-
Amore, judo e dominazione
Questa storia รจ in gran parte vera e si riferisce a fatti realmente accaduti
Primo episodio
Tutto mi sarei aspettato tranne che quella sera cambiasse la mia vita. Non so se definirlo una caso oppure una delle tante situazioni che si presentano nella vita di una persona. Ma si, un caso fortuito, non uno di quelli tipo Sliding Doors per intenderci. Il film, ce lโavete presente? Quello in cui una donna che deve tornare a casa trova per un pelo la porta della metro chiusa e da quel momento la sua vita corre su due binari paralleli, quello appunto che segue il percorso avuto avendo perso il treno e quello che invece avrebbe avuto se fosse riuscita invece a prenderlo. No, il mio caso non eโ cosiโ eclatante e forse la mia vita avrebbe preso ugualmente la direzione che il destino mi aveva riservato, peroโโฆ..Quella sera dicevo. Giaโ, quella sera. Sembrava una sera come tante, con me e mia moglie che avevamo appena terminato di fare lโamore, con la televisione accesa per la regola numero uno di mia moglie: quando nostra figlia eโ in casa facciamo sesso solo con la porta chiusa e la televisione accesa per non far sentire i nostri sospiri. Bah, sospiri. Non che quella sera ce ne fossero stati tanti di sospiri ma comunque per me era sempre piacevole fare lโamore con Miriam. E quella sera era stato piacevole come al solito. Non trascendentale, per caritaโ. Avevamo fatto di meglio in passato io e lei ma per essere sposati da diciotto anni non mi potevo lamentare. E nemmeno lei, almeno credo. Dunque, dopo il sesso andammo in bagno stando bene attenti a non far rumore per fare lโovvia pulizia alle parti intime, poi per mia moglie la sigaretta fumata in cucina mentre io le facevo compagnia, parlando di cose banali per tornare subito dopo a letto e, come ogni volta che facevamo lโamore, puntuale come un orologio svizzero o meglio, come una cambiale, appena Miriam posoโ la sua testa sul cuscino, i suoi occhi si cominciarono a chiudere. Eโ matematico. Non resiste. Si sistemoโ meglio, mise la sua testa sulla mia spalla, il suo braccio destro a cingermi il collo e comincioโ a dormire. Tempo cronometrato: dieci secondi. Sfido chiunque a battere il suo record. E allora il caso dove sta? Pazientate e datemi il tempo di arrivarci. Di solito, a quel punto mi metto a leggere qualcosa percheโ a me il sonno non arriva subito e ho bisogno di una mezzโora buona di lettura per sentire gli occhi cominciare a chiudersi. Ma quella sera niente. Per di piuโ il braccio di Miriam sempre intorno al mio collo e la sua testa sempre sulla mia spalla mi costringevano ad avere una posizione poco consona per farmi venire il giusto sonno ristoratore. Ci pensai su per qualche secondo. Non volevo svegliarla ma in quella posizione non avrei mai potuto addormentarmi e dovevo assolutamente farlo. Era giร passata la mezzanotte e avevo messo la sveglia per le 6.30 del mattino dopo per andare a lavorare e dormendo meno di sei ore il giorno seguente sarei stato uno straccio. E quindi mi decisi. Con delicatezza le spostai prima il braccio e poi la testa e in quel momento le vidi riaprire gli occhi
โ Che fai amore?โ mi chiese
โ Niente, tesoro. Mi alzo per andare a prendere un bicchiere di latte e poi torno a lettoโ
โ Torna subito. Ti amoโ Che dolce! E si, se cโera una cosa che proprio non avrei mai potuto rimproverare a Miriam era la sua dolcezza e il farmi sentire amato. Ma di questo fatto, sostanziale e di primaria importanza, parleremo in seguito.
Dunque, contai fino a cinque e Miriam era di nuovo tra le braccia di Morfeo. Ma come diavolo faraโ. Sembra avere un telecomando. Spinge il tasto e si addormenta. Mi alzai, quindi, con un pizzico di sana invidia nei suoi confronti per questa caratteristica, mi versai un bel bicchiere di latte freddo che bevvi a piccoli sorsi e me ne ritornai in camera, non prima di aver dato unโocchiata alla mia bambina che dormiva come un ghiro nella sua stanza. Va beh, bambina per modo di dire visto che si tratta di una ragazzona di quasi 18 anni, alta e giaโ piuttosto formata, una donna insomma, ma per me rimarraโ sempre la creatura che tenevo in braccio appena nata. Inutile dire quanto lโadori ma non voglio certo assillarvi col mio amore paterno e vado oltre, ritornai a letto, spensi la luce dellโabat.jour e provai ad addormentarmi. Niente. I miei occhi sembravano lampioni accesi e non mi veniva sonno per niente. E questa eโ la prima situazione un poโ anomala percheโ se eโ vero che fatico ad addormentarmi, di solito, dopo aver fatto sesso, la cosa mi riesce piuโ facilmente. Ci provai, mi rigirai nel letto ma non riuscivo a prendere sonno, quasi in preda ad una strana sensazione. Mi alzai di nuovo, stando bene attento a non svegliare Miriam e mi fermai ad osservarla. Mi faceva tenerezza cosiโ placidamente addormentata. Forse erano state le sue parole, quel dirmi <ti amo=””>che mi facevano provare quel sentimento? Ma no, certo che no. Lโamavo anchโio, da sempre, dal primo momento che la vidi, circa dieci minuti dopo averle ammirato il suo bel sederino. Come la conobbi? Beh, tocca tornare indietro di un bel poโ di anni, quasi 22. E allora lasciamo in stand by quella sera con la promessa che ci ritorneremo dopo e facciamo un salto nel passato, a quando ero un ragazzo di ventโanni al secondo anno di universitaโ. Naturalmente, anche in questo momento cosiโ particolare della mia vita fu il caso a darmi modo di incontrarla con la complicitaโ di tutta la mia bella famigliola sotto forma di un influenza per quanto riguarda mia madre, la gelosia di mio padre e la paraculaggine, termine in uso nella mia cittaโ natale per definire furbizia, della mia sorellina. Ma andiamo per ordine. Me ne stavo in camera mia a rilassarmi prima di cena dopo un pomeriggio trascorso tra allenamenti con la mia squadra di calcio, studio e cazzeggio con un paio di miei amici e quel momento lo dedicavo ad uno dei miei passatempi preferiti: giocare col computer. Beh, definirlo computer non rispecchia esattamente quel coso che tenevo in casa. Si trattava piuttosto di un surrogato, un affare che non usavo affatto come si usa un computer oggigiorno ma che mi serviva soltanto per giocarci. Ed in quel periodo andavo pazzo per un gioco manageriale di calcio. Ricordo che mi stavo addirittura giocando la finale della Coppa dei Campioni. Un momento importantissimo per me. Cominciavo a sentire delle grida provenire dalla cucina ma ero troppo concentrato sul gioco. Dovevo decidere i cambi giusti e non potevo sbagliare e le grida con la vocetta stridula di mia sorella tredicenne ed il vocione di mio padre le sentivo quasi soffocate. Oh la vinsi quella Coppa dei Campioni ed esultai come se avessi segnato io stesso il rigore decisivo e dopo un paio di minuti di euforia tornai alla realtaโ. E nella realtaโ quelle voci mi davano fastidio. Pertanto, decisi di andare a vedere cosa stesse accadendo e la scena era un deja vu. Mio padre e mia sorella che litigavano e lei che piangeva come una disperata. Appena mi vide, mia sorella mi corse incontro. Premessa doverosa. Io ero per lei non solo un fratello maggiore ma una specie di divinitaโ scesa in terra. Ero il piuโ bello, quello piuโ intelligente, mi coccolava, mi baciava e soprattutto mi rompeva. Peroโ le volevo un gran bene e guai a chi me la toccava
