.
    Ma io conoscevo bene quelle come lei, sapevo che non se ne sarebbe andata e sapevo che avrei trasformato un altro etero sedicente uomo alpha in una troia rotta in culo schiava sottomessa.
    Mentre sorseggiavo lo champagne e mi gustavo divertita Samy che mi guardava ammutolita, suonò il campanello.
    Samy fece un sobbalzo e mi guardò con aria impaurita.
    – Troppo tardi, Samy. Lui è arrivato. Ora mettiti in ginocchio e non mi far fare brutta figura.
    Lei eseguì senza parlare. Era troppo scioccata per parlare e in uno stato di confusione.
    Andai ad aprire.
    – Ciao tesoro. Ti vedo in forma come sempre. Guarda che bel bocconcino ti ho preparato.
    Lo feci accomodare in salotto. Era un uomo alto e muscoloso, ben vestito, un pizzetto curato. Un bell’uomo.
    – Ti presento Samy, la mia nuova schiava. Sai, lei è vergine e non ha mai né leccato, né si è fatta scopare da un uomo, ma ho deciso che stasera la devi svezzare. Sbattitela come sai fare tu.
    – Su Samy, non fare la timida, sbottona i pantaloni e tiragli fuori il cazzo.
    Era impietrita e non si muoveva.
    – Ma capisce cosa dici? Sembra inebetita.
    Mi avvicinai a Samy, le presi il volto tra le mani e poi le mollai due forti schiaffi.
    – Muoviti e non farmi fare brutta figura. Più mi fai incazzare, più me la paghi dopo. Ti posso fare molto male e fino ad ora ti sei già meritata 20 frustate, che ti darò dopo. Adesso tiragli fuori il cazzo e succhialo, deficiente.
    Sembrava fosse sul punto di piangere, ma eseguì l’ordine.
    Quando tirò fuori il cazzo, vide che era bello grosso..
    – Hai visto che bello? E’ grosso e nodoso. Succhia troia.
    Samy incominciò a leccare piano la cappella e poi l’asta e il cazzo incominciava ad indurirsi.
    Lui le prese la testa e iniziò a spingere per farlo entrare in bocca e Samy sembrava quasi non riuscire a prenderlo.
    Mentre stava tentando di fare il suo primo pompino, mi avvicinai e le sussurrai all’orecchio: – Vedi come è bello grosso. Adesso ti faccio rompere il culetto, te lo faccio sfondare e ti faccio scopare a lungo. Mi godrò tutti i tuoi lamenti di dolore, sofferenza e umiliazione.
    Samy continuava il pompino con una certa goffaggine e mi guardava con un tono di supplica.
    – Samy, io godo nel trasformare uno come te, sicuro di sé ed etero, uno che crede di sbattersi le donne come un toro, in una troia succhiacazzi. Ti trasformo in una puttana sfondata e mi godo tutta la scena.
    – Ora basta leccare, dai sfondala.
    Lui si svestì e la fece mettere a 4 zampe. Le scostò gli slip e vide la cb.
    – Mmmmm che carina, Una pisellina tutta liscia, ben depilata e con una bella cb. Hai fatto come sempre un buon lavoro.
    Le tirò giù gli slip senza toglierli, si mise un preservativo e prese del gel. Tolse il plug con colpo secco, facendola sobbalzare e infilò due dita rudemente per lubrificare un po’ il culetto.
    – Ahhh… no, no piano…
    Lui non si curò di Samy ed infilò le dita fino in fondo. Poi le tolse e puntò la cappella al buco.
    – Ci siamo Samy, se ti rilassi entra meglio, se ti irrigidisci entra lo stesso e ti farà molto male. Tanto ti faccio inculare lo stesso, quindi ti conviene accettarlo. Magari ti piace.
    La cappella iniziava a spingere e forzare il forellino, che si era chiuso istintivamente.
    L’uomo smise di spingere e lo ritrasse, poi spinse di nuovo a via così.