โ Davide, Davide, diglielo tu a papaโโ
โ Dirgli cosa Lory? E percheโ mamma non sta preparando la cena?โ Intervenne mio padre
โ Percheโ la mamma ha 38 di febbre. Anzi, giaโ che ci sei dacci una mano, se la cosa non ti da troppo fastidioโ
โ Ok, ok, non cโeโ bisogno che fai il sarcastico. E percheโ Lory sta piangendo tutte le lacrime di questo mondo?โ
โ Percheโ non mi vuole mandare a scuolaโ intervenne mia sorella
โ E perche?โ domandai meravigliato
โ Percheโ tua madre non puoโ andarla a prendere con quel febbrone ed io non voglio che ritorni a casa da solaโ proseguiโ mio padre
โ Diglielo tu, Davide, che sono grande, che ho tredici anni e che mi posso fare la strada di ritorno da solaโ
โ No, tu sei ancora una bambina e non voglio che tu faccia quella strada a piedi. Cโeโ da percorrere il parco che a quellโora eโ praticamente vuoto. Se ne sentono tante di questi tempiโ Ovviamente, era stato il Gran Capo a parlare
โ Ma eโ pieno giorno, mica eโ notte. E poi io domani ho il compito in classe di matematicaโ piagnucoloโ ancora mia sorella โEโ il primo compito in classe dellโanno e se manco la prof mi prende sottโocchioโ Mi misi a ridere
โ E da quando sei diventata cosiโ studiosa e scrupolosa?โ
โ Uffa Davide, ti ci metti pure tuโ La guardai teneramente e le accarezzai i capelli. Si stava facendo donna. Il corpo era ancora acerbo ma il cervello ce lโaveva giaโ sviluppato e soprattutto, senza ancora rendersene conto, aveva giaโ scoperto cosa volesse dire la seduzione. Mi guardoโ adorante e poi proseguiโ โMi vieni a prendere tu?โ
โ Io? Ma non se ne parla nemmenoโ Mio padre sembroโ invece approvare
โ Mica eโ una cattiva idea. Io posso accompagnarla la mattina prima di andare al lavoro e tu potresti andarla a prendere allโuscitaโ Loredana inizioโ ad abbracciarmi venendomi quasi in braccio
โ Ti prego, ti prego Davide. Tu sei il fratellone piuโ buono che esiste al mondo. Se mi vieni a riprendere ti giuro che faccio tutto quello che vuoi tuโ Baci, baci e ancora baci. E come facevo a dirle di no? In fondo, a me costava veramente poco. Andavo allโuniversitaโ col motorino per problemi di parcheggio, andavo a lezione e al massimo verso mezzogiorno e mezza avevo terminato. Avrei dovuto perdere al massimo mezzโora, fare un giro un poโ piuโ largo ma un piccolo sacrificio per quella peste in gonnella potevo pure farlo. Soprattutto considerando che mi aveva promesso che avrebbe fatto qualunque cosa le avessi chiesto. E cosiโ accettai, chiedendo come compenso di esonerarmi dallโaiutare nelle faccende di casa per il periodo che la mamma avrebbe passato con la febbre e poco importa che in seguito seppi che la peste non voleva mancare a scuola non tanto per il compito in classe quanto per il nuovo compagno per il quale aveva preso una bella cotta. Sono dettagli ma anche questi piccoli dettagli contribuirono alla svolta decisiva della mia vita.
Ed eccomi infatti al fatidico incontro. Alle tredici in punto ero fuori dalla scuola di mia sorella dopo essermi sorbito una lezione piuttosto complicata e avrei dovuto attendere almeno dieci minuti prima che Lory facesse la sua uscita trionfale dalla scuola, minuti che, a dir la veritaโ, scorsero velocissimi.
Tutto merito di quel delizioso culetto che mi trovai una quindicina di metri piuโ avanti. Culetto strizzato in un jeans che mi fece andare gli occhi fuori dalle orbite. E si percheโ io avevo ed ho tuttora una specie di idolatria per quella parte del corpo femminile. Non che non mi piacciano le altre cose. Della donna adoro tutto, sia le parti convenzionali come sedere, seno e gambe che le parti meno sensuali. Una bella donna la rimirerei per ore senza stancarmi. Beh, quel culo mi piaceva tanto, eccome. Non potevo vedere il volto della padrona di quel bel sederino ma anche il resto non mi dispiaceva affatto. Tanto per cominciare era alta e a me le ragazze alte erano sempre piaciute. No, non era una stangona e la stimai intorno al metro e settantacinque, comunque ben sopra la media. Era bello il colore dei capelli, di un castano chiaro che il sole di quel settembre le regalava riflessi dorati molto particolari. Erano molto lunghi e lisci e le coprivano le spalle e gran parte della schiena. Era bella anche lโarmoniositaโ del suo corpo. La vita era piccola ma le notai le spalle un poโ larghe e dovetti presumere che facesse sport, molto probabilmente nuoto. Oltre ai jeans indossava un giubbino di renna blu piuttosto aderente e corto e classiche scarpe da tennis ai piedi. Un look giovanile ma che non mi dava modo di capire lโetaโ di quella ragazza. Ebbi quasi voglia di farmi largo tra tutte quelle mamme in attesa dei loro figli per andare vicino a lei per rendermi conto da vicino come fosse ma poi desistetti. Forse era una giovane mamma, anche lei in attesa della figliolanza e se avesse capito qualcosa ci avrei fatto una figura di merda. Pertanto rimasi al mio posto, con gli occhi sempre ben fissi su quel sederino che calamitava la mia attenzione e finalmente, dopo essermi sorbito lโuscita di almeno sei o sette scolaresche, toccoโ ai componenti della classe di Lory scendere le scale ed uscire dal cancello della scuola, al di fuori della quale stazionavano ancora diverse genitrici e la padrona del culetto adorabile. Un poโ comunque mi ero avvicinato a causa delle molte mamme che avevano raccolto la loro prole e se ne erano andate e la distanza tra me e il culo si era ormai ridotta a pochi metri e la visione si era fatta quindi piuโ eccitante
Intanto, appena mi vide, Lory inizioโ a saltellare muovendo le braccia ed altrettanto fece una ragazzina accanto a lei, quindi ambedue fecero gli ultimi gradini della scalinata quasi di corsa. E quella breve corsa terminoโ per Lory tra le mie braccia alla ricerca del bacino del fratellone e per la sua compagna tra le braccia della padrona del bel culetto che la prese per mano e finalmente si volto. No, non era una giovane mamma. Proprio no. Era una ragazza, giovane, sui diciotto anni, carina, molto carina, molto molto carina. I lineamenti erano decisamente belli e lineari con il naso piccolino e la bocca invece carnosa, mentre la carnagione era chiara e aveva la testa ripiegata sulla sua destra per parlare con la compagna di classe di mia sorella. Si intravvedeva il sorriso che era di una dolcezza assoluta e tutto quello che avevo fantasticato vedendola di spalle si era tramutato in realtaโ. Il corpo era notevole e potevo avere una visione anche del seno che sembrava essere un altro dei pezzi forti della collezione di quella ragazza. Il giubbino di renna era infatti sbottonato e sotto di esso indossava una semplice maglietta di lycra color avorio, abbastanza aderente da permettermi di poter osservare le forme delle sue belle tette. E poi incrociammo i nostri sguardi. Gli occhi erano appena delineati dal trucco, completamente assente sul resto del viso ed erano marroni ma le fessure erano deliziose, piuโ piccole del normale che le regalavano uno sguardoโฆ..
Uno sguardo da far innamorare? No, forse eโ esagerato dire che mi innamorai di Miriam in quel momento, ma sicuramente i battiti del cuore li sentivo accelerati, la salivazione era scarsa e avevo le mani che cominciavano a sudarmi. Era giaโ amore? E lei? Percheโ si era improvvisamente fermata a fissarmi negli occhi e poi li aveva timidamente abbassati? Avevo ventโanni, eโ vero, con unโesperienza tutto sommato limitata ma non ero idiota e sapevo che un comportamento del genere stava a significare che la ragazza in questione avrebbe potuto nutrire un certo interesse per chi le stava di fronte. Ovvero il sottoscritto.
Ma intanto, il mondo intorno a me continuava a girare. Lory e la sua amica chiacchieravano velocemente sulla giornata scolastica e poi la mia dolce sorellina, la peste bubbonica, il concentrato di vivacitaโ, gioia di vivere, schiettezza e, almeno allโepoca, ingenuitaโ, finta o vera che fosse, guardoโ la sua amichetta, posoโ la sua testolina sul mio petto e disse
โ Ah, lui eโ Davide, il mio fratellone. Te lโavevo detto che eโ fichissimoโ Sgranai gli occhi, meravigliato
โ Loredana, ma come parliโ la rimproverai e poi rivolgendomi alla dolce creatura โScusala, eโ solo amore fraternoโ Ma se noi grandi eravamo imbambolati, le dolci ragazzine non lo erano affatto e lโamichetta di mia sorella rispose per le rime
โ E lei eโ Miriam, mia sorella. Te lโavevo detto che eโ uno schiantoโ Attimo di panico. La summenzionata Miriam divenne di fuoco, le guance rosse come un peperone, la bocca spalancata in segno di meraviglia mentre sua sorella continuoโ โE non eโ solo bella. Lo sai che lei eโโฆโฆ..โ
โ Zitta! Non una parola di piuโ Giordanaโ Finalmente avevo sentito la sua voce ed era melodiosa e soave. Credetti di non aver mai sentito una voce cosiโ bella. Era giaโ amore?
โ Ma io volevo solo dire che tu seiโฆ.โ Replicoโ comunque la seconda peste, degna amica di mia sorella
โ Per favore fai silenzioโ E poi si rivolse a me โAdesso tocca a me scusarmiโ
โ Beh, comunque ci hanno tolto il problema di fare le presentazioniโ risposi tornando ad essere in parte me stesso e dandole la mano che contraccambioโ
โ Si, certo. Eโ stato un piacereโ proseguiโ Miriam abbracciando la sorellina. Io feci altrettanto
โ Se non altro possiamo dire che le nostre sorelline ci amanoโ Miriam stavolta sorrise e potei constatare come fosse un sorriso meraviglioso. La piccola Giordana non esagerava. Quella ragazza era uno schianto ed io dovevo assolutamente fare in modo di incontrarla di nuovo ma senza lโingombrante presenza delle due pesti. Ma come? Nel frattempo infatti, fummo costretti a salutarci e loro andarono in una direzione mentre io e Lory andammo in unโaltra. Durante il tragitto chiesi con nonchalance a mia sorella se sapesse qualcosa sulla sorella di Giordana e lei mi rispose che non ne sapeva niente se non che Giordana le aveva detto di una sorella che era una bella ragazza che ammirava molto. Tutto quiโ. Dโaltronde, era una compagna nuova e non conosceva molto di lei anche se comunque, le era rimasta subito simpatica e avevano fatto amicizia.
Per tutto il pomeriggio di quella giornata pensai a come poter incontrare di nuovo quella fanciulla e pensai che andare a prendere di nuovo Loredana a scuola sarebbe potuta essere unโottima idea, considerando che la mamma non si era ancora ristabilita del tutto. Immaginai che se lโavessi incontrata di nuovo, nellโattesa che le ragazzine uscissero da scuola, avrei avuto il tempo di stringerci amicizia. Ci provai un solo giorno. Miriam infatti non cโera e nei giorni seguenti mia madre era di nuovo in salute e quindi cercai di non pensarci piuโ. Anche se mi dispiaceva veramente molto non dare un seguito a quella conoscenza.