    Dopo qualche andirivieni spinse più forte e la cappella entrò tutta.
    – Ahhhhhh, no, fermaaaaa, ahhh…
    L’uomo estrasse un poco la cappella e spinse ancora, facendo entrare di più il grosso cazzo.
    – Noooo… è … è troppo… esci… mi fa male…
    – Dai adesso non usare più nessuna pietà. Questa cagna sta rompendo i coglioni con tutte queste lamentele. Violentala e falle male.
    L’uomo spinse il cazzo che entrò fino in fondo ed iniziò a scoparla con violenza.
    – Ahhhh, ahhhh. Nooo….
    L’uomo la martellava con colpi furiosi e la teneva per i fianchi, sbattendola forte e facendola sobbalzare tutta.
    Guardavo Samy che urlava ed era tutta rossa in viso, emetteva lamenti e cercava di divincolarsi.
    – Sbattiti questa puttana, falle male e distruggile il culo. Falle il trattamento più duro, così non si potrà sedere per 3 giorni.
    – Visto cosa faccio agli schiavi? Li trasformo come voglio io e cambio per sempre la loro vita. Ormai sei una troia rotta in culo e ti faccio sfondare da tutti quelli che voglio.
    L’uomo continuava a sbattere duro la povera Samy che urlava e io avevo gli slip fradici per il godimento.
    Mi godevo la scienza ed avevo infilato le mani negli slip fradici.
    – Bravo, sfondala e falle male, spingi il cazzo fino in fondo, Daiii…
    L’uomo aveva preso Samy per i fianchi ed infilava il cazzo fino in fondo e la poveretta urlava, si dimenava e supplicava di fermarsi.
    Andò avanti per un lungo tempo e poi si fermò di colpo, con tutto il cazzo dentro.
    Mi avvicinai a Samy che tremava e mugolava lamenti.
    – Guarda, guarda. Il tuo clito gocciola talmente che ha fatto un laghetto. Mi sa che ti piace essere sfondata da un vero uomo. Brava la mia schiava.
    Samy non aveva il coraggio di guardarmi.
    – Ora, togli il cazzo e il preservativo e faglielo succhiare.
    L’uomo si posizionò davanti a Samy che ansimava e lo guardava con aria supplichevole.
    – Ora lo lecchi bene e poi ti bevi tutta la sborra. Muoviti, cretina.
    Samy sembrava distrutta e con lentezza prese il cazzo durissimo in bocca.
    Non riusciva a prenderlo bene tutto, ma ci stava provando.
    Intanto io mi gustavo la vista del buco del culo spanato, tutto rosso e slabbrato.
    – Ora lui ti viene in bocca e se perdi anche solo una goccia del suo sperma, ti frusto per un’ora.
    Lui prese la testa di Samy e spinse il cazzo più in fondo, le scopò la bocca e la gola per qualche minuto.
    Poi prese bene la testa ed incominciò a venire direttamente nella gola di Samy, che non aveva altra possibilità che ingoiare direttamente tutta la sborra.
    Sapevo bene che l’uomo sborrava tanto e mi godetti la scena delle deglutizioni di Samy che se la beveva tutta.
    Dopo un tempo interminabile l’uomo mollò la testa di Samy e ritrasse il cazzo pulito.
    Mi avvicinai a Samy e la guardai dura.
    – Che puttana sei diventata. Una frocia rottainculo, che beve sborra e si fa inculare per ordine della sua Padrona. Ringraziami, schiava.
    – Gggraaazie… Padrona. Non avrei … mai pensato… a questo. No….
    Sorrisi divertita.
    – Questo non è ancora niente, Samy. Vedrai cosa ti faccio nei prossimi giorni.

    • Questa discussione è stata modificata 2 settimane, 1 giorno fa  Mistressplanet.
    fottutoschiavo rispose 2 settimane, 1 giorno fa 1 Membro · 0 Risposte
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