Trascorse peroโ circa un mese e mezzo quando, allโinizio di novembre accadde un imprevisto. Loredana non era in casa allโora di pranzo ma non chiesi nulla a mia madre percheโ capitava spesso che lei andasse a casa di qualche amica a fare i compiti ma, mentre attendevo il pranzo, sentii mia madre lamentarsi
โ Accidenti, ma dove diavolo ho la testaโ
โ Che cโeโ mamma? Problemi?โ
โ Si tratta di tua zia Emma. Le avevo promesso di farle compagnia dal dottore e mi ero dimenticata di dover andare a prendere Lory a casa di una sua amica. E adesso chi glie lo dice a mia sorella?โ Mia zia Emma, una delle sorelle della mamma, un tipo infatti piuttosto pesante e pressante nei confronti di mia madre ma che a me voleva un gran bene. Cercai insieme a lei di trovare un modo per poterle permettere di svolgere ambedue i compiti ma gli orari erano uguali e sembrava non ci fossero rimedi se non disdire lโappuntamento con la zia, con tutte le conseguenze del caso poi, dโun tratto, il mio cervello si accese di una luce improvvisa. Guardai la mamma e le chiesi
โ Di quale amica si tratta?โ Lei mi osservoโ incuriosita
โ Di cosa, come diavolo si chiama? Quella che cโha il nome strano, di una nazioneโ
โ Giordana?โ chiesi con la voce che si era fatta flebilissima
โ Si esatto. E tu come fai a conoscerla?โ Le spiegai che la incontrai quel giorno di un mese e mezzo prima quando lei aveva la febbre e andai a prendere a scuola Lory e poi, con nonchalance proseguii
โ Se vuoi, proprio per non farti litigare con la zia, potrei andare io a prendere Loryโ
โ Davvero? Sei un tesoro, Davideโ mi disse abbracciandomi. Io un tesoro? Se avesse saputo che a me della zia Emma non me ne importava una beneamata mazza e che lโunico mio pensiero era Miriam, forse non mi avrebbe fatto quel complimento. Se fossi andato a prendere Lory a casa di Giordana avrei avuto ottime probabilitaโ di incontrarla. Si, eโ vero, avevo un esame che mi aspettava tra una quindicina di giorni e ancora parecchie cose da studiare, ma chi se ne importava. Volevo rivederla. Subito dopo pranzo, mi feci una bella doccia e mi vestii con cura senza esagerare. Sarebbe dovuto essere un incontro casuale. Perรฒ indossai i miei jeans migliori, una camicia celeste ed un giubbetto di jeans, attesi pazientemente che si facesse unโora decente e poi, dopo essermi fatto dare lโindirizzo dalla mamma, volai verso casa sua. Suonai alla sua porta con un misto di nervosismo e di tensione e dopo alcuni secondi una donna sulla cinquantina mi venne ad aprire. Aveva un viso ancora bello con i capelli piuttosto corti e biondi ma con la ricrescita piuttosto avanzata ed era nella classica versione casalinga, con ciabatte, un pantalone della tuta e una maglia larga. Mi guardoโ con aria interrogativa
โ Si?โ
โ Ehm, mi scusi signora, sono Davide, il fratello di Lory. Sono venuto a prenderlaโ Il suo volto si apriโ ad un sorriso
โ Il fratello di Lory? Ma certo, entraโ Mi fece accomodare in casa e mi accompagnoโ nel salone. Era una casa pulita, che denotava non certo ricchezza ma molta dignitaโ e attenzione per i particolari. Passammo attraverso una camera dove mia sorella e Giordana erano intente a studiare, se cosiโ si puoโ definire quello che stavano facendo. Come al solito, Lory si dimostroโ molto felice che fossi venuto a prenderla e poi ricomincioโ ad armeggiare sui libri e sul diario che, ci avrei scommesso qualsiasi cosa, conteneva tanti suoi piccoli segreti, oltre alle materie da studiare per il giorno dopo. La donna, che ovviamente era la mamma di Miriam e Giordana, mi fece accomodare su un divano e poi mi chiese il motivo della mancata venuta di mia madre ed io le spiegai la situazioneโ
โ Beh, mi dispiace. Spero che non sia nulla di grave per tua ziaโ
โ Oh no, solo una visita di controllo, credoโ
โ Bene! Vuoi qualcosa da bere?โ
โ Ma no signora, non si disturbiโ
โ Nessun disturbo. Ti va una bella birra fresca?โ
โ Vada per la birra, alloraโ La donna si alzoโ ed io mi guardai intorno. Di Miriam nessuna traccia. Forse stava in inโaltra stanza ma la casa non mi sembrava cosiโ grande. Fu la stessa donna a togliermi la curiositaโ quando riapparve nel salone con la birra in mano
โ Mi dispiace che tu sia venuto troppo presto. Ci vorraโ almeno unโora prima che le bambine finiscano di fare i compiti. Non cโeโ nemmeno lโaltra mia figlia per poterti fare compagnia. Sai, lei sta facendo gli allenamenti a questโora e non verraโ prima di una mezzโora. Vuoi andarti a fare una passeggiata e ritornare fra unโora?โ Risposi che non sapevo dove andare e che se non davo disturbo avrei preferito attendere li ma feci rapidamente i miei calcoli. Se Miriam fosse tornata veramente entro una mezzโora avrei avuto almeno altrettanto tempo a disposizione per poterci parlare ed attesi pazientemente mentre la mamma delle due ragazze mi lascioโ un giornale sportivo del marito, probabilmente assente per lavoro, andandosene poi in cucina per riassettarla. Dunque, il mio occhio non mi aveva ingannato. Era una ragazza che faceva sport. Un altro punto a suo favore. Mi piacevano le ragazze sportive, soprattutto quelle che facevanoโฆโฆNo, ci andremo dopo su questo punto, anche percheโ non credevo affatto che Miriam potesse essere unโatleta di quei determinati sport che tanto adoravo veder esercitare dalle donne. Lessi distrattamente il giornale e il tempo passoโ molto lentamente. Mezzโora era giaโ trascorsa e ogni tanto faceva capolino la mamma di Miriam per chiedermi se volessi qualche altra cosa e finalmente, dopo circa cinquanta minuti, sentii qualcuno suonare alla porta. Era lei, doveva essere lei. Di nuovo il cuore con i battiti accelerati, la sudorazione e la gola secca. Si era lei. La sentii chiacchierare con la madre e poi la vidi entrare nel salone, quasi portata per un braccio dalla mamma. Mi alzai
โ Ciaoโ le dissi semplicemente. Era in tuta e scarpe da ginnastica, semplicissima ma comunque adorabile, con i capelli raccolti e il viso senza nessun accenno di trucco. Non era propriamente il tipo di donna che caratterizzava i miei sogni, sexy, sensuale, con i tacchi alti, ma ero sicuro di non aver mai incontrato unโaltra ragazza che mi piacesse cosiโ tanto. Lei rispose al ciao con un altro ciao e poi sua madre intervenne
โ Senti Miriam, io vado a fare un poโ di spesa per la cena. Fai tu compagnia a Davide. Dai, portalo in camera tua e falle vedere i tuoi premi. Lo sai Davide che mia figlia รจ una campionessa di judo? Eโ campionessa italiana juniores e medaglia dโargento agli europei di categoriaโ Stop! Fermi tutti. Avevo sentito bene? Miriam, quella dolce ragazza che tanto mi piaceva era una campionessa di judo? Una cintura nera, probabilmente? Una ragazza che forse era in grado di stendermi in pochi secondi? Oh si, a quel punto si che il mio cuore andoโ su di giri e la mia testa comincioโ a girare vorticosamente. Si, quella notizia mi mandoโ completamente nel pallone.</ti>Secondo episodio
Cercai con tutte le mie forze di rimanere normale anche se sentivo le voci delle due donne quasi ovattate. Sentivo Miriam che si lamentava con sua madre per avermi appena confessato la cosa e la mamma replicare che non ci vedeva nulla di male e che non capiva percheโ lei, la ragazza, fosse cosiโ restia a dire alla gente che lei era una delle piuโ brave judoka in circolazione in Italia. Andai verso di loro, il cuore ancora completamente in subbuglio e la testa che continuava a girare come una trottola ma cercai di non far trapelare nulla delle mie sensazioni
โ Si, in effetti cosa cโeโ di strano?โ dissi a Miriam cercando un tono normale
โ Ma guarda, non puoi capireโ
โ Beh, me lo spieghi facendomi vedere i tuoi trofei. Ti va?โ Accennoโ di si con la testa senza rispondermi e la seguii dentro la sua stanza che era in effetti tappezzata di sue foto con il kimono o piuโ correttamente con il judogi, la sua cintura nera, trofei vari, la foto che la ritraeva sorridente appena laureatasi campionessa italiana juniores. La guardai
โ E ti vergogni di dire che sei cosiโ brava?โ Lei sbuffoโ e si mise seduta sul suo letto
โ No, non mi vergogno. Eโ che ho proibito ai miei familiari di fare lโelogio continuato delle mia capacitaโ. Mi da fastidio. Io sono molto riservata e non mi piacciono gli elogi in pubblico. E poi voiโฆ..โ
โ Voi chi?โ
โ Voi ragazzi. Se una ragazza vi dice che pratica judo la vedete subito sotto un altro aspetto, quasi come se fosse una marziana mentre io vorrei essere vista solo come una ragazza normaleโ
โ Sei rimasta scottata da qualche idiota?โ Lei spalancoโ gli occhi
โ Come hai fatto a capirlo? Beh si, avevo un interesse per un ragazzo e quando eโ venuto a sapere cioโ che facevo eโ scappato e ancora non si trovaโ Scoppiai a ridere
โ Lโavevo detto io che era un idiota. Ti eโ passata almeno la cotta?โ
โ Ma quale cotta. Mi piaceva un poโ, tutto quiโโ
โ Hai sbagliato. A quello dovevi proprio picchiarloโ Un’altra piccola risata
โ Ma te lโho detto che eโ scappato. Comunque si, forse a quello le mani addosso avrei dovuto metterglieleโ Un attimo di silenzio poi proseguiโ seria โIl judo mi piace, mi da emozioni, mi fa scaricare le tensioni ma molta gente non capisce che eโ soltanto uno sport e che una ragazza che lo pratica non eโ una che vuole picchiare gli altri o che vuole prendere il sopravvento e invece spesso sono additata come una strana, addirittura poco femminile. Ecco percheโ mi da fastidio che si venga a sapereโ
โ Quelli che ti giudicano in questa maniera sono idioti patentati. Tanto per cominciare, hai femminilitaโ da vendere. Quanto ai tuoi genitori, li capisco. Quello eโ il loro modo di essere orgogliosi. Quando si ama si tende a glorificare la persona amata. Io, ad esempio, se avessi una ragazza con le tue capacitaโ me ne vantereiโ
โ Davvero?โ
โ Assolutamente siโ
โ Saraโ cosiโ peroโ io non ci tengo ad essere glorificata solo percheโ sono brava nel judoโ
โ E nemmeno percheโ sei bella, a quanto ho avuto modo di vedereโ
โ Coโฆ.Come? Coโฆ.Cosa vuoi dire, non capiscoโ
โ Che avresti strozzato volentieri tua sorella quando ha detto che sei uno schiantoโ Eccole le guance al pomodoro. Di nuovo rossa per la vergogna
โ Io noโฆEโ cheโฆ. Insomma dai, quale schianto, soprattutto vestita cosiโ. Mi sento tanto un fagottoโ
โ Io ti trovo molto carina. E, come ti ho detto prima, al contrario di quello che pensi anche molto femminile. Anche vestita come un fagottoโ Ancora piuโ rossore. Quella ragazza era timida da morire
โ Grazieโ Riusciโ infine a dire abbassando gli occhi
โ Eโ la veritaโ. A questo punto dovrei farti la classica domandaโ
โ Quale?โ
โ Hai un ragazzo?โ
โ Noโ
โ Ti va di uscire uno di questi giorni?โ
โ Con te?โ
โ Si con me. Non faccio queste domande per conto terziโ Si mise la mano sulla bocca sorridendo e vergognandosi
โ Oddio, scusami. Eโ che sono un poโ confusa. Si, mi piacerebbe ma sono molto impegnataโ
โ Un ritaglio di tempo? Un ritaglio piccolo piccolo? Magari sabato sera?โ
โ Oh no. Sabato sera ho un impegnoโ
โ Uno spasimante?โ chiesi preoccupato
โ Ma no. Venerdiโ parto per Gand, in Belgio con la Nazionale juniores. Dobbiamo fare un quadrangolare con Belgio, Olanda e Francia. Ti giuro che mi piacerebbe, maโฆ.
โ Capisco. Allora dammi il numero di telefono. Appena torni ti faccio uno squillo. Sempre se non disturboโ
โ Ma no, quale disturbo. Il fatto eโ che ho orari molto particolari. Dovresti telefonarmi la sera, dalle venti in poi. Domenica sera dovrei essere di ritorno e quindi da lunediโ dovrei essere in casa verso quellโoraโ
โ Dโaccordo. Allora ti telefono lunediโ seraโ
โ Va bene. E tu invece, ce lโhai la ragazza?โ mi chiese infine con un filo di voce
โ No, non ce lโhoโ risposi francamente. La mia ultima avventura risaliva infatti ormai allโestate appena terminata. Cercai intanto di capire le sue reazioni alla mia risposta e mi parve di vedere un lieve sorriso tra le pieghe della sua bocca. O forse era soltanto la mia voglia smisurata di sperare di interessarle?
โ Ahโ mi rispose comunque la ragazza
โ Allora mi raccomando, cerca di vincere il quadrangolareโ Ancora una risata da parte sua
โ E mica posso vincerlo da sola. Io al massimo posso vincere il concorso nella mia categoria ma per vincere il quadrangolare debbono ben figurare anche le mie compagne. Comunque siamo favorite anche se le francesi sono molto forti e nel mio peso ce nโeโ una che ha una cattiveria agonistica che non ti dicoโ
โ E tu non sei cattiva? Agonisticamente intendoโ
โ Eโ proprio quello che mi manca. Il mio allenatore dice che sono bravissima ma che mi manca appunto quella cattiveria. E anche un poโ di concentrazione. Non so cosa mi prende, a volte. Vado nel pallone, mi distraggo e perdo combattimenti che potrei vincere ad occhi chiusiโ Facemmo in tempo a scambiarci i nostri numeri di telefono che irruppero come furie le nostre sorelline. La mia si piazzoโ sulle mie ginocchia e si strinse a me come un boa constrictor con le sue mani sul collo. Per fortuna, da grande ha abbandonato questo suo modo di dimostrarmi il suo affetto, ma allโepoca quellโatteggiamento mi metteva non poco in imbarazzo. Ad ogni modo, tra i sorrisi di Miriam e di sua sorella, tornai a casa insieme a Lory felice e contento. Ero riuscito ad agganciarla ed il piuโ era fatto. Ora dovevo solo sperare che quellโinteresse nei miei confronti che avevo piuโ volte percepito fosse reale e non dovuto alla mia immaginazione. Percheโ Miriam mi interessava come mai mi era interessata una ragazza.
Finalmente arrivoโ quel lunediโ. Attesi spasmodicamente che arrivasse lโora di cena e poi, alle venti in punto, le telefonai. E no, ancora non cโerano i telefoni cellulari e si doveva telefonare per forza a casa. O meglio, giaโ da un paio di anni se ne vedevano qualcuno in giro ma erano grossi e pesanti come mattoni e costavano un occhio della testa e per fare una semplice telefonata ci voleva un mutuo. Ovvio che uno studente di ventโanni non si poteva permettere quello che era considerato un vero e proprio status symbol e quindi rimaneva soltanto il vecchio e caro apparecchio telefonico casalingo oppure le schede telefoniche prepagate. Ma sto divagando. In fondo, cosa ve ne frega di come mi misi in contatto con Miriam? Lโimportante che sappiate che lei rispose quasi immediatamente. Oh no, non vi racconto dettagliatamente quella telefonata e nemmeno quelle che seguirono. Per la maggior parte del tempo parlammo di cose inutili, di quegli argomenti sciocchi che possono raccontarsi due ragazzi che si conoscono appena. Parlammo peroโ anche di cose interessanti, a cominciare da quel quadrangolare che lโItalia vinse anche grazie alla sua bravura addirittura con tre ippon consecutivi rifilati alla belga, allโolandese ed anche alla francesina che alla vigilia lei tanto temeva. Ma parlammo anche di me, dei miei progetti e poi di lei, dei nostri amici, dei nostri passatempi. Unโora al giorno per cinque giorni, tra la disperazione di mia madre che mi diceva che la cena era pronta, lโira di mio padre che diceva che ero un maleducato e le grida di mia sorella che invece voleva il telefono per telefonare alle sue amichette. Mi piaceva parlare con lei e ci sarei rimasto per chissร quanto. Mi piaceva la sua voce, mi piaceva quello scambiarci tutte quelle confidenze anche se eravamo ancora degli sconosciuti lโun per lโaltra e le 23 ore che mi separavano dalla telefonata seguente erano veramente interminabili. Ma arrivoโ il venerdiโ sera. Inutile sottolineare come le avessi chiesto se lei fosse disponibile ad uscire anche le sere in mezzo alla settimana ma avevo ricevuto un bel diniego. La sera era troppo stanca, dopo il liceo, i duri allenamenti ai quali si sottoponeva e spesso aveva ancora da studiare e da terminare i compiti. Ma venerdiโ sera mi disse che avrebbe accettato volentieri di uscire con me giaโ dal pomeriggio del giorno seguente ed io, quando riattaccai la cornetta, fui nel panico. Dove portarla? Beh, durante il pomeriggio sicuramente ad un bar a prenderci qualcosa, ma la sera? Non mi sembrava un tipo da discoteca e stavo decidendo tra una pizza oppure un cinema. Sicuramente era da escludere che la portassi in mezzo ai miei amici. Volevo stare da solo con lei e possibilmente cogliere lโoccasione per provarci. Provarciโฆ..che brutto termine per una ragazza che mi stava facendo battere il cuore. Volevo insomma fare in modo di trovare il momento giusto per baciarla e farla diventare la mia ragazza. Cosa piuttosto normale per due ragazzi della nostra etaโ. Ma allora, percheโ se era una cosa normalissima lโappuntamento che avevo preso con lei, io ero nel pallone? Non era certo la prima volta che prendevo un appuntamento con una ragazza. E allora percheโ? Percheโ mi piaceva tantissimo e forse ne ero giaโ innamorato? Forse, ma non era solo per quello e cโerano altri motivi alla base di quello che stavo provando. Ed il motivo era che io non ero proprio quello che sembravo e che gli altri conoscevano. Chi era dunque quel ragazzo che faticoโ enormemente nel prendere sonno quel venerdiโ sera? Chi ero io esattamente? Eh si, credo che a questo punto sia doverosa una spiegazione. E allora lasciamo in stand by anche quellโappuntamento e passo a spiegarvi tutto dettagliatamente.
Ero un ragazzo normalissimo, almeno apparentemente. Fisicamente potevo considerarmi piuโ che discreto. Alto nella media, un metro e 78 centimetri, corporatura media con due belle spalle larghe, viso dai lineamenti regolari, con un naso forse un poโ piuโ largo della media ma con un sorriso franco e sincero. Portavo i capelli molto corti avendoli ricci e ribelli ed erano comunque di un bel nero corvino. Insomma, un ragazzo piacente ma non certo un adone dinanzi al quale le ragazze si strappavano i capelli, malgrado mia sorella Lory mi vedesse piuโ bello di un divo del cinema. Ma, pur non strappandosi i capelli, con il gentil sesso potevo considerarmi fortunato. Beh, modestia a parte, un poโ ci sapevo fare. Ero simpatico, brillante, sapevo conversare e soprattutto ascoltare, cosa che alle ragazze non pareva vero e difficilmente rimanevo senza una gentil donzella al mio fianco. Anche con gli amici non andava affatto male. Ne avevo tanti anche se quelli del cuore erano i soliti tre fin dai tempi delle elementari. Ed in piuโ ero un ottimo giocatore di calcio. Beh, forse proprio ottimo non ero. Diciamo che avevo grinta da vendere, quattro polmoni e se avessi avuto anche i piedi drittiโฆโฆBah, lasciamo stare. Ad ogni modo, giocavo come centrocampista, la mia personale vita da mediano ma con buoni risultati, nel campionato di Eccellenza dove avevo persino un rimborso spese, soldini che mi facevano comodo considerando che, a parte la paghetta che ancora mi dava mio padre, era lโunica entrata di cui disponevo se volevo uscire la sera. Dโaltronde, ero uno studente universitario, mica un lavoratore.
Ma, accanto a questo campionario di normalitaโ, si celava il mio lato oscuro. Curiosi? Ma si, tanto lo so che avete capito da un bel pezzo. Ebbene, mi piacevano le donne forti e dominanti. Forti in che senso, direte voi? Forti fisicamente, tanto per cominciare, in grado di stendere un uomo con facilitaโ e siccome sapevo perfettamente che la cosa era alquanto complicata considerando la disparitaโ di forza esistente tra uomo e donna, avevo individuato in quelle che praticavano arti marziali il mio ideale di femmina, calcolando che, grazie ai loro allenamenti, potevano essere in grado di sconfiggere un maschio di dimensioni medie. Ma mi piacevano anche forti psicologicamente capaci di prendere il potere nellโambito di un eventuale rapporto e di dirigere quel rapporto a loro piacimento considerando anche la loro superioritaโ fisica. Naturalmente, allโepoca non avevo idea di cosa fosse il femdom, la dominazione e tutte quelle pratiche che fanno parte di quel tipo di vita e quel desiderio era sgorgato spontaneamente dentro di me. Non avevo avuto infatti nessuna persona che mi avesse indirizzato verso quelle strane tendenze. Neโ una zia, neโ una cugina, nessuno. Tutti quelli che conoscevo erano di una normalitaโ quasi maniacale.
Come me ne accorsi? Nella maniera piuโ banale. Guardando un film di kung-fu addirittura in etaโ preadolescenziale quando, nel vedere lโeroina che picchiava senza pietaโ un numero imprecisato di uomini, il mio pisellino da dodicenne inizioโ senza apparente motivo la scalata verso lโalto fino a bagnarmi completamente gli slip. Ora, a dir la veritaโ, alcuni ricordi sono confusi e non rammento bene cosa accadde di preciso in quel periodo. Mi ricordo peroโ che non feci un dramma per quella scoperta anche percheโ poco tempo dopo mi resi conto che accanto a questa mia strana sessualitaโ ne possedevo unโaltra completamente nella norma e che mi bastava fare un ballo lento con una mia coetanea per avercelo dritto. Certo, proprio normale non ero considerando che intorno ai 14 anni i miei amici si portavano al bagno i giornali con le donne nude per farsi un nugolo di seghe mentre io mi portavo i fumetti dove cโera un eroina spacca tutto per effettuare la medesima cosa. Ce lโavete presenti i fumetti con Batgirl, Catwoman, Black Widow oppure quelli semi erotici con Satanik? Si loro. Li raccattavo tra le rivendite di fumetti usati comprandoli o scambiandoli e, vedendo le loro gesta e le loro imprese, soprattutto quelle in cui le davano di santa ragione agli uomini, per me diventavano magicamente il massimo dellโeros. Col passare del tempo riuscii ad affinare sempre piuโ quelle strane sensazioni. Andavo sempre in estasi per le donne forti ma mi facevano impazzire anche quelle autoritarie. Mi piaceva e mi eccitava quando vedevo una donna dare un qualsiasi ordine al proprio uomo, quando le vedevo altere, sicure della propria bellezza e femminilitaโ e addirittura superiori dal punto di vista intellettuale. Insomma, mi piaceva per caso essere picchiato da una ragazza bella e intelligente?
No, per niente. Non mi sarebbe mai piaciuto essere picchiato a sangue, tanto per cominciare. Io mi immaginavo una ragazza che mi desse ordini, che mi obbligasse a fare tutto cioโ che lei voleva, magari usando la sua forza fisica senza peroโ dovermi massacrare di botte ma usando questa superioritaโ soltanto per incutermi timore ed io sognavo di servirla quella donna, di mettermi completamente nelle sue mani, di tremare per un suo sguardo e di accettarla come Capo Supremo. Peroโ non amavo affatto il dolore che tolleravo nella media. Ovviamente, per avere tutto questo da me, la donna in questione se lo doveva meritare. E mica mi sarei sottomesso di fronte alla prima stronzetta che mi capitava. In che modo una ragazza avrebbe dunque dovuto meritare la mia sottomissione? Essendo appunto superiore a me a cominciare proprio dalla forza fisica o comunque in grado di potermi sconfiggere, per finire poi a quello psicologico, meritando quindi di essere il capo nellโambito del nostro rapporto. E si, percheโ una cosa del genere lโavrei accettata solo allโinterno di un rapporto duraturo con una ragazza che amavo e che mi amava. Quindi, niente percosse violente, frustate o cose del genere, ma uno sguardo che mi ricordasse chi comandava e al limite un paio di schiaffi ben dati accompagnati da qualche mossa di una qualunque arte marziale, una presa, una leva, un tentativo di strangolamento, tutto per ricordarmi che a comandare era lei, ma pronta poi, quando io mi sarei inginocchiato di fronte a lei per chiederle scusa, a perdonarmi, a baciarmi e poi a fare lโamore in modo appassionato e dominante. Complicato, vero? E si, mi sono sempre definito un sottomesso difficile anche percheโ non avevo feticismi, piedi da adorare, scarpe da leccare o pratiche estreme che avrei adorato fare. Farmi pisciare addosso? Per caritaโ di Dio. Mai e poi mai. Farmi legare? E percheโ mai? Per me essere dominato da una donna era solo e soltanto una questione di forza fisica. Lei eโ piuโ forte di me? Bene, allora merita di essere la mia padrona, o meglio, la mia donna dominante. Tantomeno, avevo poi la tendenza a volermi sottomettere ad una ragazza che non fosse il mio tipo fisicamente. Ah no. Io la volevo bella o almeno che mi piacesse. Il mio ideale sarebbe stata una ragazza molto alta anche se allโinizio non capivo il motivo di questa mania e solo poco prima dei ventโanni, ovvero poco prima di incontrare Miriam, mi resi conto che vedere una donna alta metteva soggezione e rendeva quindi piuโ facile una mia eventuale sottomissione. Insomma, la mia ragazza ideale, oltre ad essere una campionessa di arti marziali doveva essere autoritaria, decidere qualunque cosa ed eventualmente punirmi se io avessi avuto lโardire di disobbedirle. Punirmi in qualsiasi maniera lei avesse ritenuto, in modo che in seguito non mi sarei piuโ azzardato a fare o dire qualcosa che lei non avesse voluto che io facessi o dicessi.
A dir la veritaโ, un feticismo ce lโavevo anche io ma non credevo nemmeno potesse considerarsi tale. Amavo vedere quella donna, quella ragazza forte e autoritaria, sicura e dominante, in abiti molto particolari. Me la immaginavo in tacchi alti, possibilmente a spillo, pantaloni aderentissimi o gonna cortissima e seno in bella vista, con gli altri maschi a guardare lei con desiderio e me con invidia. Non sapevo nemmeno che quel tipo di abbigliamento si chiamasse fetish e quel tessuto lattice, ma sapevo che vedere una donna inguainata in un simile abbigliamento mi eccitava, ma credevo anche che fosse soltanto un semplice desiderio maschile, senza sapere che spesso fetish e dominazione vanno di pari passo. Ma la cosa strana stava nel fatto che, malgrado questi miei desideri segreti, queste mie eccitazioni continue al solo pensare di avere una ragazza del genere al mio fianco, i rapporti che avevo avuto fino a quel momento erano stati tuttโaltro che sottomessi. Mi veniva addirittura spontaneo prendere il comando ed essere io a prendere le decisioni con le ragazze che in quegli anni si erano alternate al mio fianco. Forse percheโ mi vergognavo di quelle mie strane sensazioni e volevo comportarmi esattamente allโopposto di come mi sentivo. E ancora piuโ strano era che tutte quelle ragazze ne erano state felici, contente che il loro boy friend fosse un vero maschio e piuโ io diventavo autoritario piuโ loro diventavano docili e accondiscendenti. Pazzesco. Talmente pazzesco che mi scoprivo a pensare che in fondo io cercavo proprio un rapporto del genere, visto dalla parte femminile ovviamente, in un classico scambio dei ruoli portato peroโ allโeccesso, con qualche esagerazione come ad esempio gli schiaffi di cui parlavo prima. Insomma, desideravo un ruolo femminile in quella relazione dei miei sogni, con lei a detenere il comando, proprio come io facevo nella vita vera, proteggendomi addirittura, ed io sarei stato orgoglioso della sua superioritaโ. Inutile sottolineare come questo scambio dei ruoli non sottintendesse il sesso che amavo invece fare in modo abbastanza tradizionale, con inventiva ma rispettando i ruoli predestinati, almeno per quanto riguardava lโatto vero e proprio. Ma nei preliminari ed in tutto il resto la mia immaginazione spaziava e sognavo che la solita ragazza dominante quasi mi obbligasse a fare lโamore, prendendo lei lโiniziativa e gestendo lโeventuale atto sessuale, facendo gesti e dicendo frasi che di solito appartengono agli uomini. Che tipo di frasi? Quelle che di solito fanno parte del campionario degli uomini duri e che io avrei amato fossero rivolte a me dalla mia immaginaria ragazza dura e dominante.
Riassumendo, alla vigilia di quellโappuntamento con Miriam, avevo in mente, ben precisa, la figura della ragazza della quale mi sarei innamorato perdutamente e che mi avrebbe dovuto dominare. La prima imprescindibile caratteristica era la sua forza fisica o comunque la sua abilitaโ. Doveva essere piuโ forte di me ed in grado di sopraffarmi. Non sarei riuscito a sottomettermi ad una donna sapendo che se mi fossi incazzato avrei potuto rigirarle la testa con uno schiaffo. La seconda caratteristica era il saper comandare, saper prendere le decisioni, la sicurezza, il saper dare ordini, insomma tutte quelle peculiaritaโ che tramutano una donna normale in una dominatrice. La terza caratteristica era la bellezza, il fascino, la sensualitaโ, tutte cose che fanno perdere la trebisonda a qualunque maschio, anche a quelli che non hanno caratteristiche sottomesse. Molte donne dominano con la propria sensualitaโ e sottomettono uomini anche solo con la loro bellezza e la mia eventuale padrona avrebbe dovuto possedere anche queste qualitaโ, aiutandosi con un abbigliamento forse sopra le righe ma estremamente sexy.
Ecco, ero fatto cosiโ, complicato e particolare, con desideri quasi impossibili da realizzare. Ma ve lโimmaginate una ragazza bellissima e sexy, dotata di forza fisica superiore a quella di un uomo o comunque abile nelle arti marziali tanto da poterlo sconfiggere facilmente? Ve lโimmaginate la stessa ragazza comandare il suo uomo a bacchetta, prenderlo a schiaffi e punirlo, costringerlo ad inginocchiarsi al suo cospetto? Ve lโimmaginate? Bene! E ammesso e non concesso che una femmina del genere potesse esistere, quando mai avrebbe anche potuto amare quellโuomo? Lo sapevo perfettamente che era una cosa ai limiti dellโimpossibile. Il contrario puoโ accadere. Molte donne si sottomettono volentieri al proprio uomo, orgogliose che sia un vero macho rude e forte, snobbando invece quelli gentili, seri ed educati. Figuriamoci quelli sottomessi. Certo, probabilmente cโerano dei rapporti dove le donne avevano il comando ma altrettanto probabilmente si trattava di rapporti in cui le donne approfittavano della debolezza psicologica dei loro compagni per sfruttarli e tradirli. Altro che amarli. Mi ero fatto lโidea che soltanto in un caso ci potesse essere totale condivisione e amore insieme alla dominazione femminile ed era da ricercare in quei rapporti dove ci si confidava oppure in quelli in cui, pian piano la donna prende coscienza del proprio potere sullโuomo con cui ha giaโ una relazione, un uomo che ha amato in passato e al quale continua a voler bene. Ecco, era proprio questo cioโ che avevo in testa in quel periodo. La confusione mentale di un ragazzo di poco piuโ di ventโanni su quellโargomento cosiโ delicato era enorme ed io, pur con tutte le mie certezze, conoscevo ben poco della realtaโ del femdom. Ma Miriam aveva le caratteristiche piuโ importanti e piuโ difficili da trovare essendo probabilmente piuโ forte di me ed in grado di battermi, cosiโ almeno mi veniva da pensare considerando il suo curriculum sportivo ed in piuโ era una bella ragazza anche se molto semplice e tuttโaltro che sensuale. Certo, per quel poco che lโavevo conosciuta, si era dimostrata anche ben poco dominante ed anzi, era sembrata addirittura timida, facile a diventare rossa in faccia e poco sicura dei propri mezzi, cosa abbastanza strana percheโ le ragazze carine come lei di solito se la tiravano alla grande. Peroโ mi dicevo anche che forse era il fatto che non ci conoscevamo, forse la paura di passare per una che si vantava e che con le maniere giuste, se lโindomani fossi riuscito a farla diventare la mia ragazza, avrei potuto farla diventare anche la ragazza dei miei desideri aiutandola a tirar fuori il suo lato piuโ autoritario che sicuramente doveva essere celato in qualche angolo del suo essere, plasmando in questo modo il suo carattere. Ed ora potete capire percheโ io fossi cosiโ teso alla vigilia di quellโincontro? Si, penso proprio che possiate capirlo perfettamente.
Nessuna risposta
Accedi per rispondere